| 👉 Intervista ad Anna Maria Castelli, che presenta ai lettori “Il giorno che verrà"
Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Il giorno che verrà - Ogni tramonto conserva i colori dell’alba”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - L'età della senilità può essere come un tramonto pieno di sfumature e colori, alla ricerca del senso compiuto della vita e del momento del passaggio.
“Il giorno che verrà” conclude una storia di tre anni, in cui le riflessioni autobiografiche si sono tradotte in poesie, “Dov’è l’ombra”, la mia prima raccolta, che racchiude le tappe di una lunga ricerca autobiografica, inseguendo e mettendo poi allo scoperto la mia parte più nascosta e meno nota a me.
Con “Sguardi. Fra l’infinito e il tempo”, la seconda raccolta, ho approfondito il mio conflitto fra ragione e sentimento, fra intuito, spontaneità e un profondo senso critico, che spesso mi ha tormentato, alla fine ritrovando negli occhi dei bambini e delle donne una nuova angolatura più consona ai sentimenti.
Ora “Il giorno che verrà” conclude questo percorso sul senso del viaggio, almeno per me.
E così "L’ora del tramonto”, una delle ultime poesie della raccolta, dipinge questa mia consapevolezza nuova, guardando l’alba di una giovane vita, di cui riconosco le impronte. E questa è serenità.
I temi, quindi, sono quelli che per me rimangono, la ricerca di sé, il senso della vita.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - Per me scrivere è vita, quindi non posso distinguere l’una dall’altra. A volte un’idea, un sentimento confuso dentro di me, un’emozione trovano la strada nella scrittura.
Solo le parole veicolano il pensiero e quelle scritte ancora di più perché consentono e chiamano il tempo della riflessione.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - È un obiettivo che non mi pongo, almeno razionalmente, ma so che scrivere di un’idea o emozione chiarisce a me e agli altri, vicini o cari a me, il mio mondo e le mie speranze. Noi viviamo nel nostro piccolo e grande mondo ed esprimerci è un modo di essere vicini e non perderci.
Qualche volta, se siamo fortunati, ci possiamo pure rispecchiare.
Stiamo vivendo un periodo di grandi trasformazioni, ma insieme di disgregazione delle speranze e dei linguaggi comuni, valori, idee e progetti collettivi sembrano non racchiudere più il bisogno delle persone, che si concentrano su tecnologie e benessere del proprio corpo.
Penso che la parola, le parole che nel linguaggio comune si stanno inaridendo, vadano difese insieme a quella capacità di dialogo che stiamo perdendo.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Il giorno che verrà - Ogni tramonto conserva i colori dell’alba” se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta - Il libro si apre con due citazioni, la prima dal "De senectute" di Cicerone, “Non patisce mancanza chi non sente desiderio”, trova ragione nella mia riflessione sulla perdita dei desideri in questa epoca e sul fatto che essi, i desideri, sono importantissimi motori della nostra vita. E non si perdono neppure in vecchiaia.
La seconda delle due citazioni: “L’uomo non può possedere niente fintanto che ha paura della morte. Ma a colui che non la teme, appartiene tutto. Se non esistesse la sofferenza, l’uomo non conoscerebbe i suoi limiti, non conoscerebbe sé stesso”. Lev Tolstoj, Guerra e pace.
Ora la mia riflessione parte da tempo da queste due considerazioni, i desideri e il limite.
Questo limite, che è così importante anche nell'educazione, insegnare la consapevolezza del limite, può essere inteso come diceva lo scrittore-poeta Pessoa, come una terrazza, qualcosa da cui scorgere un altro confine.
Ciò mi riporta alle considerazioni su spazio-tempo come meri strumenti di una visione, la nostra visione del mondo, in cui dobbiamo avere sempre consapevolezza dei limiti e dei confini.
Ma guardando con occhio sereno e curioso a ciò che sta dopo, fosse anche soltanto assenza.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella
sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - Massimo Recalcati ha dedicato un libro agli autori come fonte d’ispirazione, l’incontro con un libro ha scritto è un incontro d’amore e ugualmente qualcuno, non ricordo esattamente se lui o altri, ha affermato che se anche non si ricordano le fonti, dove si è letto esattamente cosa, il libro è entrato dentro di te, parte di te e ha contribuito, anche nei limiti della memoria, alle tue idee e sentimenti.
Scrivendo "Tempo liquido", una poesia di questa raccolta, ho sicuramente ricordato Zygmunt Bauman di "Società liquida", ma anche il confronto fra Jung e Pauli “Il carteggio originale: l’incontro fra Psiche e Materia”, che mi aveva così colpito ad esempio per il concetto di sincronicità di cui parlavano da due opposte scienze che riuscivano a far dialogare.
Questo pensare al tempo oltre il tempo, nasce da queste e altre letture, da poco ho scritto dieci poesie per un concorso letterario, racchiuse in una silloge che ho titolato “Ho perso il tempo”, e credo che nasca da queste e altre letture di tanto tempo fa.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - La musica di cui sono scarsa conoscitrice, ma quella poetica dei cantautori, il sottotitolo di “Il giorno che verrà. Ogni tramonto conserva i colori dell’alba”, ricorda una famosa canzone di Battiato.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - Il teatro, innamorata di Pirandello fin da bambina e poi Goldoni e il teatro di Edoardo De Filippo, il saggio, il romanzo biografico. In questo momento sto leggendo "Perdersi" di Annie Ernaux, premio Nobel ’22, un meraviglioso modo di fare autobiografia.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Mi sono abituata, un po' come molti, al libro digitale, viaggi e puoi portare con te ovunque e in qualsiasi momento tutti i libri che vuoi.
Ho una cattiva abitudine ahimè, quella di leggere due o tre libri per volta, un saggio, in questo momento sto leggendo “A pugni chiusi” di Massimo Recalcati, un romanzo, "Lucrezia Borgia" della Bellonci, "Perdersi" che ho appena citato.
Leggevo molto da bambina e nell’adolescenza, un po' di tutto dalla vasta libreria di casa, ho così letto presto i classici russi, gli americani che giravano negli anni ’60. Mi sono innamorata di Moravia, che ho scelto per una tesina all’università, gli esistenzialisti… Poi ho avuto un lungo periodo di latenza, in cui la lettura accompagnava strumentalmente la professione, letture interessanti di marketing, organizzazione aziendale, psicologia e sociologia del lavoro.
Ora, dopo il lavoro, sono ritornata alla libertà dell’adolescenza con un difetto bulimico della tripla lettura che non riesco a superare.
Ma continuo a mixare carta e digitale.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - Sempre lo stesso, salvifico, equilibrante, armonico.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Il giorno che verrà - Ogni tramonto conserva i colori dell’alba”, se non lo avesse scritto.
Risposta - Perché parla della vita, del suo ciclo, del suo interrogarsi sulla finitezza, della domanda delle domande e perché la poesia è movimento, ritmo e armonia.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Risposta - Poiché ritengo che questo ciclo autobiografico, forse si è concluso, avrei in mente racconti, ma soprattutto vorrei parlare o meglio immaginare e descrivere qualcosa che mi colpisce in questo periodo, la desertificazione dei sentimenti nelle spinte egotiche dilaganti, mi preoccupa la desertificazione dell’ambiente, ma contemporaneamente quella di una umanità in realtà dolente, spesso sofferente, ma sempre più chiusa nelle proprie ossessioni.
Chissà per me sarebbe un cambio di passo e alla mia bella età… mai smettere di sognare.
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