| L'esordio in narrativa di GRAZIELLA PASINI con MNEMONICHE VISIONI. L'intervista.
Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Mnemoniche visioni”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - Il titolo è nato con la trama del romanzo, quindi praticamente dall’inizio. I protagonisti si avventurano in qualcosa di più grande di loro, in nome della scienza, e per il bene dell’umanità, così dicono. Assorbiti da questa passione, non esitano a sacrificare i princìpi in cui credono e persone a loro vicine, relegandole a un ruolo marginale. Non esitano ad assumere una condotta talvolta riprovevole. Nel libro è evidente la difficoltà che incontrano nel conciliare la parte pensante con la parte emotiva che inevitabilmente si affianca.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - Essendo un libro di pura fantasia, la realtà ha inciso soltanto sulla costruzione della narrazione.
I richiami alla realtà sono diversi: il primo è la sfrenata ambizione con cui i personaggi si muovono; in secondo luogo, il veloce susseguirsi degli avvenimenti e il tempo utilizzato per la narrazione prendono spunto dal vivere frenetico di oggi.
Esiste un ritmo nel romanzo: inizialmente appare lento, ed è voluto e riservato a colei che è avulsa da certe dinamiche e ha bisogno di tempo per rendersi conto di ciò che accade, regalando così al lettore alcune pagine d’ingenuità e di purezza.
Poi, tenuto conto che i soggetti interessati sono più esperti nel gestire lo stato delle cose, il ritmo cambia, si fa più intenso. E questo rispecchia la realtà, infatti, ogni volta che iniziamo una cosa nuova siamo più guardinghi, più cauti, poi man mano che acquisiamo competenze diventiamo più disinvolti.
Inoltre, leggendo attentamente, si potrà notare come alcuni protagonisti diventino quasi speculari: lavorando per molto tempo a stretto contatto gli uni con gli altri, o frequentandosi da molto tempo, finiscono per adottare comportamenti pressoché identici e nel romanzo questo fatto si ravvisa. Anche in questo aspetto c’è realtà: gli altri ci sfiorano con le loro movenze, le loro scelte e, in taluni casi, in modo profondo quando ci raccontano di se stessi.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - Mi sono soffermata su come l’uomo, nel momento in cui è coinvolto in qualcosa che gli interessa e lo appassiona, non ha limiti. Il suo intelletto si mette in movimento, le sue energie si attivano, il suo pianificare si fa minuzioso oppure impulsivo, ma corre verso la meta. Quale? I personaggi del romanzo sono presi da una scoperta importantissima per il genere umano, così la loro mente si mette in movimento, razionalmente si adopera per giungere al risultato, ma è anche la medesima mente che viene a trovarsi in condizioni di fragilità, perché qualcosa di incontrollabile come un ricordo doloroso, un affronto, un episodio, ne compromette la lucidità.
Questo è l’essere umano, può essere un genio ma non è immune dalla sofferenza, dall’emotività.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Mnemoniche visioni”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta - Devo dire che è stato molto bello per me scrivere questo romanzo. Ho scritto di getto, partendo da una trama che avevo in “mente” e che non mi abbandonava, un po’ come quando scrissi, in poesia, “Ora e nell’ora del rispetto”, un tema ostico, difficile, eppure mi rigirava per la testa e dovetti scriverlo. Ebbene, nel momento in cui pensai alle contraddizioni e alle differenti manifestazioni di volontà dei protagonisti, elementi che volevo evidenziare nella storia, tutto ha preso forma ed è stato di grande soddisfazione.
Trattandosi del mio romanzo d’esordio cercavo una forma leggera e leggibile, ma che avesse, allo stesso tempo, tante sfaccettature intrinseche, ed anche una storia d’amore.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - Mi piacciono i romanzi nei quali esiste un po’ di mistero. Mi piace scoprire che un personaggio non è quello che mi immagino che sia mentre sto leggendo.
Ultimamente ho letto alcuni di libri di Donato Carrisi, e sono rimasta incollata al libro fino alla fine, mi disturbava che qualcuno m’interrompesse durante la lettura. Ecco, il libro che mi piace deve avere caratteristiche di questo tipo. La storia dev’essere o spudoratamente reale, oppure immaginaria, ma ci dev’essere un momento in cui mi sento sospesa.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - Mi piacciono la pittura e la fotografia. La pittura quando rivela una realtà esistenziale, un turbamento, quando l’artista sfregia il tempo che passa con una sua idea, solo sua, ma con caratteristiche o dettagli che arrivano a tutti, per qualcosa che tutti pensiamo e che lui riesce a cristallizzare.
La fotografia mi piace perché ha la forza e il pregio di fermare il tempo. Quel dato momento, quell’evento sono e diventano incontestabili se documentati nel modo giusto. La fotografia ha il potere di commuovere e coinvolgere tanto quanto altre forme artistiche.
Tutto ciò che mi emoziona, fosse anche soltanto lo scarabocchio di un bambino, può diventare per me materiale dal quale attingere per poi scrivere. Ed io sono molto attenta anche alle piccole cose proprio per questo.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - I libri con una storia misteriosa, ma potrei anche leggere un libro storico, o d’amore purché non sia stucchevole. Dimenticavo di dirle che dipende anche da come mi sento, dal mio umore, se mi alzo col sole …e di solito accade.
Chissà, magari in futuro mi ritroverò a leggere libri di fantascienza! Non escludo la possibilità di stupire me stessa avvicinandomi a generi letterari nuovi.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Per una sensazione tattile preferisco il libro cartaceo, voglio toccarlo e trovarlo in varie stanze della casa. Mi piace lasciare dei libri in giro (anche quelli di cucina ad esempio), e poterli aprire, leggerne qualche pagina, considerarli una cosa al seguito. Perché penso sempre che, così facendo, nel caso in cui dovessi fare la valigia in brevissimo tempo, dentro, un libro ci finirebbe di sicuro.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - Diciamo che mi sono lasciata andare e ho scritto la trama che avevo in mente. Non avendo alcuna esperienza in merito, ho lasciato che la fantasia avesse la meglio. Mi sono ritrovata dubbiosa non nel momento in cui l’ho scritto, ma nel momento in cui ho pensato d’inviarlo all’Editore. Si è come materializzato, prima erano pagine e pagine di scritta parola, era un concentrato di vita di questi personaggi, un po’ strani (alcuni parecchio strani). Dopo, è diventato un’opera letteraria! Da quel momento ho preso consapevolezza di cosa stava nascendo. Tuttavia, la scrittura ha un fascino particolare su di me, adoro i momenti in cui non c’è altro tra me e la pagina bianca se non l’idea che mi passa per la mente.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Mnemoniche visioni” se non lo avesse scritto.
Risposta - Sarei curiosa, molto curiosa di saperne di più di queste visioni mnemoniche: di chi? Di cosa si tratta? E quali sono le sfaccettature intrinseche nel romanzo?
E lo comprerei perché è scritto come se si trattasse di un fatto di cronaca.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Risposta - Ho dato vita a “Iride luminosa” nel 2023 (Aletti Editore), una raccolta di poesie, in versione Audiolibro ed ebook, e “Mnemoniche visioni” nel 2024, come opera di narrativa in versione cartacea. Ora devo pensare a cosa dare priorità, ma sto considerando di scrivere il seguito del romanzo.
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pp. 156 €16.00
ISBN 978-88-591-9020-2
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