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Info sull'Opera
Autore:
Francesco Petrarca
Tipo:
Poesia
 
Notizie Presenti:
 -

CXXVI

di Francesco Petrarca

Chiare, fresce, dolci acque,
ove le belle membra
pose colei che sola a me par donna;
gentil ramo, ove piacque
[con sospir mi rimembra]
a lei di fare al bel fianco colonna;
erba e fior, che la gonna
leggiadra ricoverse
co l’angelico seno;
aere sacro, sereno,
ove Amor co’ begli occhi il cor m’aperse;
date udienza insieme
a le dolenti mie parole estreme.
S’egli è pur mio destino
[e ’l cielo in ciò s’adopra]
ch’Amor quest’occhi lagrimando chiuda,
qualche grazia il meschino
corpo fra voi ricopra,
e torni l’alma al proprio albergo ignuda.
La morte fia men cruda
se questa spene porto
a quel dubbioso passo;
ché lo spirito lasso
non porìa mai più in riposato albergo
né in più tranquilla fossa
fuggir la carne travagliata e l’ossa.
Tempo verrà ancor forse
ch’a l’usato soggiorno
torni la fera bella e mansueta,
e là ’v’ella mi scòrse
nel benedetto giorno,
volga la vista disiosa e lieta,
cercandomi; et, o pièta!,
già terra in fra le pietre
vedendo, Amor l’inspiri
in guisa che sospiri
sì dolcemente che mercé m’impetre,
e faccia forza al cielo,
asciugandosi gli occhi col bel velo.
Da’ be’ rami scendea
[dolce ne la memoria]
una pioggia di fior sovra ’l suo grembo;
et ella si sedea
umile in tanta gloria,
coverta già de l’amoroso nembo;
qual fior cadea sul lembo,
qual su le treccie bionde,
ch’oro forbito e perle
eran quel dì a vederle;
qual si posava in terra, e qual su l’onde;
qual con un vago errore
girando parea dir "qui regna Amore."
Quante volte diss’io
allor pien di spavento:
"costei per fermo nacque in paradiso!"
Così carco d’oblio
il divin portamento,
e ’l vúlto, e le parole, e ’l dolce riso,
m’aveano e sì diviso
da l’imagine vera,
ch’i’ dicea sospirando:
"Qui come venn’io, o quando?"
credendo esser in ciel, non là dov’era.
Da indi in qua mi piace
questa erba sì, ch’altrove non ho pace.
Se tu avessi ornamenti, quant’hai voglia,
poresti arditamente
uscir del bosco, e gir in fra la gente.

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