| 👉Intervista a Daniela D'Elia, che presenta ai lettori il romanzo “La bambina che sorrideva sempre”
Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “La bambina che sorrideva sempre”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - L’ispirazione nasce dalla immaginazione di una bimba di tre anni, Lallina, con uno splendido sorriso che mostra agli altri sempre, anche e nonostante la condizione difficile in cui si trova e le costanti vessazioni che sia lei che la madre, Guglielmina detta anche Mina, sono costrette ogni giorno a subire e ad affrontare nella società in cui vivono, per la condizione rispettivamente di figlia naturale e di ragazza madre in una epoca, quella degli anni cinquanta in cui, alla euforia di un crescente sviluppo economico e imprenditoriale, dopo le rovine della guerra, non segue un’altrettanto modificazione dei valori sociali, ancorati ancora ad una morale bacchettona. Il tema è quindi quello di una paternità assente, forse negata, ricercata e quanto mai desiderata e sofferta, che ritengo attuale nonostante lo sviluppo dei costumi, anche ai nostri giorni.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - Ho sempre pensato che in qualche modo la realtà incida sempre sulla #scrittura, almeno questa è una mia opinione personale, perché ritengo che ci sia, quanto meno, uno spunto afferrato dal reale e sia possibile narrare solo ciò che in qualche modo conosciamo o di cui comunque, in qualsiasi modo, siamo venuti a conoscenza, sia direttamente che indirettamente.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - La capacità dell’essere umano di riuscire a reagire alle avversità, con la fiducia in sé stesso e con il coraggio delle proprie azioni, anche quando il mondo intero è tristemente contro e si rischia di cadere in un isolamento che può anche portare alla depressione. La speranza e la fiducia nelle proprie possibilità possono fare molto nel cercare di cambiare gli eventi. Nel particolare, questa è una storia dedicata alle donne, alla loro forza interiore, al coraggio con cui ogni giorno si battono, al desiderio ostinato di credere sempre nella vita e nei suoi valori e di cui il sorriso è un elemento imprescindibile, perché diventa la cifra con cui affrontare le difficoltà quotidiane. La bambina che sorride sempre siamo perciò tutte noi.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “La bambina che sorrideva sempre”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta - A parte l’incipit del #romanzo che narra la storia di quella che pare una famiglia che si accinge a partire per un paese lontano e dello struggimento e dei dubbi di Mina che vede allontanarsi la figlia con il proprio compagno ma non sa se riuscirà a rivederla, mi ha profondamente colpito, allorché la storia si snodava e prendeva corpo, l’atteggiamento della bimba, che, sebbene così piccina, confortava la madre disperata per l’allontanamento del suo ragazzo, assicurandole che non sarebbe mai rimasta sola perché lei le sarebbe stata sempre e comunque vicina, non l’avrebbe mai lasciata. Un sentimento forte di protezione nei confronti della madre che mi ha profondamente stupito, così come il coraggio di Lallina di rispondere, con orgoglio, a chi le diceva che era una bellissima bambina ma purtroppo non aveva il padre, che lei in realtà un padre l’aveva e si chiamava Lucio. Altro punto forte ritengo sia il coraggio di Mina di voler prendere di petto la difficile situazione anche a dispetto di tutte le vessazioni subite.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - Mi sono accostata un po’ più tardi alla scrittura creativa perché sono partita dalla poesia, che amo, che coltivo tuttora e che ha influenzato la mia impostazione già dalla adolescenza, a seguito della lettura dei poeti maledetti e poi di Prevert, Neruda, Alda Merini, ecc. Ho iniziato a scrivere poesie a sedici anni, così come nello stesso periodo mi sono interessata alla letteratura sia italiana che straniera a partire da Cesare Pavese, Carlo Levi, Pirandello, Svevo, per poi passare ai grandi scrittori classici di oltralpe come F.Dostoevskij, Bulgakov e tanti altri. Non ho un mio particolare mentore anche se, a dir il vero, prediligo gli scrittori classici con una spiccata attenzione per i temi psicologici, per lo scandagliare i segreti dell’animo, le sofferenze dell’uomo e il suo riscatto.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - Non saprei risponderle con esattezza perché amo molto le arti figurative, mi diletto a dipingere e probabilmente questo ha influenzato il mio modo di accostarmi alla scrittura che mi piace rendere, in qualche maniera, visiva, pittorica.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - Oltre al romanzo psicologico, non disdegno i gialli d’autore.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Senza alcun dubbio il libro tradizionale cartaceo, per il rapporto stretto con la carta, per il suo inconfondibile odore, per la possibilità di soffermarmi a lungo su un significato recondito, per tornare indietro e segnare le frasi più salienti, quelle che mi hanno maggiormente colpito anche se non disdegno in certi casi il digitale, per esempio in viaggio.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - Inizialmente ho avuto qualche difficoltà, soprattutto per come iniziare la storia e come dare rilievo ai personaggi, alle loro caratteristiche, agli stati d'animo e avevo intenzione di dare luce soprattutto alla bimba, poi in realtà, mi accorgevo mano a mano che scrivevo che la vera protagonista in realtà era Mina, la sua dolcezza ma anche la sua ostinazione e il coraggio di non abbattersi di fronte alle vessazioni e alle difficoltà . Mi sono innamorata di lei, del suo modo di essere e di agire. Lo scrivere è un atto catartico che ti libera da ogni forma di pregiudizio e ti regala una dimensione di libertà. Ho voluto dare risalto anche alla mia terra, la Romagna, allo spirito intraprendente della mia gente che con poco o niente é riuscita nella difficile impresa di una nuova imprenditoria turistica alla fine di una devastante guerra, grazie alla forza di volontà di andare sempre avanti e di guardare al futuro con fiducia. Mina ha in pieno questi caratteri ed è figlia della sua terra.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “La bambina che sorrideva sempre” se non lo avesse scritto.
Risposta - Sarei incuriosita molto dal titolo e mi chiederei perché mai questa bambina dovrebbe sorridere sempre. Che vuol dire l’autore, quali sono i temi trattati. Sarei attratta anche dalla copertina del libro realizzata da uno schizzo dell’autrice che raffigura una famiglia che si accinge a raggiungere una stazione.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Risposta - È in progetto in fase embrionale, per ora solo in cantiere, una raccolta di racconti vari ma è in fase di prossima pubblicazione una opera monografica di poesie con il titolo: ”All’ombra dei girasoli”- Aletti Editore. Da pochi giorni sono presente con alcune mie poesie nella Enciclopedia dei Poeti Contemporanei, sempre edita da Aletti.
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