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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Poesia
 
Notizie Presenti:
 -

Intervista a MARIA LO RE, che presenta ai lettori la raccolta poetica “Versi e Capoversi di una vita”.

di Rassegna Stampa

👉Intervista a MARIA LO RE, che presenta ai lettori la raccolta poetica “Versi e Capoversi di una vita”.

D. Partiamo proprio dal titolo, come mai “Versi e Capoversi di una vita”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
R. Il titolo è una metafora di una realtà che riguarda me personalmente e a mio parere molte persone, che hanno la sensazione che non ci sia un percorso logico nel fluire degli avvenimenti della nostra esistenza, ma un insieme disordinato, come un susseguirsi di avvenimenti senza un apparente nesso tra loro. L’unica certezza è che non c’è mai un punto di arrivo, non si raggiunge mai la maturità completa e la felicità. Vi è solo una serie di episodi o sequenze di vissuto, nelle quali si inizia un’esperienza e la si conclude, talvolta con gioia e soddisfazione, altre volte con dolore e delusione, per cui, vinti o vincitori, siamo costretti a rimetterci in gioco, a ricominciare da capo ogni volta.
Gli argomenti ricorrenti in quest’opera sono principalmente quelli dell’esplorazione dell’animo umano e dei sentimenti che vi albergano, del bisogno di amare e della difficoltà allo stesso tempo di costruire un rapporto duraturo e un dialogo interpersonale di coppia, che si basi sulla libertà di espressione, sulla parità di genere e sul rispetto reciproco. Altro tema principale è il rapporto tra l’uomo e natura, vista come una confidente, un’amica che ci parla e ci consola, ma pure come una madre con la quale dovremo fare i conti prima o poi, se non impareremo a condividere le risorse e a gestirle in modo più consapevole. Un ulteriore argomento trattato è il problema della guerra, le atrocità che essa comporta e la necessità di costruire una nuova storia della nostra civiltà, che non scaturisca solo dalla sopraffazione di una nazione sull’altra, ma dalla pacifica convivenza tra i popoli.

D. Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
R. Direi moltissimo, sia la realtà intima e personale con i legami con la famiglia, il marito e i compagni prima e dopo il matrimonio, sia quella sociale, come il movimento Hippy, pacifista, la partecipazione alle vicende dal ’68 in poi come la Contestazione e i movimenti giovanili, ai quali partecipai con entusiasmo quando ci furono i primi scioperi studenteschi in Liguria e poi a Pisa, i primi collettivi femministi, le battaglie per ottenere la parità dei diritti, il divorzio e l’aborto fino ad arrivare al movimento ambientalista.

D. La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
R. Premetto che io mi ritengo fortunata, ma non nel significato usuale ovvero economico. Pur essendo nata nel secondo Dopoguerra, nel 1.949, e avendo vissuto la mia infanzia negli anni ’50, un periodo difficile e di grandi privazioni, anche per il fatto che ero figlia di immigrati venuti al Nord in cerca di fortuna, ho avuto modo però di assistere al passaggio dalla civiltà rurale a quella urbana, di partecipare al Movimento della Contestazione giovanile e di seguire il cammino verso l’emancipazione, compiuto dalle donne negli anni ’70 e ‘80.
Sono cresciuta con l’affetto e i valori granitici della famiglia, con un’educazione rigida e cattolica, predestinata fin da piccola ad una carriera di segretaria dell’azienda di vini e liquori che mio padre aveva fondato. Ma quand’ero adolescente sentivo già che quella situazione mi stava stretta e che avevo bisogno di realizzarmi altrove. E fu così che la Ragioniera Maria un bel giorno dell’Ottobre del 1969, fuggì di casa e dalla pregiata ditta di famiglia per andare a Pisa e iscriversi all’Università alla Facoltà di Lettere Moderne. Mio padre non mi parlò per sei mesi, mentre mia madre mi mandava i soldi di nascosto per mantenermi agli studi.
Perché racconto questo? Per il fatto che la mia storia di ribellione ed emancipazione iniziò allora e che con le mie poesie io descrivo il percorso mio e di altre donne e soggetti che hanno cercato di evolversi da una situazione di schiavitù psicologica, sociale ed economica per realizzare se stessi e le loro aspirazioni. Per esempio le mie poesie “La sconosciuta”, “A Frida Khalo” , “A Kaleb” e “a Maria” parlano di questo.

D. A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Versi e Capoversi di una vita”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
R. Indubbiamente il fatto di ritrovarmi a Pisa, nel momento in cui c’erano molti fermenti sociali e culturali, ha avuto un effetto importante sulla mia formazione ideologica e culturale. Fu proprio allora che ebbi la “folgorazione”, quando, dopo aver studiato i classici, in particolare il Canzoniere del Petrarca con le sue liriche così intime e attuali, i poeti del Decadentismo francese, che per me avevano il malessere, lo “spleen”, dei giovani contestatori, e dell’Ermetismo, così scarno ed elegante ma ricco di significati simbolici, mi venne l’impeto di scrivere.
Nacquero così le poesie “Esistenza”, “A mio padre”, “Sopravvivenza”, scritte nel 1973, che presentai poi al Circolo Open Art di Milano, in una serata di Recital dove conobbi Alda Merini. Altri episodi importanti per la mia formazione furono il viaggio in America nel 1979 e il viaggio a Londra del 1982, dove ebbi modo di accostarmi alla letteratura nordamericana della Beat Generation, in particolare con autori come Kerouac e Ferlinghetti, e alla scrittrice Virginia Woolf. Di questa in particolare mi colpì il racconto “Una stanza tutta per sé” e la sua poetica della “Stream of consciusness”.

D. Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
R. Come ho scritto in parte prima, Francesco Petrarca, Baudelaire, Verlaine per la loro capacità di esplorare l’animo umano e il rapporto con la natura, quale fonte di ispirazione, in secondo luogo i poeti ermetici, come Ungaretti, Quasimodo e Montale, per la loro importanza data alla “parola” e l’espressione di contenuti complessi e di alto valore morale, attraverso forme libere e sintetiche.
Per le poesie più recenti della mia produzione poetica, indubbiamente Virginia Woolf, Silvia Plath, Lawrence Ferlinghetti e Bob Dylan hanno influenzato il mio stile nella ricerca di una forma più spontanea e aderente alla realtà e per alcune tematiche intimistiche e contro la guerra o la violenza.

D. Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
R. Sì, indubbiamente la pittura e il teatro, in quanto i personaggi dei miei testi, prima di descriverli, li visualizzo nella mia mente per immagini, come li dovessi dipingere con le parole, coglierne il profilo e lo sguardo, le fattezze del corpo e i gesti…
Un’altra fonte di ispirazione è stata la musica, soprattutto quella dei cantautori di Protesta, come Bob Dylan, già citato, quella di alcuni autori di chitarra classica, come Alirio Diaz, che richiamo nella poesia “A Caleb” e di Joe Santana per le Poesie dal Messico, raccolta presente all’interno dell’opera.

D. Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
R. Per la narrativa amo molto il genere poliziesco, ma che sia portatore anche di valori filosofici, morali e di impegno civile, come “il nome della rosa” di Umberto Eco o “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia.

D. Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
R. Trovo che il libro digitale sia più pratico, in quanto non ha peso e lo si può leggere ovunque, ma sono ancora legata al mondo della “carta”, al piacere di toccare con mano la pagina dove c’è il brano del racconto o di una poesia che mi ha colpito, dove io sottolineo quella frase, quelle parole che rimarranno nella mia mente “scolpite a fuoco” e che io ricorderò per sempre.

D. Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
R. E’ stato un rapporto sofferto, di odio e amore allo stesso tempo, perché in ogni poesia io avvio un processo introspettivo e di “scavo” nel mio intimo, che mi porta a rivivere alcune situazioni talvolta di gioia, ma spesso di sofferenza e dolore, le quali mi lasciano alla fine sgomenta e “sanguinante” per le ferite nel mio animo.

D. Un motivo per cui lei comprerebbe “Versi e Capoversi di una vita” se non lo avesse scritto
R. Credo che sia per i lettori che per le lettrici questo libro possa essere una sorta di viaggio nel tempo, di diario esperienziale che li può portare a confrontarsi con le tematiche del disagio giovanile, della Contestazione, dell’emancipazione femminile e della crescita dell’individuo, del problema della guerra e della nostra coscienza sociale e ambientale.

D. Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
R. Sì, vorrei scrivere un’altra collana di poesie e dei racconti simili a Diari di viaggio e di genere poliziesco.

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