| A Torino “La settimana dell’aforisma”. In questa cornice, presso la Biblioteca Civica di Torino, è stato presentato anche il libro di aforismi e pensieri del salentino Enrico Fattizzo dal titolo “Il suono delle schegge” (Aletti Editore)
Frammenti. Aforismi. Pensieri in una sintesi essenziale. Micronarrazioni che racchiudono significati sostanziali. Si potrebbe forse definire così il libro di Enr
ico Fattizzo intitolato “Il suono delle schegge”, edito da Aletti.
Il titolo è carico di senso.
La scheggia è un frammento irregolare staccato da una materia dura e frangibile. Un frammento tagliente, acuminato.
Questi frammenti si staccano da un pensiero organico, coerente, coeso. Diventano taglienti, acuminati, attraverso una osservazione costante e sistematica, attraverso una riflessione approfondita dei fatti, dei fenomeni, delle storie di ogni giorno o dei dubbi che coinvolgono l’uomo o sui quali l’uomo si interroga dai tempi di Adamo. Che non possono avere risposte, soluzioni valide per tutti, in ogni tempo, in ogni luogo. Anzi, si ripropongono continuamente, spesso in modo più complesso, complicato. In questi dubbi, in queste tematiche, in queste problematiche, Fattizzo sprofonda, scava, cercando di diradare il fumo del luogo comune, dell’opinione abusata, di sbrogliare la matassa semantica. Si tende alla ricerca della montaliana maglia rotta nella rete perché sa perfettamente che è in quella smagliatura il lievito del significato. Analizza. Compara, dimostrando che ogni significato è comunque provvisorio, relativo all’intreccio dell’esistere di ciascuno. Scrive Fattizzo: “Solo l’uomo che smantella continuamente il suo sistema di convincimenti, fino a creare una tabula rasa, non avrà sorprese dalla vita”.
Per Fattizzo la frammentarietà è un metodo che intende rappresentare la diversità e la complessità dei processi di pensiero e, al tempo stesso, i suoi nuclei originali, quelli che talvolta chiamiamo ossessioni. Il motivo o il movente di queste ossessioni è l’ansia di comprendere i sensi delle cose che da sempre sfuggono a un pensiero organico e sistematico e che talvolta invece si lasciano avvicinare da una percezione o da un’emozione. Cioè da una condizione che riesce a contemperare la dimensione logica-razionale con quella senso-percettiva.
Questi schizzi di pensiero, dice l’autore, nell’introduzione, possono essere definiti “come un specchio delle emozioni che la vita regala. Emozioni che vengono introiettate, elaborate, vivisezionate, analizzate, modellate e trasposte su un foglio bianco avido e accogliente”.
Forse si potrebbe dire, dunque, che nel processo di elaborazione di Fattizzo in principio non è il Verbo ma un’emozione. Il Verbo è in una conclusione – la scrittura – che dà una motivazione – o comunque una giustificazione – al principio. Come dire: si sente e si pensa solo per avere l’occasione per scrivere la sensazione e il pensiero. Il che davvero non è poco.
(Articolo di Antonio Errico, Nuovo Quotidiano di Puglia, edizione di Lecce, del 21 ottobre 2012)
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