| ✔️Intervista a Mario Salvatore Senatore che presenta ai lettori il libro “Il Sogno del Crepuscolo” (Aletti Editore).
In duplice lingua: Italiano e Georgiano
D – Partiamo proprio dal titolo, come mai “Il Sogno del Crepuscolo”. Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
R – La mia vita è stata un continuo sogno!
Ho sognato sempre (restando, però, coi piedi per terra) perché in esso dilatavo gli orizzonti dell’anima (cioè in esso la mia anima spaziava, inseguiva ideali nobili fatti di valori edificanti miranti a perseguire un mondo di pace, concordia, solidarietà, fratellanza… e quindi rifiutando una realtà perversa, cinica, ipocrita, opportunista…
Ora, la mia giornata di vita volge al tramonto e i miei sogni di sempre, forse colpevolmente, non mi abbandonano, ma vivono – compagni di viaggio fedeli – il mio stato e, pur rimanendo desti, si vestono di un dolcissimo crepuscolo ricco di colori sfumati che arricchiscono lo spirito e danno struggente lietezza nel rassicurare che esso – con sprazzi di luce intensa, che precede il buio - anticipa il giorno che segue col suo eterno bacio di sole destinato a quelli che vivranno e saranno capaci di goderlo…
E’ il mio sogno della fase crepuscolare della vita: lasciare un messaggio di fede nelle potenzialità positive dell’uomo. E’ il mio sogno finale di riconoscere (ed assegnare) preminenza all’anima rispetto alla mente e procedere, nella vita, sereni e sicuri, nella certezza di trovare il passaggio libero (di qui il mio motto di sempre: “spazio a chi lo merita!” Cioè, nella vita, bisogna cedere il passo alle persone perbene e - in contrapposizione – bloccare i lestofanti, i mascalzoni, ecc. ecc.)
D – Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
R – La realtà ha inciso molto nella scrittura perché il vivere quotidiano costringe a fare continue scelte in ogni attimo e queste richiedono sempre il “pagamento” di un “prezzo”. Nel corso di questa “evoluzione” sfrenata e incontrollata, si sono progressivamente allentate la disponibilità e la capacità di “pagare” quanto meritava una scelta saggia (ma meno comoda nella immediatezza) per cui si è creato un mondo di apparente (o falso) benessere, pace, serenità… In realtà è in corso una (neppur tanto lenta) degenerazione globale che, nel suo mimetizzato e subdolo procedere, porta alla invivibilità. Alla invivibilità soprattutto della parte più nobile dell’uomo: l’anima! (con tutta la parte più bella, profonda, vera, elevata e appagante essa può esprimere).
Personalmente – pagando i miei prezzi per non avere fatto scelte più “convenienti” e vantaggiose – ho voluto sempre rimanere un uomo libero e, come tale mi sono comportato, anche diventando “scomodo” e “fastidioso” ed ho riportato – secondo le mie possibilità e capacità – in forma scritta, il mio pensiero. Più la realtà mi è apparsa demolente, maggiormente ho trovato rifugio sicuro nel candore di un foglio da coprire con pensieri elaborati dalla mente ma sorti e suggeriti dal mio “io” profondo.
D – La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
R – In breve: ha voluto scuotere l’uomo dal torpore dei tempi e far prendere consapevolezza delle sue immense potenzialità positive accantonate e dare testimonianza di pensiero e di vita che – adottati su larga scala – è investimento per le future generazioni ed è un lascito che, se bene impiegato, migliorerà il mondo.
In sintesi, ho voluto lasciare all’eventuale lettore – appartenente a qualunque generazione futura – una nota che non vada smarrita: “che ricordi di essere, nel mondo, un protagonista responsabile del bene e del male del tempo che vivrà e del mondo che lascerà…”
D – A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “IL SOGNO DEL CREPUSCOLO”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
R – Li vedrei come pepite d’oro – sempre più grandi e preziose – trovate in un deserto, che altri ritenevano privo della loro presenza e che solo il sogno, la fede, la tenacia hanno reso possibile raggiungerle, a premio (finale) di una vita non sprecata.
Insomma ho cercato di osservare il principio “Reductio ad unum”, applicato all’umanità, (dove “unum” è l’Uomo), che ritengo debba essere faro sempre acceso a orientarci nel grande mare della vita.
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