| 👉Intervista a Laura Olga Ribolzi, che presenta ai lettori il libro di poesie “Fiori dalla cenere (Flowers from the ashes)”
☑️L'opera è disponibile in duplice lingua: Italiano e Inglese
Traduzione a cura dell'Istituto Alti Studi Linguistici Carlo Bo
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Collana "Altre Frontiere" ITA-ENG
€12.00, ISBN 978-88-591-9154-4
Il libro è disponibile anche in versione e-book
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📘 I N T E R V I S T A 📘
Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Fiori dalla cenere (Flowers from the ashes)”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - Metaforicamente parlando, la vita riesce a spogliarti di tutto, anche dell'ultimo abito, quello che restava in fondo all'armadio in quanto ormai fuori misura. Senti allora il freddo perché sei nudo e indifeso, ma sai che non puoi smettere di camminare e trovi in te delle piccole fiamme di speranza che ti riscaldano il cuore e trasformi quello che hai dentro. Il dolore, la delusione, lo sconforto si trasformano allora in parole che prendendo forma ricreano l'armonia dentro di te. Sono come piccoli fiori, sono nati dal fuoco della devastazione interiore e restano scolpiti sulla pagina consentendo allo stesso autore di rivivere quelle emozioni come una catarsi.
Chi legge ha la possibilità di vedere tutto questo, lasciando fluire le immagini: lo scorrere del tempo, l'attesa, le stagioni, la fuga, un altrove mai raggiunto in cui lo spirito trova sollievo, la lotta interiore tra la forza della vita e la resa dei momenti di scoramento.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - Sono pagine di vita vissuta. Ogni parola ha preso forma da una emozione, da un suono percepito nel silenzio, dal silenzio stesso o dal grido interiore di un particolare momento: il rapimento provato guardando un paesaggio, il ricordo di una passeggiata con mio padre da bambina, emozioni legate agli affetti più cari e ai luoghi del cuore, a persone perdute nello scorrere degli anni.
"In un giorno d'autunno", ad esempio, è nata in ottobre, osservando le fronde di un albero,
attraverso i cui rami, mossi dal vento, filtravano i raggi del sole. Avevo da poco lasciato la terra che fa battere forte il mio cuore e alcune persone del luogo a me care. Il distacco aveva creato un vuoto dentro me: ero attanagliata da una profonda nostalgia. I colori delle foglie esangui d'autunno, la luce che filtrava attraverso i rami e la brezza avevano sortito un effetto calmante. La natura piena di vita dell'estate cedeva il passo a quella più languida d'autunno, in perfetta armonia con quanto accadeva dentro me
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - Leggere e pensare è ciò che più di ogni altra abilità contraddistingue l'uomo.
Nel mio caso, mi sono posta domande sin dalla più tenera età e ho sempre avuto il desiderio di leggere, approfondire, analizzare ciò che ci circonda e accompagna il nostro viaggio. A un certo punto del mio cammino, ho sentito il desiderio di imprimere alcune emozioni o eventi sulla carta, vederli prendere corpo, per non perderli cancellati dal tempo e dall'oblio. Questo è uno dei privilegi più grandi e preziosi dell'uomo ed è anche assolutamente il più democratico.
In questo mio #libro è custodita la parte più genuina del mio mondo interiore, del modo in cui a volte percepisco il mondo. Ritengo questo un valore assoluto per chi voglia confrontarsi con un altro essere pensante e, magari, anche riconoscersi in alcune sensazioni provate in un particolare momento di vita vissuta.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Fiori dalla cenere (Flowers from the ashes)”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta - Nel 2018 la mia vita ha subito alcuni sconvolgimenti che hanno fatto vacillare le mie certezze. Inizialmente non ne capivo esattamente la portata. Con il 2020 poi, sono state le certezze collettive a venir meno e, come tutti in quel momento, mi sono trovata a confrontarmi con me stessa. La scrittura tornava a essere la mia medicina, non già come in passato, bensì con una forza e una spontaneità mai provate prima.
"Primavera 2020" è nata proprio in quel periodo: camminavo per le strade con una sensazione di immensa desolazione, immersa nei pensieri più neri. A un tratto, mi ritrovai di fronte a un ciliegio in fiore. I versi nacquero di conseguenza, regalandomi un po' di serenità. "Candidi sepolcri", per contro, è nata in un momento di gioia profonda. Mi trovavo sulla meravigliosa isola di Scarpanto e, sopra al piccolo porto, osservavo il promontorio che sorge a picco sul mare. Lì, avvolto dal silenzio e dall'immenso azzurro del mare, si trova il piccolo cimitero locale. Quei versi sono nati così, dalla commozione estatica provata pensando a quanta bellezza accompagnava il sonno di coloro che riposavano in quei sepolcri. Non da meno, "Mare" ha preso forma all'imbrunire, guardando il mare mentre la luce del giorno cedeva il passo al buio che incombeva dopo il tramonto. La meraviglia di quello spettacolo è stata tale da tenermi con lo sguardo fisso per un tempo che avrei voluto non finisse mai.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - A sedici anni mi capitava di rifugiarmi nel bosco per estraniarmi completamente dal mondo e calmare la mia inquietudine. Portavo sempre con me un libro, spesso erano i romanzi di Cesare Pavese, che sentivo assolutamente affine: le sue riflessioni più intense mi arrivavano dritte al cuore e alla mente. La sua voce era la mia stessa voce.
Alle superiori, inoltre, grazie al prezioso contributo della mia ottima insegnante di lingua
italiana, ho avuto l'immenso dono di studiare a fondo e con grande passione tanta letteratura classica, moderna e contemporanea. Fra i miei poeti preferiti in assoluto, Leopardi e Foscolo: fra i romanzieri, Morante, Svevo e tanti contemporanei.
Prima di scrivere, non ho fatto altro che leggere. È stata sempre una grande passione e
consolazione, un supporto irrinunciabile al mio cammino.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - La musica è una delle mie altre passioni culturali. Ho intrapreso lo studio del pianoforte durante gli anni della scuola media. Trovo che tutto ciò che ci circonda abbia una sua propria musicalità: il vento è un flauto, un usignolo è un ottavino, l'onda che s'infrange ha il ritmo di una ballata triste o focosa. Chi pratica l'arte di uno strumento, altro non fa se non afferrare la musica che vive nell'aria e ovunque nel creato. E la decodifica come si fa con un testo di una lingua, che non si comprende se non dopo averla trasformata rendendola decifrabile. Lo stesso vale per la scrittura: rende possibile fissare pensieri o sensazioni, traducendoli e rendendoli condivisibili o svelandone un senso che ci accomuna e, che altrimenti, ci sfuggirebbe di mano.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - Il romanzo, soprattutto di carattere introspettivo, è il mio genere preferito in assoluto. Anche le biografie che abbiano avuto come sfondo i grandi sconvolgimenti della vicenda umana collettiva o individuale. I libri che esprimono, senza mezzi termini e con efficacia, l'universale lotta dell'uomo per sopravvivere alla storia e per divenire esso stesso parte della storia. La letteratura dei vinti che, dallo sprofondo delle loro tragedie umane, ci insegnano a lottare comunque sino alla fine.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Sono assolutamente affascinata dall'idea che un pensiero, che abbia influenzato chi lo ha elaborato tanto da sentire il desiderio di affidarlo alla scrittura, possa essere diffuso nel mondo attraverso l'etere, così da arrivare ovunque e senza barriere.
Il libro cartaceo, tuttavia, resta il mio prediletto: devo toccare una pagina, sentirne il profumo. Sono tra coloro che spesso, leggendo un passaggio particolarmente sentito, ne sottolineano i contenuti tracciando righe con una matita ben temperata.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - La scrittura ha scandito lo scorrere dei giorni, soprattutto di quelli più difficili. È stata uno scudo contro l'attacco dello sconforto. L'inchiostro è divenuto uno strumento per superare le piccole e grandi crisi che hanno caratterizzato il mio ultimo lustro. Le immagini e la loro rappresentazione verbale sono emerse quasi sempre spontaneamente come un distillato emotivo nei momenti più intensi, momenti in cui le forze interiori sembravano vacillare. Mi è capitato anche di rileggere in seguito alcuni versi e di essere stupita di avere creato quella data immagine o descritto quella tale emozione, talvolta non ricordandomi nemmeno di averli veramente composti.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Fiori dalla cenere (Flowers from the ashes)”, se non lo avesse scritto.
Risposta - Questa raccolta è frutto di cinquant'anni di cammino, ogni verso è rimasto in silenzio per anni, ha aspettato la propria maturazione, nutrendosi al sole delle emozioni e sotto la pioggia a volte intensa delle inevitabili esperienze dolorose. Vi sono radici e fughe, l'eterna ricerca di senso, che attenua il vuoto che, talvolta, ognuno di noi si trova ad affrontare.
A chi si trova nella condizione di errare in cerca di risposte alle proprie domande, risposte che, sfuggenti, si paventano dinnanzi come illusorie lanterne per farsi invece ancor più distanti quando pare di coglierne l’essenza, a costoro è rivolto questo libro.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Risposta - Attualmente sto lavorando al mio primo romanzo autobiografico, in cui ripercorro le tappe fondamentali del mio cammino descrivendo i luoghi e gli incontri che hanno maggiormente contribuito a plasmare ciò che sono, forse anche ciò che non sono potuta divenire.
Contemporaneamente, ho preparato una seconda raccolta di componimenti in versi, alcuni dei quali nati spontaneamente in francese, lingua della quale apprezzo la poetica sonorità
unitamente alla profondità del lessico e della sintassi.
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