| Continua il felice percorso poetico della dottoressa Antonietta Natalizio.
Dopo la raccolta “L’infinito è più blu” (febbraio 2023) e “Grappolo di perle” (maggio 2023) quest’ultimo tradotto in lingua araba, è arrivata in autunno la silloge “La farfalla gialla”.
Perché questo titolo? La farfalla, prima di essere simbolo di una bellezza fragile quanto vivida, è stata un bruco. È un essere in mutamento, proprio come l’uomo che da bambino diventa adulto e poi vecchio: la farfalla come segno di trasformazione; dunque. Ricordiamoci inoltre che presso la cultura orientale la farfalla è segno di immortalità, tramite discreto fra il “qui ed ora” e l’eterno. Quante volte la letteratura, le arti ci offrono la dolce, delicata presenza di una farfalla per segnalare la vicinanza tra vivi e morti.
Presenza quasi impalpabile, che rasserena sempre, proprio come è discreto e delicato il tocco di Antonietta, il suo sguardo sulle cose.
In questa riflessione, a commento della raccolta, mi permetto anch’io una licenza poetica.
“Volo”, mi soffermo su alcuni versi della nostra autrice, versi tratti qua e là dalle sue poesie, quasi a ricreare un componimento che mette in evidenza il cuore dell’uomo, da sempre costituito delle stesse esigenze di bene, felicità, amore, memoria.
“Il canto dell’anima…
Tessitura
e punto di raccolta
dell’identità.
Unico mondo… unica trama
Unica bellezza
Scoprire le meraviglie
Nel profondo…
Con sincerità.
Sentimento è vita interiore
Riconoscimento
Del bagliore del cuore.
L’animo implora
Un presente ideale…
Con voce commossa
E generosità… mi riporta
Alla sincera realtà.
Audace spirale…
Avido legame
Increspa
Bianchi fogli…
Colmi di avide ore
Seducono
Lo scandito tempo,
del fluido andare.
Mi è piaciuta particolarmente: “Il bagliore del cuore”.
Riconoscere il palpitare acceso del cuore comporta -nello stesso tempo- sia l’implorare un presente ideale sia lo stare alla sincera realtà, nel tempo fluido scandito nella continuità (Audace spirale).
Se dovessi condensare in un’immagine il mio sentimento di fronte a questi versi, proporrei “ICARO” di Matisse: un uomo stilizzato con le braccia protese in un cielo stellato. Tutta la sua umanità espressa dal cuore rosso, in un campo nero.
Il cuore dell’uomo è un punto di speranza, irriducibile, sempre.
Concludo citando le parole del poeta Davide Rondoni, così vicino nel suo mondo poetico alla sensibilità di Antonietta Natalizio: “La poesia, arte della parola, è poco più che aria, un richiamo che non ha bisogno di essere capito, bensì di essere compreso nella alternanza di alti e bassi e scoperte della vita”.
Professoressa Anna Maria Laface, 30 dicembre 2023
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