| 👉 Conosciamo meglio Lidia Dragone, autrice del libro “Sogno un tempo contromano” (Aletti Editore)
Domanda - Dove vive attualmente e di cosa si occupa?
Risposta - Sono appena tornata da Berlino dove ho concluso la mia laurea in screen acting e mi sto per trasferire a Roma, al fine di ingranare con la mia carriera da attrice.
Domanda - “Sogno un tempo contromano”. Perché la scelta del titolo?
Risposta - Tratto da una delle poesie della raccolta, il titolo allude all’utopia (resa reale dall’immaginazione) di tornare indietro nel tempo, fino al profondo dell’infanzia.
La raccolta stessa è poi un azzardo al passato, perché racchiude le poesie che mi hanno aiutato ad attraversare un cupo periodo della mia adolescenza, romanticizzandone il dolore.
Domanda - Come si può affrontare lo scorrere veloce del tempo, di ciò che lei definisce “Orologio della vita”?
Risposta - L’unico rimedio all’inevitabile scorrere del tempo è vivere il presente. O leggere poesie.
Domanda - Che ruolo riveste, in questo, la poesia?
Risposta - La #poesia ha la capacità di evadere spazio e tempo racchiudendo concetti esistenziali in pochi versi e scovando l’infinito nell’individuo.
Domanda - Quali sono gli elementi stilistici delle sue liriche?
Risposta - Ogni parola pesa come un mattone in una poesia. Meno ce ne sono meglio è, nonostante questi mattoni siano proprio ciò che la costruisce. Il mio poeta preferito è Ungaretti e mi piacerebbe pensare che la concisione dei miei versi lo ricordi.
Con Ungaretti, un altro pioniere dell’ermetismo quale Salvatore Quasimodo mi ha sempre appassionato con la sua disarmante malinconia, e sono onorata che suo figlio Alessandro abbia curato la prefazione di "Sogno un tempo contromano".
Alcune mie poesie più recenti (parte di un libro che uscirà prossimamente) sono invece più discorsive, ispirate spesso a T. S. Elliot, o più astruse come quelle di Ocean Vuong. Ultimamente infatti sto approfondendo la poesia inglese, dato che vorrei un giorno pubblicare anche una raccolta in inglese. Ad ora però è un
obiettivo lontano. La poesia infatti richiede un livello di conoscenza di una lingua molto più profondo della sua comprensione letterale, ove le parole non sono più bidimensionali bensì in grado di evocare infiniti significati a seconda del contesto.
Per quanto riguarda i miei elementi stilistici, gioco spesso con l’accostamento di parole dal suono simile, ricorrendo occasionalmente alla rima purché non venga sacrificato il significato di una poesia nella sua originalità e universalità. Uso solitamente parole relativamente quotidiane in combinazioni estrose, nella convinzione che non esistano parole banali ma solo concetti banali. Lavoro poi su accostamenti imprevedibili ma al tempo stesso logici tramite l’uso di metafore e paradossi.
Mi piace infine sorprendere il lettore con uno switch direzionale, spesso anche carico di ironia, negli ultimi versi di una poesia.
Mi permetto di suggerire un esempio tra le poesie nella raccolta, che rispecchia molte di queste osservazioni:
"Pioggia":
E il cielo bagnato
è caduto sulle strade:
è pioggia vitale,
è acqua che uccide.
E gli uomini rompono
le gocce con la testa:
è un altro punto di vista.
Domanda - In che misura si intrecciano realtà e fantasia nella sua scrittura?
Risposta - Cerco di dipingere immagini surreali nel modo più credibile possibile, un po’ come la sconcertante nitidezza con cui René Magritte nei suoi quadri riporta l’impossibile.
Arte è tutto ciò che ispira arte e in questo poesia e pittura si alimentano a vicenda. L’idea per la copertina del libro mi è venuta proprio ispirandomi a Magritte e la mia carissima amica e disegnatrice Giorgia Omiccioli ha saputo metterla nero (e colorato) su bianco con mano eccezionale. [la copertina del libro, nel primo commento di questo post, ndr]
Domanda - Quali sono gli argomenti più ispiratori dei suoi versi?
Risposta - Nelle #poesie di questa mia raccolta adolescenziale i temi determinanti si possono riassumere nell’instancabilità del tempo, il disagio di esistere, la freddezza dell’amore, la sfida della fede e la terrificante resilienza della guerra.
Domanda - Cosa vuole trasmettere al #lettore?
Non mi permetterei mai di dire che cosa qualcuno debba provare leggendo una mia poesia. Lascio anzi che ogni lettore mi insegni la propria interpretazione dei miei versi. Se una poesia suscita formule inattese è una poesia riuscita, sconfinata, più grande di se stessa.
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