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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Poesia
 
Notizie Presenti:
 -

Intervista a Maria Cristina Santini che presenta ai lettori “I voli di una coccinella”

di Rassegna Stampa

✔️ Intervista a Maria Cristina Santini che presenta ai lettori “I voli di una coccinella”

Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “I voli di una coccinella” Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - La coccinella è un insetto che sempre mi ha affascinato fin dall’infanzia, col suo stupendo color rosso e quei sette puntini neri che formano la sua livrea così caratteristica. Crescendo, ho scoperto aspetti di questo coleottero che mi hanno sorpreso, per esempio che per difesa secerne veleno, per fortuna non letale per l’uomo; oppure che il numero sette in numerologia viene collegato alla fortuna e alla speranza, e nella religione cristiana è simbolo di completezza, perfezione, santità: i sette giorni della creazione. Tutto ciò per dire che non può essere un caso che tanta simbologia sia racchiusa in un esserino così piccolo.
I voli di una coccinella è una metafora. La fanciullezza rimane intatta in ogni essere umano pur dovendo impara a volare più alto ogni giorno tra una esperienza e l’altra, a volte sfoggiando i colori per attrarre oppure a volte sprigionando il veleno per difesa.

L’argomento principe è senza dubbio l’amore in tutte le sue sfaccettature, amore quale ragione del tutto, fonte di ogni azione: l’amore per la natura, l’amore puro, l’amore carnale, l’amore che nel disamore si alimenta di ricordi che rendono sacro il passato, come i Ricordi che ancora ci mettono nei guai. Rifugiarsi nella bellezza di un ricordo è un toccasana per la mente sempre più stanca della routine e delusa dalla vacuità circostante.
In secondo luogo vengono riuniti in questa raccolta i valori universali, vediamo per esempio la famiglia, i figli visti come pietre preziose incastonate negli occhi della madre come anche la nobiltà d’animo.
Emerge la sensibilità dell’essere umano vista da prospettive diverse, studiandone i dettagli che vengono raccontati con rispetto ma anche con rabbia, e poi con quella tristezza di colui o colei che accetta a malincuore la realtà sapendo che tutto potrebbe essere diverso, ma il male di vivere, che tanto mi ricorda Cesare Pavese ne La bella estate, avvolge questa vita inesorabilmente.

Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - A mio modo di vedere la scrittura è sempre mossa dal desiderio rendere manifesta agli occhi altrui la realtà sentita da ognuno di noi, in tanti modi diversi che però poggiano sempre sugli stessi pilastri. Chi scrive trova la forza di raccontarsi celebrando così la universalità dell’amore e dei calori, e chi legge si rivede in quelle parole. Il poeta ha la capacità di amplificare i movimenti dell’animo con l’aiuto di tecniche, forme poetiche e con la musicalità. Il tutto ben miscelato riesce a far breccia in quella stanza chiusa a chiave dentro di noi che non sempre abbiamo il coraggio di aprire. In ogni caso la realtà è fonte di ispirazione e le esperienze di vita reale mi trasmettono conoscenza, grazie alla quale posso sondare parti di me e delle quali scrivo attraverso trasposizioni o metafore. Ogni attimo vissuto mi lascia un patrimonio che merita essere raccontato affinché il lettore non si senta solo e sappia di essere accompagnato nel suo cammino verso la ricerca delle risposte di cui ha bisogno.

Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - Credo che chi scrive, ed osa pubblicare, riconosce di avere una missione: raccontare senza censure la propria verità. Pur sapendo che la parola ha irrimediabilmente dei limiti, lascio che la mia mano venga guidata dalla forza propulsiva che sta nel mio interno, che è assolutamente invisibile agli occhi.
La grande sfida consiste nel trasmettere immagini incisive attraverso i versi che sappiano coinvolgere il lettore con il magnetismo che solamente si può sentire, permeando le parole di polvere di stelle.
La poesia ha il compito di ricordarci l’epoca in cui viviamo e fa riaffiorare quanto stiamo dimenticando, risveglia messaggi primordiali. In questa era fatta prevalentemente di tecnologia, desidero portare l’attenzione sulla potenza dell’essere umano capace d’insinuarsi là dove i meccanismi si bloccano.
So che posso sembrare presuntuosa, ma la poesia apre porte chiuse a doppia mandata senza usare la forza, poiché la sua fluidità permette lo sciogliersi di qualsiasi nodo.
Cosa voglio salvare e custodire dall’oblio del tempo? Senza dubbio la poesia, insieme a tutte le arti poiché la bellezza salverà il mondo come scrive Dostoesvkij, il quale per mezzo del principe Myshkin, parlando della donna che lo ha fatto innamorare, ci dice: È così bella che fa paura guardarla.

Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “I voli di una coccinella” se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta - Non esistono episodi isolati ma piuttosto l’avvenimento che aveva bisogno di raccontarsi. Senza ombra di dubbio, lo stesso titolo del libro è una chiave di lettura per un buon osservatore, poiché la fanciullezza, che spingiamo sempre più in fondo a noi nel corso della vita, ad un certo punto riaffiora e nessuno può fermarla. Il bambino che risiede dentro di noi, anche dopo averlo dimenticato per decenni, ritorna in vita affermando che non è mai morto, anzi, è proprio lui che ci ha tenuti in vita nonostante la nostra ingratitudine.
C’è quindi un episodio fondamentale che ha realizzato il risveglio e mi ha fatto vivere con gioia, passione e raccoglimento al tempo stesso questo mio compito: comprendere che rivivere i ricordi, anche i più tristi, con un’anima bambina, si annulla il giudizio e rimane l’essenza dell’esperienza caratterizzata da sensazioni, emozioni e paure vinte.
Questa esperienza formativa io la chiamo “effetto vitamina C” che tutto ripara.

Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - Chi bene mi conosce sa che ho un’adorazione per Gabriele D’Annunzio, del quale non riuscirò mai a sfiorare la grandezza. Quando penso ai suoi lavori come “Il piacere” o “La pioggia nel pineto” mi smarrisco fra tanta bellezza, delicatezza, eleganza e professionalità. So bene che la parola professionalità stride un po’ parlando di un artista con la A, di un maestro, ma la sua tecnica rimane insuperabile ed equivale ad una visione moderna di “professionalità alla ricerca dell’eccellenza”.
Esiste anche una frase che risuona dentro di me come un mantra: È naufragar m’è dolce in questo mare di un “infinito” Giacomo Leopardi, e qui non ho nulla da aggiungere perché con le mie parole ridimensionerei l’immensità di un altro esempio irraggiungibile.
E che dire dell’ermetismo di Quasimodo. Mi innamorai giovanissima dell’impressionante potere di sintesi, potenza e vera e propria magia di questa opera maestra: Ognuno sta sul cuore della terra, trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera. Quanta maestria in queste poche (di numero) ma sconfinate parole!
Per quanto riguarda la mia esperienza sentimentale, penso che sia evidente nel leggermi, che l’università della vita mi ha presentato una lunga lista di esami improvvisi, e che con il mio temperamento, la sensibilità ed anche la cultura ho affrontato con il cuore. Leggendomi è anche comprensibile che mi sono rotta in tanti pezzi più di una volta, ma sono certa di essere stata in una vita passata un artigiano giapponese, e così attraverso la riparazione dei cocci delle tazze di tè, che è il kintsugi, ho imparato a ridare loro nuova vita grazie alla resina e all’oro, imparando allo stesso tempo l’accettazione del danno poiché, sempre per i giapponesi, “cadi sette volte e rialzati otto”.

Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - Certamente sì, e direi con sicurezza che la pittura mi accompagna da sempre nel raccontarmi e nel raccontare.
Un foglio bianco che aspetta di essere scritto ha la stessa forza di attrazione di una tela immacolata. Ne “Il valore della parole” scrivo in maniera inequivocabile:
È quella pagina
dal bianco infinito
che inghiottisce
e rapisce con il suo mistero.
Amo anche dipingere e scrivendo vedo immagini nella mia mente che mi ricordano l’impressionismo protagonizzato da Renoir o Monet, oppure Joaquím Sorolla che mi trasmette beatitudine grazie alla scelta delle nuances così intense e brillanti.

Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - Qui cercherò di non dilungarmi troppo ma sarà difficile farlo.
I generi che prediligo sono la prosa e il teatro oltre alla poesia, ma più che di generi io parlerei di veri e propri maestri per me.
Una meravigliosa insegnante mi fece apprezzare Luigi Pirandello, Cesare Pavese, Giorgio Bassani, Alessandro Manzoni, Dante Alighieri che, appena posso, rileggo sempre con occhi nuovi ogni volta.
Tra i francesi posso citare Jacques Prèvért, Victor Hugo, Charles Baudelaire, Arthur Rimbaud, mentre tra gli anglosassoni: Shakespeare, Oscar Wilde.
Una scrittrice che ammiro è anche Isabel Allende oppure Paulo Coelho ed anche Sandor Marai, Hermann Hesse e tanti ancora.
Il libro che ho letto più di recente è del maestro Giuseppe Aletti e si tratta de “Da una feritoia osservo parole”. Mi ha fatto riflettere il suo diario scritto in epoca di pandemia di cui mi colpisce l’essenzialità piena di significato. Leggendo le sue riflessioni mi tornava spesso alla mente un altro mantra che mi risuona spesso e cioè la brevità è l’anima del genio di A. Cechov. Riconosco che essere sintetici, efficaci e potenti è alquanto difficile, ma il maestro Aletti con il suo libro ci è riuscito molto bene.

Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Assolutamente scelgo il libro cartaceo per le ragioni che cercherò di spiegare senza risultare strana.
Innanzitutto per il profumo della carta che cattura i miei sensi. Infatti io passerei le giornate in libreria o in cartoleria, come anche in una biblioteca.
Inoltre è per me anche una questione di tatto poiché il gesto di accarezzare la carta ha un fascino irresistibile ed è impossibile da descrivere.
Altro aspetto per me importante è che considero la lettura in cartaceo come un rituale che mi permette di tatuare nel mio interno le emozioni, le sensazioni, i sentimenti che riconosco come miei oltre ad imparare a riconoscerne di nuovi. Il libro digitale mi allontana troppo dall’aspetto umano e ciò che leggo non rimane così impresso nella mia memoria.

Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - Per me scrivere è un momento catartico. So che ogni volta in cui mi accingo a compiere questa azione, mi metto totalmente al servizio della bellezza dell’arte quale frutto dei canti dell’anima. Ovviamente non è una questione d’istinto, anche se può essere una componente, ma scrivere è soprattutto gentilezza, è prendersi cura delle parole, è cercare un equilibrio intriso di intensità, è come tessere un filo d’oro che cade dal cielo, grazie al quale unire, anche solo per un istante, le forze del cosmo.
Non è il mio primo libro questo, ma l’ho vissuto con una gioia particolare. Ogni poesia è stata come affacciarmi ad una finestra diversa ed ammirarne il paesaggio, vedendo le sequenze di un cortometraggio nella vastità della mia mente che distingueva dettagli, colori e sfumature.
In ogni correzione della bozza ho fatto una immersione dentro di me come un pennello sulla tavolozza che viene intinto in un colore piuttosto che in un altro, oppure amalgamando due colori per dar vita ad una gradazione inesplorata e creare uno scenario unico ed irripetibile.

Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “I voli di una coccinella” se non lo avesse scritto.
Risposta - Esistono momenti, situazioni o incontri inattesi che all’improvviso ti cambiano perché ti riscoprono.
I libri giusti per ognuno di noi ci vengono incontro, ci danno delle risposte che abbiamo cercato per tanto tempo senza riuscire mai a trovarle.
Ciò che ci entusiasma e ringiovanisce sono le sorprese e nonostante io abbia letto e riletto le poesie contenute in questo libro, ogni volta che riesco a vivere la novità dentro di me, ritrovo i valori che fondano la nostra civiltà e cultura immutati, ma le angolazioni sono diverse perché al termine di ogni lettura mi sono fatta domande diverse ed ho visto tante versioni di me proprio come Pirandello portò in scena “Uno, nessuno, centomila”.

Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Risposta - Ho sempre avuto l’abitudine di scrivere ogni giorno e in realtà ho diversi lavori in cantiere raccolti in bozze e che sono da perfezionare. Ho raccolto momenti preziosi che dedico a me stessa come un esercizio di meditazione. Come ho detto poc’anzi ciò che ci entusiasma e ringiovanisce sono le sorprese e ciò che desidero offrire a chi mi legge è vedermi in una veste nuova. Avete presente l’effetto prisma? Penso a qualcosa del genere. E citazione più appropriata non esiste se non di ciò che posso essere io per me, non solo non potevate saper nulla voi, ma nulla neppure io stesso (da “Uno, nessuno, centomila” di Luigi Pirandello).

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