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Info sull'Opera
Autore:
Francesco Petrarca
Tipo:
Poesia
 
Notizie Presenti:
 -

CCCLIX

di Francesco Petrarca

Quando il soave mio fido conforto,
per dar riposo a la mia vita stanca,
ponsi del letto in su la sponda manca,
con quel suo dolce ragionare accorto,
tutto di pièta e di paura smorto,
dico: <<Onde vien tu ora, o felice alma?>>
Un ramoscel di palma
et un di lauro trae del suo bel seno,
e dice: <<Dal sereno
ciel empireo, e di quelle sante parti,
mi mossi, e vengo sol per consolarti.>>
In atto et in parole la ringrazio
umilemente, e poi demando: <<Or donde
sai tu il mio stato? - Et ella: - Le triste onde
del pianto, di che mai tu non se’ sazio,
coll’aura de’ sospir, per tanto spazio,
passano al cielo, e turban la mia pace.
Sí forte ti dispiace
che di questa miseria sia partita,
e giunta a miglior vita?
che piacer ti devria, se tu m’amasti
quanto in sembianti e ne’ tuoi dir mostrasti.>>
Rispondo: <<Io non piango altro che me stesso
che son rimasto in tenebre e ’n martìre,
certo sempre del tuo al ciel salire
come di cosa ch’uom vede da presso.
Come Dio e Natura avrebben messo
in un cor giovenil tanta vertute,
se l’eterna salute
non fusse destinata al tuo ben fare?
O de l’anime rare,
ch’altamente vivesti qui tra noi,
e che subito al ciel volasti poi!
Ma io che debbo altro che pianger sempre,
misero, e sol, che senza te son nulla?
Ch’or fuss’io spento al latte et a la culla,
per non provar de l’amorose tempre!>>
Et ella: <<A che pur piangi, e ti distempre?
Quanto era meglio alzar da terra l’ali,
e le cose mortali,
e queste dolci tue fallaci ciance,
librar con giusta lance,
e seguir me, s’è ver che tanto m’ami,
cogliendo, omai, qualcun di questi rami!>>
<<I’ volea demandar - respond’io allora>>
che voglion importar quelle due frondi?
Et ella: <<Tu medesmo ti rispondi,
tu la cui penna tanto l’una onora:
palma è vittoria, et io, giovene ancúra,
vinsi il mondo, e me stessa; il lauro segna
triumfo, ond’io son degna,
mercé di quel Signor, che mi die’ forza.
Or tu, s’altri ti sforza,
a lui ti volgi, a lui chiedi soccorso;
sí che siam seco al fine del tuo corso.>>
<<Son questi i capei biondi, e l’aureo nodo,
- dich’io - ch’ancor mi stringe, e quei belli occhi
che fur mio sol? >>.
<<Non errar con li sciocchi,
né parlar - dice - o creder a lor modo.
Spirito ignudo sono, e ’n ciel mi godo:
quel che tu cerchi è terra, già molt’anni;
ma per trarti d’affanni,
m’è dato a parer tale; et ancor quella
sarò, più che mai bella,
a te più cara, sí selvaggia e pia,
salvando inseme tua salute, e mia.>>
I’ piango; et ella il vúlto
co le sue man m’asciuga; e poi sospira
dolcemente; e s’adira
con parole che i sassi romper ponno:
e dopo questo, si parte ella, e ’l sonno.
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