| L’ETRURIA, CULTURA, 15 Febbraio 2009
Alfagemo
Un incontro casuale, un affare concluso con soddisfazione per entrambi e quindi una frettolosa conoscenza, non mi hanno impedito di apprezzare l’intelligenza e la simpatia di Marzio Mori, l’autore di “Alfagemo” ( Aletti Editore, Villalba di Guidonia, 2008 ) il libro che mi appresto a recensire. Quando ho ricevuto il sottile testo, circa 80 pagine, ero sicuro di cavarmela in un pomeriggio, al massimo due, tra lettura e recensione, ma avevo fatto male i miei calcoli. Infatti, mi sono tornate alla memoria le parole di Marzio, proprio mentre ci salutavamo:”Vedrai che in una settimana ce la fai a leggerlo” e io pensai che forse mi sottovalutava. Invece aveva proprio ragione! Si tratta di un testo molto complesso, ricco di riferimenti filosofici, religiosi, artistici, esoterici, alchimistici e, soprattutto, autobiografici. Il tutto condensato in poche ma intense pagine, nelle quali l’autore dimostra di avere una buona conoscenza di molte lingue e di possedere un lessico colto ma d’impatto e una rara capacità di coinvolgere il lettore nelle sue difficile e dotte citazioni, che però non sono mai inserite a sproposito o per impreziosire il discorso. Dunque un florilegio autobiografico che ci fa intravedere la parte più intima della sua anima e Marzio, con grande coraggio mette a nudo limiti, tristezze e dolorosi ricordi, ma anche gioie, successi e speranze dell’intera sua esistenza. Bambino, poi uomo e artista impaziente di conoscere e sapere, Marzio Mori è il risultato evidente della cultura cosmopolita che gli hanno trasmesso i genitori e dell’esperienza che si è fatto da solo partendo dal Sud africa, passando per Roma, monza, Imperia, Milano, Tuoro, ecc. fino ad arrivare nella nostra Cortona. Molto interessanti e degne di maggiori approfondimenti sono le numerose e originali citazioni: Voltaire, Hesse, Ahmad Al-Alawi, Leopardi, Trilussa, Orazio, Cardarelli, Dante, Tommaso d’Aquino, Antico Testamento con il suo prediletto Cantico dei Cantici. Di solito mi occupo di storia, ma questa volta, pur con ovvie e numerose difficoltà, è stato avvincente leggere e dipanare il fil rouge che attraversa l’intero libro di marzio Mori, una ricerca costante, pericolosa e travagliata della ragione, se mai ne esiste una, della vita, della morte, dell’amore. Voglio concludere con queste suggestive parole tratte dal Cantico dei Cantici, prima la promessa della sposa “ Alle nostre porte ho serbato per t,e mio diletto, ogni tipo di frutta, vecchia e nuova. Vieni mio diletto, usciamo nei campi, vediamo se i fiori hanno generato i frutti, se è fiorito il melograno, là ti darò il mio seno” e poi la risposta dello sposo “Sotto il mel io ti ho svegliato, là dove quella che ti ha partorito, ti partoriva. Un sigillo nella tua mente e un braccialetti sul tuo braccio io sia, perché l’Amore è duro, come la Morte, il Desiderio è spietato, come il Sepolcro”.
Mario Parigi
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