| “Il delitto della masseria” di Giovanni Casaura, Aletti Editore, dicembre 2009
Recensione di Aldo Cervo
L’ambientazione del romanzo Il delitto della masseria (secondo di una trilogia ciclica preannunciata dall’autore), benché abbia in Ruviano l’unità di luogo di prevalenza, si può tranquillamente estendere a tutto il Medio Volturno, con delle rapide “escursioni” anche in realtà socioculturali d’altri continenti (come la parentesi canadese). La vicenda dominante intorno alla quale si avviluppano le sequenze narrative del testo è quella di Onofrio Domusuro, un ruvianese migrato e vissuto nel Nord, il quale tornato, a seguito di un importante lascito, a dimorare in Ruviano, impegna tempo e danaro a salvare - non senza personale rischio - dall’ergastolo cui è stato condannato, un giovane, tal Francesco Leucio, ritenuto con troppa leggerezza dal tribunale che lo ha processato colpevole di un misfatto non compiuto: l’assassinio della fidanzata Annamaria Martino.
Alla costruzione del narrato, che si muove tra realismo e opzioni per il verosimile, concorre un cospicuo flusso di storie minori, alcune delle quali minori solo apparentemente. E mi riferisco a quelle amorose, nel cui determinarsi la delicatezza dei sentimenti e la sobrietà descrittiva non lasciano mai spazio per rappresentazioni di gratuita volgarità.
Il romanzo è per l’autore occasione - voluta - di far rivivere aspetti di una civiltà rurale trascorsa, demolita purtroppo dalla inesorabilità della tecnologia e del consumismo. Accade così di imbattersi tra i capitoli - quasi tutti brevi e fruibili - in serenate per giovani coppie appena convolate a nozze o in procinto di farlo, in folcloristiche danze beneaugurali, in sontuosi banchetti di campagna, ricchi di specialità culinarie davvero caserecce, la cui preparazione fu nelle epoche passate momento, oltre che di impegno vigile, di viva e gratificante creatività. Ed ancora ci si imbatte in riti agresti come l’autunnale vendemmia, le canore mietiture, e le trebbiature festanti nelle aie assolate e polverose delle torride estati del sud.
I personaggi che animano i percorsi narrativi non si contano, e vanno - per dire - dal farmacista al parroco del paese, dal bracciante all’avvocato, dal maresciallo dei carabinieri al pescatore, dalla donna di casa alla intellettuale professionista, e via di tal passo fino a rasentare i limiti della coralità, come in talune situazioni dove è l’intera comunità a farsi protagonista. Essi - i personaggi dico - per quanto identificabili (almeno taluni) in persone realmente esistite veicolano tuttavia una significanza universale che li emancipa dagli angusti limiti anagrafici, facendone simboli di un’epoca, di un’etnografia, di una cultura.
Il lavoro del Casaura esibisce un disegno architettonico ben strutturato, che non lascia cogliere sbilanciamenti, disequilibri, inutili digressioni. Si avvale inoltre di un ritmo sostenuto. vivace accattivante rimesso com’è a un impianto sintattico e ad una selettività lessicale del tutto privi di punti deboli, di incrinature.
Il tutto credo legittimi la giusta collocazione de Il delitto della masseria nel variegato panorama della narrativa contemporanea.
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