| 👉Biancamaria Valeri presenta ai lettori IN PUNTA DI PENNA
Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “In punta di penna”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - Ho scelto di dare alla mia silloge il titolo: “In punta di penna” perché per me la poesia ha dita e mani delicate e traccia con timore e tremore sulla carta la proiezione dei sentimenti, l’ombra pudica dei sentimenti umani. Nell’opera rifletto sul Mondo non come semplice spettatore, ma come attore cosciente e consapevole: Homo sum, humani nihil a me alienum puto (Terenzio, Heauton Timorumenos). Solo in questa prospettiva si possono interpretare i miei componimenti che riguardano la complessa esperienza della vita umana, sia quando riflette sull’interiorità dell’Uomo sia quando si allarga l’orizzonte alla comprensione della Natura e dei suoi fenomeni.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - Penso che la “realtà” sia sempre presente come fonte ispiratrice per ogni composizione, in prosa come in poesia. Come sosteneva Benedetto Croce: “la storia è storia del presente”; “perché, per remoti e remotissimi che sembrino cronologicamente i fatti che vi entrano, essa è, in realtà, storia sempre riferita al bisogno e alla situazione presente, nella quale quei fatti propagano le loro vibrazioni” (B. Croce, La storia come pensiero e come azione).
Non si può prescindere dalla “realtà”, pena il diventare effimeri, meri fantasmi evanescenti. Se non c’è collegamento con la realtà, anche se trasfigurata per redimerla dalla banalizzazione, perché scrivere di poesia? perché comporre poesia? Sarebbe un esercizio solipsistico, retorico e vuoto anche di significati e significazioni. Una poesia pensata lontana dalla realtà, sarebbe veramente inutile.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - “Oblio del tempo” … mi piace questo sintagma. La curva dell’oblio descrive quel complesso processo che è la perdita di memoria nel tempo. Un concetto connesso è quello dell'intensità del ricordo, che rivela quanto tempo un contenuto viene conservato nel cervello. Pur richiamando la speranza di Orazio, espressa nel celebre verso: non omnis moriar (Orazio, Carmina, 3, 30, v. 6), perché la sua produzione poetica e letteraria in genere gli avrebbe dato posterità, non voglio attribuirmi fama di posterità per i miei semplici componimenti, ma nemmeno voglio essere consunta dalla corrosione che il tempo fa della vita e di ogni cosa di natura mortale presente sotto il cielo. Negli “incliti” versi di Foscolo del sonetto “Alla Sera” il Poeta, contemplando la pace che la sera gli apportava, esclamava:
“Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
Che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
Questo reo tempo, e van con lui le torme
Delle cure onde meco egli si strugge”.
Foscolo si pacificava nella sera, assimilata, nel suo immaginario poetico, alla morte, sentendo annichilire il suo spirito ruggente e guerriero; ma, a mio giudizio, il desiderio di non morire completamente e il contrasto alla forza distruttiva del tempo è una necessità che ogni Uomo sente dentro di sé. Mi piacerebbe salvare un’esperienza di vita.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “In punta di penna”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta - La Poesia non cambia il mondo esterno, cambia l’anima di chi la produce e di chi l’ascolta. Perché la Poesia, termine che deriva dalla parola greca ποίησις (derivata da ποιέω = produrre, fare, creare ed, in senso più ampio, comporre), produce attività e attività produttiva di Bene e Bellezza, due valori che portano con sé anche Giustizia, Equilibrio e Pace. Nella mia silloge poetica esprimo la necessità di mettere all’unisono la mia anima con quella di qualsiasi lettore, che si rispecchierà nei miei componimenti, nel mio modo di vedere il Mondo con occhi incantati e stupìti. Un cammino “iniziatico” che conduce al cielo, all’attingimento di valori assoluti.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - Credo che dopo quanto ho già espresso è facile risalire a tutta la mia esperienza di studiosa di letteratura classica greca e romana; non mi sono estranei gli Stilnovisti; la poesia amorosa di Gaspara Stampa, Vittoria Colonna, Emily Dickinson, Foscolo, Leopardi, Pascoli, Carducci e non ultimi i poeti del Novecento, in particolare Ungaretti, Quasimodo, Montale.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - La pittura, la scultura, la musica. In particolare Michelangelo, il Caravaggio, Beethoven, Mozart.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - La narrativa e il teatro.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Sono due opzioni che approvo, ma preferisco il libro cartaceo; questo è sempre “pronto”, a portata di mano e non ha intercapedini o schermi tra te e lui. È reale: lo tocchi, lo sfogli, lo leggi: è un vero amico che ti parla sempre davanti.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - Bisogna prendere la Poesia seriamente: rileggere, correggere, sull’onda del sapere che si acquisisce con l’esperienza del Mondo, sul quale si riflette l’Anima di ciascuno. La poesia nasce dal continuare ad imparare, per limare l’ingenuità, spesso scambiata per ispirazione poetica. Il mio rapporto con la scrittura, dunque? Un profondo e silenzioso lavoro di miglioramento.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “In punta di penna” se non lo avesse scritto.
Risposta - È sempre una buona occasione di conoscenza comprare un libro di poesia. Specialmente quando in una società frettolosa, oggettivante, materializzante, dove tutto deve essere riferibile ad una funzione utilitaristica, si deve riscoprire il fascino di un’opera, vorrei dire anche “operazione”, assolutamente disinteressata; un’operazione dell’anima che non ricerca fini ulteriori rispetto al piacere di parlare e di parlare comunicando il bello e il bene. Una conversazione alta ed altra rispetto a fini economicistici, una comunicazione in cui
Per riflettere sulla storia di un’Anima, storia nella quale probabilmente si può rispecchiare ognuno di noi.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Risposta - Non voglio mettere limiti all’ispirazione, alle proposte che mi verranno, alla disponibilità del mio animo di svelarsi.
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