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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Poesia
 
Notizie Presenti:
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Intervista a Maria Porreca che presenta ai lettori il libro di poesie "L’amore nelle sue declinazioni" ( Aletti Editore )

di Rassegna Stampa

👉Intervista a Maria Porreca che presenta ai lettori il libro di poesie "L’amore nelle sue declinazioni" (Aletti Editore)

Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “L’amore nelle sue declinazioni”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - Scrivere questa silloge è stato un viaggio alla riscoperta delle emozioni che per alcuni anni avevo addormentato nei meandri bui della mia anima. Non volevo più amare per evitare la sofferenza di un addio irrevocabile. Ma non è possibile rifiutare l’amore: “La vita è amore, e l'amore è vita; nulla è più semplice, e nulla è più profondo." - Emily Dickinson
Inizialmente affronto, senza sconti, la causa della mia atarassia, il grande dolore per la perdita del compagno amatissimo, padre dei miei figli con cui avevo progettato la mia vita perché ritengo che il dolore vada vissuto fino in fondo, senza mistificazioni, senza rimozioni per poter poi passare ad una accettazione e quindi ad una rinascita. Il dolore disperato si mescola con altri sentimenti, negazione, rimpianto e soprattutto rabbia, rabbia che avvelena il sangue, rabbia che si sparge per tutto il corpo. Ma è una rabbia positiva, che, pur nella sua brutalità, nella sua essenza quasi animalesca è salvifica perché salva dal buco nero della non vita, della pura sopravvivenza. È una rabbia che porta a reagire, a lottare, a non darla vinta alla vita che ha così duramente colpito. E quando questa rabbia si addolcisce lascia una vulnerabilità verso il dolore universale, una sensibilità esasperata che a volte è dura da tenere sotto controllo, un’empatia profonda che può permettere di vivere e sentire le storie di altri come se si vivessero in prima persona. Nella fase quasi finale di elaborazione del lutto ho sentito un bisogno di scandagliare la stanza del mio dolore e far pace con quanto accaduto.
Scrivere e descrivere questi sentimenti che comunque sono aspetti e conseguenze di un amore profondo ha avuto per me un valore altamente terapeutico: riuscire a far emergere pensieri, sensazioni che a livello razionale non potevo elaborare. L'amore non è solo un sentimento che si declina verso gli altri, verso la realtà in cui viviamo, ma è anche l'effetto che ha nella nostra sfera emozionale più intima, scomponendosi in sofferenza, delusione, tenerezza rabbia. Si declina all’esterno e all’interno. È sì il desiderio di bellezza, verità, giustizia ma è anche ricerca di un senso anche nelle pieghe dolorose della vita. La rabbia vissuta, seppur dura e negativa, è anch'essa una forma di amore: un amore per la vita che, pur nella sofferenza, rifiuta di arrendersi. Anche la mia scrittura è un atto d'amore, un amore per la verità e per la possibilità di dare forma e senso a ciò che non potevo altrimenti comprendere. In questo, il dolore diventa il veicolo di un amore che, seppur oscuro, è capace di portare alla luce nuove forme di consapevolezza e rinascita. L'amore, in tutte le sue forme, è sia la causa che la conseguenza del dolore, un amore che spinge a vivere, a cercare bellezza anche nel caos e nel buio, a resistere. La rabbia, ad esempio, è una forma di amore “negativo”, nel senso che nasce dalla sofferenza e dalla frustrazione, ma è comunque una risposta alla perdita di qualcosa o qualcuno che amavamo profondamente. È una manifestazione del legame con il mondo e con gli altri, anche quando si manifesta come dolore. L'amore per la bellezza, non solo per l’arte in tutte le sue forme ma anche in relazione alla scrittura e alla riflessione sulla sofferenza, diventa una forza che aiuta a risalire dal buco nero della disperazione. L'amore per la verità, invece, spinge al confronto con la realtà dolorosa e ad accettare che il lutto fa parte della vita, così come tutte le emozioni che da esso nascono, incluse la rabbia e la vulnerabilità.

Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - Mi è sempre piaciuto scrivere e inventare storie fin da piccola e in particolare mi appassionava il “gioco” di trovare le rime per le mie poesie, come le protagoniste dei romanzi che avidamente divoravo. Amavo immaginarmi come le protagoniste dei romanzi che divoravo con passione: donne come Jo March (Piccole donne), Anne Shirley (Anna dai capelli rossi), Matilde (Matilda di Roald Dahl), Emily (Emily di New Moon) che sfidavano le convenzioni sociali e trovavano nella scrittura una forma di autodeterminazione. Queste figure, ognuna immersa in un contesto storico diverso, mi hanno ispirata a credere nella forza interiore e nell'indipendenza, valori che ancora oggi sento profondamente miei. Crescendo, la scrittura è rimasta una passione silenziosa, chiusa in un cassetto per lasciare spazio agli interessi e alle esigenze dell'adolescenza. Solo dopo la laurea l'ho riscoperta, lavorando come corrispondente per il quotidiano “Il Centro”. Poi il Nord e una vita da adulta, donna, emigrante con una figlia e lontana dalla famiglia che avrebbe potuto supportarmi, e tra i mille impegni e affanni quotidiani, la passione per la scrittura era stata congelata.
Lo scrivere non è mai stato un mero esercizio stilistico ma un entrare nella parte più profonda e a volte inaccessibile di me che richiede tempo e solitudine emotiva, non nel senso di isolarsi fisicamente dai famigliari ma di liberarsi da tutte quelle sovrastrutture che scandiscono la nostra quotidianità. Nella prima fase della vita da adulti questa libertà mentale è un lusso inarrivabile perché in quegli anni si gettano le basi determinanti per il lavoro, per la famiglia. Si progetta e si cerca di costruire quella che sarà la nostra vita nei decenni a venire. Purtroppo la vita non sempre rispetta i progetti e come un colpo di vento che da una finestra scompagina i fogli su una scrivania così un tragico evento irrompe nella mia vita scombussolandola. Distrutta da una tragedia improvvisa, pensavo che la vita non avesse più nulla di bello da offrirmi, che il meglio lo avessi già vissuto, e ho scandagliato la mia anima per capire se ci fossero motivi per andare avanti e che mi aiutassero a sopportare quel peso enorme che avevo sulle spalle. È allora che ho ricominciato a scrivere scoprendone il valore terapeutico: e così emergevano pensieri, sensazioni che a livello razionale non riuscivo ad elaborare. Scrivere, in quel momento, non era solo uno sfogo: era una discesa nelle parti più profonde di me stessa, un modo per affrontare il dolore e liberare emozioni sepolte sotto strati di ghiaccio. Ho affrontato un viaggio nella mia autenticità, reso possibile solo ritagliandomi quella solitudine emotiva necessaria per ascoltarmi davvero. In questo senso, la scrittura è stata il mezzo attraverso cui la mia realtà si è tradotta in parole, trasformando il vissuto in una forma di rinascita interiore. Le esperienze intense che ho vissuto, siano esse legate al dolore, alla rinascita, alla speranza, all’amore, alla solitudine o al desiderio di un mondo più giusto, mi hanno trasformata profondamente, rendendomi più sensibile e consapevole della connessione tra la mia realtà personale e quella universale. Questi sentimenti, vissuti con intensità, hanno aperto un varco dentro di me, permettendomi di vedere il filo sottile che lega le emozioni umane, anche quando sembrano appartenere a storie lontane dalla mia. La sofferenza mi ha insegnato a riconoscere il dolore altrui; l’amore mi ha mostrato la forza che risiede nelle relazioni autentiche; la solitudine mi ha permesso di ascoltare la mia voce interiore; la speranza mi ha spinta a guardare oltre le ombre; e il desiderio di un mondo più giusto ha dato profondità e significato al mio scrivere. Tutto questo mi permette di raccontare storie che, pur non essendo vissute direttamente, trovano un aggancio con la realtà universale che ci accomuna. Scrivere diventa così un atto di empatia, uno spazio in cui i miei sentimenti personali si intrecciano con quelli collettivi, trasformando la mia prospettiva in una lente più ampia e inclusiva. Ogni parola che scelgo, ogni immagine che creo, porta in sé un frammento di ciò che ho vissuto e, al tempo stesso, di ciò che desidero o sogno per il mondo. Scrivere è, per me, un ponte tra la realtà vissuta e quella immaginata, tra ciò che sono e ciò che vorrei vedere riflesso negli altri e nel futuro.

Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - Con questa silloge ho voluto salvare e custodire le emozioni più autentiche e profonde che hanno segnato la mia vita, preservandole dall’oblio del tempo. La scrittura è stata per me un atto di resistenza, un modo per dare voce al dolore, alla rabbia, alla tenerezza e alla rinascita. Ho voluto testimoniare la complessità dell’amore, con tutte le sue sfaccettature, e salvare quei frammenti di umanità che spesso rischiano di perdersi nella frenesia del quotidiano. È un dialogo con il passato, una riconciliazione con il dolore e un omaggio alla bellezza e alla verità che risiedono anche nelle pieghe più difficili dell’esistenza.

Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “L’amore nelle sue declinazioni”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe? Risposta - Ogni poesia è nata sempre sull'onda di un'emozione o di un'immagine che senza filtri mi arrivava dal profondo. Ad esempio, “A mio figlio” è scaturita da un momento di intimità: parlando con lui, mi sono persa nei suoi magnifici ed espressivi occhi grigi, finalmente ridenti. Eppure, per associazione, nella mia mente è riaffiorata un’immagine dolorosa, quella dei suoi occhi in altri momenti: “inebetiti di fronte alla morte…, gonfi di dolore, arrossati da notti insonni”. La poesia è nata così, come un flusso spontaneo e sincero che ha trovato le parole per trasformare quel vissuto in una riflessione profonda sull’amore materno: ”E, allora, ti ho donato ogni goccia della mia forza, anche quella che non avevo”. Questa poesia, che ha vinto la targa della critica nel Premio Letterario Nazionale U. Giacomucci e R. Santini, rappresenta per me uno dei momenti più significativi del mio percorso poetico. È la dimostrazione che emozioni intime e universali, come quelle racchiuse nello sguardo di un figlio, possono trovare un’eco profonda anche nel cuore degli altri Un altro episodio significativo nel mio percorso poetico è legato a 'Giulia,' una poesia nata di getto, colpita profondamente dal femminicidio di Giulia Cecchettin. Quel dolore universale che ho sentito per lei mi ha attraversata come fossi sua madre, forse perché conosco fin troppo bene il peso della perdita. Ho vissuto tragedie personali: la morte prematura di mia madre e la perdita di mio marito.
In quei momenti, scrivere è stato l’unico modo per dare voce a un dolore che sentivo mio, ma che sapevo appartenere a tutti. 'Giulia' non è solo il grido per una giovane vita spezzata, ma un canto corale, un modo per dire che quel dolore riguarda tutte noi, madri, sorelle, figlie, amiche. È il dolore di un’umanità ferita che non può e non deve restare in silenzio.

Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale? Risposta - Le mie fonti di ispirazione sono molteplici e derivano da autori che hanno saputo esplorare le sfumature più profonde dell'animo umano e del vissuto emotivo. Tra i principali, sicuramente ci sono poeti come Emily Dickinson, la cui introspezione e delicatezza nelle immagini e nei temi mi hanno sempre colpito. Ada Negri è un'altra poetessa che considero fondamentale, la sua capacità di mescolare la dimensione personale con la riflessione sociale è qualcosa che mi ha molto influenzato. Poi c'è Eugenio Montale, con la sua scrittura ermetica, ma incredibilmente ricca di emozioni e riflessioni sul tempo e sull'esistenza. Pablo Neruda mi ha dato un grande insegnamento sull'amore e sulla bellezza, intesi come forze potenti e universali. Non mancano influenze più contemporanee, come quelle di Alda Merini, che esplora il confine tra follia e amore con un'intensità unica, o di Charles Bukowski, che ha scritto con una crudezza che mi ha insegnato ad affrontare la vita e le sue contraddizioni con sincerità. Salvatore Quasimodo è stato una fonte importante nella mia formazione culturale e sentimentale. La sua poesia, che esplora la solitudine, la disillusione e la ricerca di verità e bellezza, ha un’impronta unica. La sua abilità nell'unire intensità emotiva e sobrietà stilistica mi ha influenzato, anche se la mia scrittura è più emotiva e diretta. Condivido con Quasimodo il tema della sofferenza umana e dell’espressione di ciò che è intimo e nascosto, e mi ha spinta a riflettere sulla difficoltà di comunicare l’invisibile. In generale, ogni autore che si è cimentato con le emozioni umane, siano esse amore, dolore, speranza o disperazione, mi ha in qualche modo arricchito, aiutandomi a dare forma alla mia visione del mondo e a esplorare la mia stessa interiorità.

Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - La musica è una componente essenziale della mia scrittura. Ascoltarla o suonare il pianoforte, diventa una chiave per accedere a uno spazio creativo e autentico. Mi libera dai vincoli del quotidiano e mi trasporta in una dimensione sospesa, dove il tempo e le regole svaniscono. È in questo spazio senza confini che il mio io più autentico emerge, trovando nella scrittura il mezzo per trasformare le emozioni in parole.

Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - Prediligo la narrativa del XX secolo perché è un terreno fertile di innovazione stilistica e tematica, che spazia dalle sperimentazioni moderniste alla profondità esistenziale e al realismo sociale. Mi affascina per la sua varietà e la capacità di rinnovare continuamente i codici letterari. Amo immergermi in storie che uniscono introspezione psicologica e riflessioni sulle grandi questioni della modernità. considero un ponte tra la tradizione e la modernità. Trovo che i suoi autori riescano a toccare corde profonde, affrontando temi universali in modi originali e spesso sorprendenti: Cesare Pavese, Virginia Woolf, Italo Calvino, Albert Camus, George Orwell.
Dopo aver letto “Cent’anni di solitudine” di Gabriel García Márquez mi sono appassionata alla letteratura latinoamericana in particolare ad autori del “boom latinoamericano” che ha portato alla ribalta scrittori innovativi di quella regione: Mario Vargas Llosa, Julio Cortázar. Questi scrittori hanno rivoluzionato la narrativa con sperimentazioni stilistiche, intrecci complessi e una fusione di realtà e fantasia.

Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Il libro cartaceo stimola la sensorialità: il piacere di sfogliarlo, di sentirne la consistenza sotto le dita e di percepirne il caratteristico odore lo rende un’esperienza unica. Tuttavia, ha un impatto ambientale se non si utilizzano materiali riciclati e presenta delle limitazioni pratiche, come il peso e le dimensioni, che lo rendono meno comodo da portare con sé in alcune circostanze. Il libro digitale, al contrario, offre maggiore praticità: può essere scaricato immediatamente, è più economico e altamente personalizzabile. Consente di regolare il testo, aggiungere segnalibri, prendere annotazioni e accedere a interi cataloghi ovunque ci si trovi. Personalmente, considero entrambi equivalenti. La scelta tra cartaceo e digitale dipende dalla situazione: ciascuno ha i suoi punti di forza e il suo fascino, e li alterno a seconda delle necessità.

Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - Il mio rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro, è stato quasi spontaneo, come un flusso di parole che dal profondo del mio io cercava una strada per emergere. Mi sentivo come in uno stato di trance, catturata da emozioni che trovavano già una loro forma verbale nei momenti più inaspettati: ascoltando una canzone, osservando un colore o richiamando alla mente un ricordo. Portavo sempre con me una penna e un foglio per annotare quelle parole, consapevole che, se non lo avessi fatto subito, sarebbero svanite. Il secondo momento del mio processo creativo era più razionale: rileggevo quanto scritto, eliminavo ripetizioni, affinavo le espressioni, trovavo un ritmo che rispettasse la spontaneità delle emozioni ma che al tempo stesso rendesse armoniosa la lettura. In questo modo, la scrittura è stata per me sia un atto spontaneo di liberazione, sia un lavoro paziente di rifinitura e di ascolto interiore.

Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “L’amore nelle sue declinazioni” se non lo avesse scritto. Comprerei L’amore nelle sue declinazioni perché riesce a toccare corde profonde e universali, raccontando l’amore in tutte le sue sfumature: gioia, dolore, rabbia, rinascita. È un viaggio emozionale autentico e sincero, che invita a riflettere sul proprio vissuto, creando una connessione intima con le emozioni e i pensieri di chi legge. Credo che sia un libro che parla non solo di me, ma di tutti noi, delle nostre fragilità e della nostra forza di riscoprire il senso della vita anche attraverso le esperienze più difficili. Un libro che, spero, possa accompagnare chi lo legge verso una maggiore consapevolezza e speranza.

Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Risposta - Nel prossimo futuro, continuerò sicuramente a scrivere, perché per me è un'esigenza insopprimibile. Ogni volta che ho avuto l'occasione di leggere le mie poesie al pubblico, si è creata un'atmosfera unica di connessione, condivisione e riflessione comune. I temi introspettivi che pervadono le mie poesie attraversano la vita di ognuno di noi, e sono convinta che sia fondamentale dare voce alla propria anima.
Nel mio caso, la poesia è il mezzo privilegiato per farlo, perché, come credo profondamente, la poesia può davvero salvare il mondo. Non è solo una bella frase: la poesia ci mette in contatto con il nostro io più autentico, con le emozioni e le pulsioni più profonde. Il poeta, esplorando i cunicoli della sua anima, diventa un tramite per veicolare queste sensazioni al lettore. La poesia permette di vivere emozioni e esperienze altrui come fossero proprie, abbattendo barriere e pregiudizi. È universale: attraversa lingue, epoche, confini e unisce persone di culture diverse. In momenti di dolore o difficoltà, è un rifugio che permette di dare senso al caos e di trovare conforto. Leggere o scrivere poesie aiuta a sviluppare una visione più aperta e originale: illumina aspetti della realtà che passano inosservati o vengono ignorati, invitando chi legge a osservare il mondo con occhi nuovi. In una società sempre più basata sull’apparenza, sul culto del corpo e sull’attenzione ai bisogni materiali, credo sia fondamentale lasciare che la nostra anima parli e si faccia ascoltare.

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Opera in duplice lingua: Italiano e Arabo

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