| Intervista a Gianni Massimo Balloni che presenta ai lettori la raccolta poetica "Echi"
Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Echi”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - “Non si può che partire da questa domanda giustamente curiosa. Vede, io credo che la poesia, ogni #poesia, possa definirsi come 'una sensibilità che non voglia morire', ecco, noi nel nostro cammino incrociamo molti attimi di sensibilità che si accartocciano dentro di noi; a volte riemergono improvvisamente altre volte li andiamo a cercare: «Echi» sono voci che rimbalzano dalle valli del cuore e da quelle della memoria.
Per il resto ogni argomento legato al senso ed agli accadimenti del nostro transito terrestre che possa stimolare un verso può in seguito portare ad una lirica.”
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - “Come dicevo sopra ogni sensibilità, quindi ogni poesia, emerge dalle nostre azioni e dalla percezione della realtà, ma anche da atmosfere oniriche”.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - “Dall'oblio del tempo voglio salvare me stesso, meglio ancora, le inquietudini che si seminano lungo il percorso esperenziale della vita, ma anche le dissidenze, perché la poesia è un esercizio di dissidenza al maldestro percorso dell'intera esistenza”.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Echi”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta - “Dovrei scrivere o richiamare altre #poesie, in quanto già è tutto obliato e qualcosa scritto”.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - “Premesso come non mi prenda sul serio, sono un tipico e modesto #poeta di provincia in una nazione di navigatori, santi e poeti… In realtà i veri poeti sono troppo grandi per, a parte leggerli, tentare di imitarli o ispirarcisi, viceversa io trovo spunto da ciò che i miei sensi intercettano nei vari stimoli quotidiani, lavoro, sport, politica, letture, svaghi, viaggi, relazioni, approfondimenti culturali.
Spesso amo soffermarmi, seppur mai a lungo, sui quadri di Hopper.
Hopper lavora sulla condensazione affinché qualcosa sopravviva e rimanga; i suoi quadri esplorano in modo radicale il dilemma profondamente, nel suo caso ma ormai occidentale, americano tra l'essere e l'apparire.
Nessuno è mai 'a casa' , tutti si trovano in viaggio”.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - “È una domanda a cui mi è difficile rispondere, certamente tutte le forme artistiche sono fonte di introspezione e creano una bolla interiore che si aspira poi ad esternare con il verso. Indubbiamente le opere di artisti quali Canova, Rodin, Raffaello, Caravaggio, Friedrich, Bocklin, gli Impressionisti, o il giallo accecante di Van Gogh, la metafisica di De Chirico, il rosso fuoco di Munch, ma l'elenco sarebbe infinito, incidono in qualche modo e misura nei nostri canoni emotivi, di pensiero e di stile, pure la #scrittura rimane sempre una rappresentazione molto personale”.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - “Devo dire che sono un gran #lettore e dei più svariati generi, tuttavia prediligo i saggi, sia essi filosofici, politici, artistici, ma soprattutto i classici antichi, hanno detto tutto sull'uomo, sulla politica, sull'altrove. D'altronde il 'nostos' dell'Odissea è in noi, siamo tutti in esilio come direbbe Borges”.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - “Il libro tradizionale è insostituibile come oggetto, come piacere tattile, come simbolo, come contatto sensibile con chi lo ha scritto, crea calde relazioni oltre il tempo e lo spazio”.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - “Quando scrivo dialogo con me stesso. La scrittura è una forma di meditazione, un cammino sui molteplici piani della vita, reale ed irreale”.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Echi”, se non lo avesse scritto.
Risposta - “Lo comprerei perché vi si trova una poesia attuale, che per me deve essere solida, che duri nel tempo, non troppo aulica e nemmeno mielosa che dopo un po' annoi o infastidisca.
E poi vi è il ritmo, perché il ritmo è tutto, come affermava, perdoni il riferimento, il Vate!
Mi permetta di ringraziare, per la pregnante introduzione che ha voluto dedicarmi, Alessandro Quasimodo, attore, regista teatrale, poeta, nonché figlio del premio Nobel Salvatore Quasimodo”.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Risposta - “Oltre a comporre in futuro altra silloge poetica, ho in mente di scrivere, ma averne il tempo, libri che raccontino di viaggi, prendo sempre appunti quando viaggio, ma anche una raccolta di aforismi che incrocio e traggo dalle mie letture, in fondo ed in senso lato gli aforismi sono una moderna forma di haiku occidentali su cui appoggiare i nostri processi mentali e spirituali”.
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Collana "I Diamanti - Poesia"
pp. 64 €12.00
ISBN 978-88-591-9005-9
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