 | 👉 Intervista ad Eugenio Lorenzano, che presenta ai lettori il libro "Quel cappellino di Tarangu" (Aletti Editore)
Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “QUEL CAPPELLINO DI TARANGU”. Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume? Risposta - #Tarangu era il soprannome del ciclista spagnolo #Fuente, del quale io divenni tifoso nel lontano 1974 dopo un’epica vittoria a Sorrento in una tappa di un meraviglioso Giro d’Italia. Le imprese di Fuente insieme a quelle calcistiche coeve del Napoli di Vinicio e del gol del tedesco-est Sparwasser alla Germania Occidentale sono solo una metafora per parlare della vita di provincia nel mio paese di residenza: #Meta, in penisola sorrentina. Il tutto si intreccia con una mia vicina di casa ed amica d’infanzia dell’epoca: Mariella, alla quale appunto Fuente regalò un cappellino da #ciclista.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura? Risposta - Tanto, tantissimo. Tutto ciò che ho scritto in questo #libro, ad eccezione del finale, è pura realtà. Tento di descrivere, con una punta di nostalgia, quel mondo di provincia italiana del mio paesino Meta.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro? Risposta - Quasi tutto! Sono stato testimone di un trapasso da una vita di provincia, o meglio di un piccolo paese del meridione d’Italia, ad una vita omologata, mediatica e quasi senza identità dei giorni nostri. Gradirei, modestamente, lasciare proprio un’impronta alle giovani generazioni di quella vita di provincia decisamente più autentica, bonaria e divertente di quella attuale.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “QUEL CAPPELLINO DI TARANGU”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe? Risposta - Sicuramente la tappa epica del Giro d’Italia 1974 Pompei-Sorrento vinta da Fuente; lo spettacolare gioco che esprimeva il Napoli di Vinicio ed il gol più “politico” della storia del calcio ovvero quello di #Sparwasser nel derby Germania Ovest-Germania Est dei mondiali di calcio del #1974. Questi tre momenti li descriverei come mitici, storici, eccezionali.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale? Risposta - Sicuramente i miei scrittori preferiti: l’argentino Osvaldo Soriano che riusciva sempre a trarre il lato più ironico ed emozionale delle vicende sportive e calcistiche in generale; l’uruguayano Eduardo Galeano, pensatore sublime, autore de “Le vene aperte dell’America Latina”, con il vizio di interessarsi alle “Luci ed ombre del gioco del calcio”. La lettura dei #libri di Soriano e #Galeano hanno allargato di molto i confini del mio vedere e del mio pensare nello #sport, come nella politica e nella vita in generale. Un’altra fonte di ispirazione è stata certamente il mio cantautore preferito, il Maestro Paolo Conte, forse il più raffinato dei cantautori italiani: #PaoloConte ha sempre visceralmente amato il #ciclismo e due sue canzoni, quali “Bartali” e “Diavolo Rosso” parlano proprio di due grandi ciclisti del passato. In questi ultimi tre anni, ho intrattenuto una piacevole corrispondenza con il Maestro Paolo Conte; lo ho più volte sollecitato a comporre una canzone inerente il ciclclista spagnolo Fuente, detto Tarangu, vero ispiratore di questo #libro. Purtroppo, Conte mi ha risposto che quasi non si siede più al pianoforte a comporre canzoni, forse per una certa stanchezza anagrafica e fisiologica. Comunque Paolo Conte ha composto e cantato una canzone in italiano e parzialmente in spagnolo dal titolo “Cuanta pasiòn!” alla quale faccio spesso riferimento nel libro, proprio perché Tarangu-Fuente era spagnolo. Conte si accompagna nell’esecuzione della canzone ad un coro di zingare andaluse… non a caso.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - La musica di Paolo Conte, di cui ho già detto, ma anche la musica di De Gregori con la canzone “Il Bandito ed il Campione”, relativa all’intrigante amicizia tra Girardengo e Pollastro. Particolarmente mi ha commosso la canzone degli “Stadio” dal titolo “Mi alzo sui pedali” dedicata al grande Marco Pantani. Certamente la mia scrittura è stata molto influenzata dalla lettura dei libri in prosa del paesologo e poeta irpino Franco Arminio, del quale sono divenuto amico da circa 15 anni. Arminio sta ottenendo un incredibile successo come poeta, ma io lo preferisco di gran lunga come scrittore e paesologo. Il suo interesse per i paesi, i borghi ed i luoghi semiabbandonati dell’Italia interna del sud hanno suscitato in me un particolare interesse per la paesologia. Io definirei la paesologia non solo come una scienza (recentemente la parola è entrata sia in wikipedia che nella Treccani come neologismo dei vocabolari e dizionari italiani) ma proprio come un’arte, ovvero quella di interessarsi a luoghi spesso e sovente dimenticati dalla mediaticità imperante ed anche dai social. I riflettori, a mio modesto dire, vanno puntati sui luoghi di provincia, talvolta dimenticati, ma sicuramente autentici e forieri di emozioni e sensazioni speciali. Ed il mio libro appunto ha come scenario centrale un paesino di provincia.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - Mi piacciono molto i libri storici, le biografie di personaggi spesso dimenticati, di grandi personaggi eroici e purtroppo “coperti” da quella che io chiamo la “dittatura mediatica”. Ho divorato le biografie inerenti Padre Camilo Torres, il prete-guerrigliero colombiano. Mi hanno incantato i pochi libri scritti su Thomas Sankara, eroico presidente del Burkina-Faso. La letteratura latino americana contemporanea mi piace molto. Ho letto quasi tutti i libri di Osvaldo Soriano, Eduardo Galeano, Jorge Amado, Gabriel Garcia Marquez.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Sicuramente quelli cartacei tradizionali. Forse perché sono un po’ imbranato con la tecnologia. I libri digitali sanno di una virtualità, quasi non concreta, mentre i libri cartacei sembrano avere un’anima in un corpo ponderale di quel parallelepipedo nel quale sono contenuti. Ma… è solamente una mia impressione
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - E’ stato un rapporto poco intenso, durante la scrittura e correzione del testo del libro, poiché non ho avuto molto tempo a disposizione. Lavoro come guida turistica, e questa attività mi sottrae buona parte del tempo della mia esistenza. Quindi durante la stagione turistica non ho quasi tempo da dedicare alla lettura, ma almeno nei mesi invernali mi posso dedicare alla lettura di qualche libro.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “QUEL CAPPELLINO DI TARANGU”, se non lo avesse scritto. Risposta - Per la passione verso lo sport in generale ed il ciclismo in particolare. Forse anche per il titolo un po’ bizzarro. Mi sarei chiesto: “Chi mai sarà, o fu questo Tarangu?”. Un’altra ragione potrebbe essere anche la stupenda copertina che ha disegnato un mio caro amico d’infanzia Salvatore Leone in arte “Leo”. E poi le Edizioni Aletti nel 2002 mi premiarono con l’inserzione di una mia storia nell’antologia “I porti sepolti”, e da quel momento ho sempre seguito con interesse alcune attività di questa casa editrice. Non a caso ho richiesto proprio alla Aletti editore di pubblicarmi questo mio libro. La storia che mi pubblicarono era una reale storia di ciclismo dal titolo “Carlo Scarpati…e chi lo conosce?”
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione? Risposta - Non a breve termine, desidererei pubblicare una raccolta di storie e di articoli che ho pubblicato nel mio blog. O meglio una selezione tra le storie più intriganti, interessanti e statisticamente lette nel blog. Sono storie che trattano di personaggi e di episodi sfortunatamente non famosi e che meriterebbero maggiore attenzione mediatica ed antropica. Mi piacciono spesso le storie paradossali, che sfiorano l’incredibile e che fanno risultare ancora più incredibile il come non siano state divulgate e conosciute.
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