| “La luna oltre la grata”- Liliana Arena (Aletti Editore)
Sommergendomi,
nelle metafore che fiatano per se stesse sfogliando un Io e una Luna tra le frontiere di un “Oceano” e una “Grata” che trasfonda cercando di raggiungere al di là di ogni cosa risvegliando e rinascendo nel passaggio da un processo a un altro di conoscenza del Sé, un raggiungere della compiutezza nei percorsi senza fine della vita attraverso “La luna oltre la grata” come in,
“Ferma il tempo”
/… fammi sfogliare/altre lune/tra pagine bianche./Ferma il tempo/fammi viaggiare/nel silenzio/di nuove parole/Ferma il tempo/tra le mie mani/in un limbo/di gocce d’inchiostro/tra ombre di carta/fatte di oltre./
Risvegliando,
sentimenti e ricordi tra circostanze lontane e vicine di mondi equidistanti, i frutti di un episodio inumano che smembrava un’anima. L’amore e l’odio nell’Uno totale, un essere indifeso, un figlio strappato, una madre desolata, una terra distrutta.
Mi sono ritrovata nel tuo oceano con la mia Luna piena che ricercava delle risposte e guardando oltre la grata con la tua Luna che illuminava la mia. Un messaggio nelle dicotomie con la sofferenza del trapassare le frontiere.
In
“Ciò che è vano” trovando la verità /Regna il senso di ragione/omicida dell’istinto/padrona di un inconscio/prigioniero di sovrastrutture./Vana l’essenza delle cose/offuscata di postulati/concepiti di potere./ma vanificato il sublime/impregnati di mediocrità/ci ritroviamo a fronteggiare/le colonne d’Ercole/per un pugno di mosche./
e nella
“Luna oltre la grata” Possa/oltraggiare il vento/l’eco del dolore./Sostare la luce/su pelle schiaffeggiata./Morire l’arsura/su labbra prosciugate./Danzare il mare sotto piedi randagi./Gioire la mano/con coriandoli di cielo./Agire il pensiero/oltre la grata sterile./Possa librarsi l’anima /all’incanto della luna./
Un volo tra l’altro nella rinascita Come araba fenice …/ sempre risorgendo dopo aver sfiorato il fondo delle ferite ancora aperte di un passaggio duro e desolato, come i deserti di terre lontane tra tempeste di sabbia che imbottiscono la visione fermando il camminare come nel volo in un “Cielo in frantumi” … /Nessun uomo/cammina sotto un cielo/ridotto in mille schegge/che trafiggono il cuore,/racchiuse in un scrigno/che io volevo aprire,/per poter liberare/da quel suo profondo male./Solo pezzi di uno specchio/senza immagine/ormai rotto./Solo tagli sulle mani/e ferite sotto i piedi/di un cammino ormai spezzato,/senza ali e interrotto./…
E con l’
“Indifferenza” …/Un brivido di freddo/il mio padrone/come lama di rasoio/ scalfisce la pelle./Eco di passi/tra la folla senza volto/persino l’odio odora la vita/Assenza/con sembianze di morte/…
ma,
in “Ancora, spero” un’asserzione lancinante di realtà …/E tu che hai dato scettro ai faraoni/fatti da parte o farti portavoce/dei nostri silenziosi passi/per innalzare ancora inni di pace./
Raffigurando in “Le lacrime del silenzio” …/tra due vissuti/parlano assenza/vuoto che consuma/emozioni negate./Prigionieri/di corpi inariditi/senza più occhi/per guardare lune./Non incanta più/l’arcobaleno della vita./
Cercando, guardando e raggiungendo La luna oltre la grata in un canto di speranza la fenice risorgendo, lo specchio aggiustandosi, i desaparecidos richiamando in vita, la luna riapparendo con i coriandoli intorno, bambagie colorate che la consoleranno quando “Verrà quel giorno” …/Verrà quel giorno!/… Il buio sarà lontano/
E
/pianteremo nuova vite …/
Carolina Navarro
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