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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

Intervista a Silvia Ferretti, che presenta ai lettori il libro “L’acqua è insegnata dalla sete”

di Rassegna Stampa

👉 Intervista a Silvia Ferretti, che presenta ai lettori il libro “L’acqua è insegnata dalla sete”

Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “L’acqua è insegnata dalla sete”. Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - Il titolo richiama il fatto che il #racconto è scritto per opposti. Come si può leggere anche nella sezione “I segreti del testo”, solo una sete profonda ci fa capire la preziosità dell’acqua. L’acqua senza sete non sarebbe preziosa, la sete senza acqua ci ucciderebbe. Il titolo è il primo verso di una poesia di Emily Dickinson che recita: L’acqua è insegnata dalla sete. La terra dagli oceani attraversati, la gioia dal dolore. La pace dai racconti di battaglia. L’amore da tracce di memoria. Gli uccelli dalla neve. Il filo rosso di questo racconto sono gli opposti, non quelli del vocabolario, ma quelli che hanno costellato la mia vita e probabilmente anche le vite dei futuri lettori. Il tema principale che tratto è quello dell’accettazione di una malattia grave e progressiva che mi è stata diagnosticata a quarant’anni e che mi ha lasciato senza fiato. Ancora relativamente giovane mi è stato diagnosticato un #parkinson. Un Golia senza David. Una cosa assurda che non era contemplata nella mia vita e che invece è arrivata e come un cataclisma, che però mi ha insegnato a guardare al bicchiere mezzo pieno.

Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Molto. Questo racconto è la mia autobiografia.

Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - Questo libro nasce dal primo anno di corso della Libera Università dell’Autobiografia che ho frequentato ad Anghiari. Partecipare a quell’anno di corso è stato come essere presa per mano, accompagnata nella soffitta della memoria e invogliata a rovistare nei bauli del passato per ritrovare frammenti di ricordi che messi insieme, poeticamente non logicamente, hanno dato vita al ritratto di me che esce da questo #libro. Come un puzzle che si compone piano piano, ho cercato gli elementi che compongono la geografia della mia anima e li ho ricomposti.

Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “L’acqua è insegnata dalla sete”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta - Più che episodi ricordo persone. Le persone che con me hanno frequentato il corso di Graphein. La bellezza di mettere in comune la nostra umanità usando parole libere, quelle che contengono un dolore o un motivo, ci ha fatto piangere, ridere, gioire e soffrire insieme e ha creato tra noi un legame potente, che ci ha unito per sempre.

Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - Ci sono un sacco di autori che mi ispirano e che ammiro e ai quali vorrei assomigliare come scrittrice. Una delle mie autrici italiane preferite è Margaret Mazzantini. Adoro la sua capacità di inventare storie che si intrecciano con la realtà, così potenti che ti attorcigliano le budella, sto pensando a Venuto al mondo. Un altro autore di cui apprezzo moltissimo le trame e il modo di raccontare è Khaled Hossein. I suoi personaggi diventano compagni di vita, sto pensando al Cacciatore di aquiloni e a Mille splendidi soli. Mark Zusack e il suo inno alla capacità dei libri di “curare” mi ha dato l’idea di dare la parola a un personaggio improbabile, come lui in Storia di una ladra di libri ha scelto la Morte come narratrice. Maria Grazia Calandrone che in Splendi come vita ha scritto frasi per me memorabili, che cito più volte nel racconto. Poi vorrei saper Abitare poeticamente il mondo come Christian Bobin e poi l’elenco è veramente lunghissimo perché se parliamo della mia formazione culturale e sentimentale non posso non nominare Michela Murgia, Rosella Postorino, Roberta Recchia, Donatella Di Pierantonio, ma anche Isabelle Allende, Pablo Neruda, Luis Sèpulveda, Livia Chandra Candiani, Eric Emanuel Schmitt e mille altri autori più o meno noti che hanno acceso e modellato il mio desiderio di usare le parole per creare mondi.

Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - Sì, amo molto l’arte pittorica e il disegno. Mio padre, insegnante di fisica, ama moltissimo la letteratura e l’arte e mi ha trasmesso queste passioni. Ho frequentato un corso di disegno digitale on line con l’accademia In-segno di Bologna, un corso estivo alla Comics International della mia città, Reggio Emilia e ora sto continuando con un disegnatore bravissimo che fa corsi privati e che ha ideato la copertina del mio libro.

Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - Mi piacciono moltissimo i romanzi, ma anche i saggi. Non amo molto i racconti di fantascienza. Ma in generale mi piacciono le storie che parlano con l’intelligenza del cuore e hanno qualcosa da raccontare.

Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Assolutamente il libro cartaceo. Il libro digitale non riesco a leggerlo. Ho bisogno di tenere in mano la storia, accarezzarla e annusarla mentre la leggo.

Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - Ho scoperto che #scrivere è un modo di rispondere alla vita, perché come ci ricorda Christian Bobin, bisogna sempre rispondere a un dono con un altro dono. Questo racconto è stato un dono per me prima di tutto. Scrivere della malattia ne ha diminuito la portata terrificante. Questo racconto vuole essere un dono per tutte le persone che mi amano e soprattutto per i membri della mia famiglia, mio marito e i miei figli.

Risposta - Un motivo per cui lei comprerebbe “L’acqua è insegnata dalla sete”, se non lo avesse scritto.
Risposta - All’inizio quando mi hanno diagnosticato la malattia mi vergognavo moltissimo di avere una cosa così orribile e ancora ora mi mette molto a disagio quando si manifesta in pubblico. I primi tempi però non riuscivo nemmeno a parlarne, era un tabù assoluto. Solo rarissime volte prendendo il coraggio a due mani riuscivo a confidare il mio segreto a qualcuno. E allora succedeva una magia: sempre e dico sempre la persona, a cui con vergogna e fatica raccontavo di me, a sua volta mi raccontava di sé qualcosa di doloroso e “vergognoso”. Mettere in comune una fatica della vita apriva un canale incredibile di solidarietà e di amicizia. Spero che attraverso la lettura di questo racconto i lettori possano riconciliarsi con qualche aspetto faticoso della loro vita.

Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Risposta - Sì, purtroppo o per fortuna, sono un vulcano di idee. Ho sempre molte più idee di quelle che riesco a realizzare. L’idea che sta nel cassetto del desiderio da più tempo è quella di una trasposizione per ragazzi di uno splendido libro di Francis Su, che non è un romanzo, dal titolo Mathematics for human flourishing in cui argomenta come la matematica sia necessaria all’uomo per realizzarsi pienamente come essere umano. Io adoro la matematica, infatti sono un’insegnante di matematica nella scuola primaria, dove matematica, storie e giochi vanno a braccetto.

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