| Duccio,
poeti si nasce o si diventa? Io non so se tu sia nato poeta; ma è molto più probabile che tu ti sia dedicato, e con amore, alla poesia, maturando nei lunghi anni, attraverso le gioie e i dolori, un approfondimento della ispirazione e un arricchimento della espressione.
Infatti leggendo i tuoi scritti, caratterizzati sempre da un riserbo sentimentale, che è spia di un apprezzabile pudore, si nota come nel corso di più che cinquant’anni attraverso gli accenti, le rime, gli echi, le immagini hai comunicato i tuoi sentimenti e le tue esperienze, creando così l’incontro con l’altro, l’intesa con il fruitore della tua creazione.
Hai "fatto poesia": POETA è infatti colui che fa (poiein in greco significa “fare”).
D’altra parte bisogna sottolineare come l’evoluzione della tua poesia non procede sempre in successione col passare degli anni, se è vero che già nel ‘53 scrivevi versi come “I1 patto”:
"Io di questo non ho mai dubitato,
dell’immenso amore di Dio per il creato".
Parole semplici ma che sembrano quasi una “summa” della dottrina cristiana; mentre poi ,nel ‘65 dedicavi a “Roberta” una filastrocca, un gioco, che è uno scherzo, pieno tuttavia di dolcezza e di echi fiabeschi:
"La mia bimba è una stellina,
è biondina ... e birichina...
sembra proprio farfallina".
I1 tema ricorrente di questi numerosi componimenti, che tu stesso hai definito “frammenti di pensiero screziati di rosa” e che potrebbero apparire scollegati per il variare continuo tra toni più profondi e severi, a volte financo drammatici, e immagini più liete e festose, forse anche più fanciullesche, il tema, dicevo, che dà senso e unita a tutta le espressioni poetiche qui raccolte, è l’ amore, cantato nei suoi infiniti aspetti ,dall’amore per la moglie (Alla mia donna, La mia Aida) e la nipotina (A Rita), all’amore per la figlia ( A Roberta), per gli amici (Il caro amico, l’amico d’infanzia), i bimbi ( I bimbi, I1 mio bambino) e per gli uomini tutti, visti come fratelli ( Fraternità).
E infine anche per te stesso (e mi pare giusto!), quando con una simpatica e inattesa autoironia confessi.
“Vorrei essere atletico per farmi amare,
vorrei essere bello per farmi desiderare!”
L’amore infine è cantato anche come nostalgia del paese natale ,come ammirazione e godimento infinito per le bellezze della natura: Ischia, Salerno, il Vesuvio, e infine Roma, cantata nella primavera assolata, nell’azzurro limpido dell’inverno, nell’arcobaleno dei tramonti.
Ma l’amore più grande, che dà un tono mistico, meditativo e spirituale a molti dei versi, che sono chiave di lettura di sentimenti ed emozioni più intime e riservate, è quello per Maria, la Madre celeste a cui chiedi sollievo e pietà (Madonna di Montevergine, Preghiera dell’Ave Maria):
“È il mondo che canta, sommesso devoto,
la dolce preghiera che canta ogni sera:
è il saluto del giorno che muore
e l’ardita speranza di un giorno migliore”.
Maria Aurora Tallarico
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