| Intervista a Luca Paolicchi, che presenta ai lettori il libro “Il pescatore e la sirena”
Partiamo proprio dal titolo, come mai “Il pescatore e la sirena”?
Omar, il protagonista del racconto, è un pescatore e la donna di cui s’innamora, Pizzica, è bella come una sirena. “Il pescatore e la sirena” è anche il titolo di un quadro che diverrà protagonista della storia nel finale.
Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
L’argomento principe per me è l’individuazione. La ricerca di noi stessi è un percorso iniziatico che si compie attraverso il viaggio, gli incontri con persone e situazioni nuove, la partecipazione emotiva, l’empatia. La vita è un crogiolo alchemico che ci trasforma ogni qualvolta riusciamo ad attraversare la barriera che separa il noto dall’ignoto. In questo processo di trasformazione individuale non siamo mai soli in realtà. L’universo ci assiste inviandoci validi aiutanti che ci accompagnano sino alla meta. È un tema che ho già trattato nel mio primo romanzo “Itaca”.
Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Sono stati i miei amici, dieci anni fa, sull’aereo che ci riportava in Italia, a chiedermi di mettere per iscritto la nostra vacanza a Istanbul. Nel personaggio di Omar c’è molto di me, dei miei valori e del mio modo di intendere la vita. Sicuramente mi riconosco nella sua voglia di investigare la realtà, ricercando negli eventi un significato più profondo e nella sua volontà ferrea che lo porta a non arrendersi mai, anche quando tutto sembra perduto.
La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
La bellezza, in tutte le sue forme. La bellezza di Istanbul, una città unica, ricca di sensazioni, aperta e ospitale, fastosa, un vero ponte fra oriente e occidente. Il luogo ideale per un incontro.
La bellezza della protagonista femminile, scintilla divina che muove il destino di Omar.
La bellezza delle fatiche quotidiane, dei buoni sentimenti e dei valori condivisi, delle piccole gioie della vita. Infine, la bellezza delle parole: parlate, scritte, sussurrate, ascoltate, cantate, immaginate, sognate. Le parole sono i mattoni dell’animo umano.
A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Il pescatore e la sirena” se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
C’è un momento che ricordo con particolare piacere: quando io e Gianluca sotto un autentico diluvio, riparati da un piccolo ombrello, abbiamo risalito la strada che portava a Sultanahmet cantando a squarciagola “Scende la pioggia” di Gianni Morandi. Quando sei felice e in pace con te stesso non esiste evento avverso che possa impedirti di celebrare la vita nella sua magnificenza.
Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Un libro che ho letto poco prima di partire per Istanbul e che ha sicuramente influenzato la stesura di questo racconto è “Treno di notte per Lisbona” di Pascal Mercier. Il libro parla di una ricerca affannosa della propria verità da parte del protagonista, per le strade di una capitale europea. Un’esperienza che ho fatto rivivere al pescatore Omar.
Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
In verità è successo il contrario, la mia scrittura ha influenzato il mio essere artista. Dopo aver scritto due racconti sul tema della pittura, ho iniziato a fare ritratti. La scrittura si è rivelata per me uno strumento per aprire nuove stanze nella villa della mia esistenza.
Il quarto paragrafo del racconto termina con la frase “Pioveva senza tregua quel giorno sui fasti dell’antica Bisanzio”. È un omaggio alla poesia “Barbara” di Jacques Prévert (Ricordati Barbara/ pioveva senza tregua quel giorno su Brest/ e tu camminavi sorridente/ raggiante rapita grondante/ sotto la pioggia…)
Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Mi piacciono le biografie e i libri a tema spirituale. La mia preferenza però va ai grandi classici della letteratura e della poesia, prima fra tutti la Divina Commedia di Dante Alighieri.
Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Senza ombra di dubbio il libro cartaceo. Lunga vita alle biblioteche!
Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Direi totalizzante. La creatività è un treno che aumenta di velocità man mano che l’opera prende forma, fino a diventare inarrestabile. Scrivere è una dolce ossessione che dura fino al giorno in cui l’opera è terminata.
Un motivo per cui lei comprerebbe “Il pescatore e la sirena” se non lo avesse scritto.
Sono convinto che non sia il lettore a scegliere un libro, ma piuttosto il libro a scegliere il proprio lettore. Se me lo trovassi davanti, credo che mi lascerei sedurre dall’immagine di copertina, bella e misteriosa, e dalla spirale avventurosa che parte dalla sinossi e ti trasporta fino alla fine della storia.
Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Ho appena terminato la traduzione in lingua portoghese del mio romanzo “Itaca” e a breve inizierò la ricerca di un editore. Sarebbe bello poterlo pubblicare con la Aletti!
Se poi “Il pescatore e la sirena” dovesse riscuotere successo, si potrebbe pensare a un seguito…
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