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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Poesia
 
Notizie Presenti:
 -

Intervista a Pamela Acestilli, che presenta ai lettori “La nota del cuore”.

di Rassegna Stampa

Intervista a Pamela Acestilli, che presenta ai lettori “La nota del cuore”.

Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “La nota del cuore”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - Sono sempre stata attirata da quel mondo liquido ed estremamente complesso da comprendere che è il mondo delle emozioni umane.
Identifico nel cuore la sede dell’anima e delle emozioni (cuore in senso metaforico ovviamente, sono consapevole che scientificamente è ben altro), e credo che in questa sede risiedano tutti i colori a nostra disposizione per creare delle opere d’arte individuali, bellissime e uniche, ma la scoperta di questi ultimi richiede una profonda conoscenza di sé stessi e il contatto con tutte le proprie luci e ombre, lavoro certamente non facile per quanto importantissimo.
Per questo motivo il cuore è la parte centrale della mia scrittura poetica, un modo per esplorare luci e ombre con cui sono in contatto. Usare il sostantivo nota è un trucchetto da saltimbanco per richiamare sia la scrittura che la musica che sono le due forme d’arte con cui mi esprimo meglio, non le uniche, ma sicuramente quelle in cui riesco a produrre qualcosa di cui io per prima, e in quanto mia più intransigente critica, posso essere soddisfatta. L’argomento ricorrente, quindi, può essere riassunto così: la vita esplorata attraverso il caleidoscopico mondo delle emozioni.

Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - Incidere non è il verbo corretto, la realtà è la mia scrittura. Anche quando uso figure retoriche o parallelismi con mitologie o letterature lontane dal mondo contemporaneo, sto descrivendo la realtà di un momento specifico, quindi dire che incide è un eufemismo.

Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - Non ci ho mai pensato fino a che non mi è stato chiesto in questa intervista. Shakespeare nel sonetto 18 definisce molto bene il concetto: “Finché uomini respireranno o occhi potran vedere,
Queste parole vivranno, e daranno vita a te”. E tra l’altro è un concetto che mi ha sempre affascinata, l’opera d’arte come segno immortale di un momento, ma nonostante lo capisca bene e lo condivida in pieno, non è ciò che mi ha fatto prendere la decisione di scrivere questo libro. Per me comporre poesia è una necessità e ho semplicemente colto l’occasione di dare una cassa di risonanza maggiore a quest’ultima; quindi, se adesso dovessi dire cosa vorrei che si salvasse dall’oblio del tempo attraverso questo libro, parlerei di due concetti. Il primo è che noi siamo un mondo da esplorare e in questa esplorazione le emozioni sono la nostra mappa e la fonte della nostra umanità, mentre il secondo è che la bellezza, non come canone estetico contemporaneo ma come armonia e vicinanza con il divino, è l’unico tramite per la creazione di un mondo migliore.

Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “La nota del cuore”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta - Sicuramente la scelta delle poesie da inserire e l’arrivo della bozza con la prefazione del Maestro Gazzé.
Scegliere le poesie da inserire in questa silloge è stato facile e complesso al tempo stesso perché i miei scritti sono meticolosamente custoditi in uno spazio che mi è sempre accessibile e che, per di più, cerco di mantenere quanto più in ordine possibile perché possa sempre rispecchiare l’evoluzione del mio mondo, quindi recuperarli non è difficile. La parte complessa è stato silenziare i dubbi, nella solitudine del mio studio, su ogni scelta, ogni parola, ogni virgola, sul risultato d’insieme, in poche parole dover abbandonare quel bisogno di perfezione che penso sia normale tra chi si espone allo scrutinio altrui volontariamente.
Per quanto riguarda, invece, l’arrivo della bozza con la prefazione del Maestro Gazzé, è stato un fulmine a ciel sereno, ero in ufficio da un cliente e ho aperto la mail, più che altro per controllare se ci fossero delle richieste operative da dover svolgere, e quando ho visto lo scritto non ho trattenuto la curiosità e l’ho letto velocemente, se non ci fossero stati i versi delle mie poesie citati in maniera così precisa e puntuale avrei fatto fatica a credere che in quelle righe ci fosse un commento al mio lavoro. Mi sono commossa. Invece, gli episodi che hanno portato alla nascita di ogni componimento sono tutti gelosamente custoditi nella mia memoria, anche quelli più dolorosi, perché quello è ciò di cui è fatta la mia vita.

Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - Adoro Shakespeare, che non manco di citare, Wilde e Milton, Baudelaire, Rimbaud e Blake nonché Wordsworth, tra gli italiani sono innamorata di Foscolo. In pratica, Shakespeare e Milton a parte, nel mio petto batte un cuore ottocentesco, anche se non credo emerga molto nei miei scritti, dato che sono molto più simili ai lavori degli autori contemporanei. In più sono appassionata di mitologia, quella greca in primis, ma sto iniziando a leggere anche quella di altre culture europee, e a questa mi capita di fare riferimento nei miei componimenti.

Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - Ci sono sicuramente, prima fra tutte la musica; basti pensare che nonostante la mia agenda piena riesco a ricavarmi quasi due ore al giorno, in media, per ascoltarla. I gruppi, musicisti e cantanti che fanno parte del mio bagaglio culturale sono davvero tantissimi, però penso che il nome per eccellenza per quanto riguarda l’influenza sulla mia scrittura sia quello di Jim Morrison come poeta e dei The Doors come musica. Le altre discipline da cui traggo ispirazione sono le arti grafiche, la pittura e la fotografia. Per quanto io mi cimenti in queste non sono bravissima, per la prima non ho la mano e per la seconda non ho la pazienza e il tempo di accostarmi come si deve allo strumento, ma gli elementi che caratterizzano entrambe ovvero luce e ombra, colori e sfumature, influenzano molto anche i miei scritti.

Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - A parte i libri di argomenti tecnici legati al mio lavoro (non ci sono mai abbastanza grammatiche e dizionari nella mia libreria) che includono dai libri di linguistica a quelli di marketing, psicologia, e leadership, le letture che prediligo sono di carattere storico, per esempio adesso sto leggendo un libro sulle dinastie reali britanniche dal 1066 ad oggi, oppure il mondo fantasy e i romanzi che danno voce a personaggi in evoluzione.

Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Assolutamente cartaceo, per quanto riconosca i vantaggi del digitale, l’emozione di un libro cartaceo è imbattibile.

Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - Quello di sempre. Ho scritto le mie poesie prima ancora di pensare anche solo lontanamente all’ipotesi di poterne fare un libro, la relazione, quindi, è quella che ho sempre avuto: scrivo quando la musa chiama e riesco ad assecondarla e mi capita di frequente che le poesie che nascono quasi senza riflessione, di cui magari io sono poco convinta, sono quelle che invece raccolgono i pareri più positivi tra le persone che sono obbligate a leggerle e che spesso e volentieri si svegliano al mattino con l’immagine del mio ultimo componimento, scritto a tarda notte. (Sì, ho delle amiche eccezionali che mi sopportano per questo e per tanti altri tratti forse eccentrici). Quando l’ipotesi libro è diventata una realtà, come ho scritto sopra, la difficoltà maggiore è stata quella di silenziare il bisogno di perfezione.

Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “La nota del cuore”, se non lo avesse scritto.
Risposta - Comprerei “La nota del cuore” per scoprire un approccio al concetto di essere umano diverso dal mio, se fosse diverso. L’ho scritto io, quindi non può essere diverso; quindi lo comprerei per imbarcarmi in un viaggio attraverso le emozioni.

Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Risposta - Ne ho sempre. Al momento ne ho una che s’intitola “Poesie e racconti d’arte” una sorta di gioco in cui le opere d’arte hanno una voce loro o narrante dipende dall’opera, tra l’altro alcune delle poesie contenute in questa silloge come Blu, Rosso, I due ballerini e Il pensiero di un viandante arrivano da quel progetto. L’altro invece è un romanzo, ma ho in testa idee di romanzi da quando sono al liceo e non mi sono mai fermata a sufficienza per realizzarne una, però questa mi piace particolarmente: è un libro composto da tante storie, in stile Decamerone e I racconti di Canterbury, in cui però si dipana anche una storia principale che entra nei racconti. Ci sono affezionata perché credo che sarebbe il momento giusto per scrivere una storia del genere, magari sarà la volta buona che deciderò di dedicargli il tempo che necessita e portarla alla luce.


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