| 👉 INTERVISTA A DAMIANA BELVEDERE
📘 In libreria con ANARCHIA EMOTIVA.
Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Anarchia emotiva”? Quali sono gli argomenti
ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - Il titolo mi è venuto in mente durante un brutto periodo vissuto. Vivevo una vera e propria anarchia non sapevo più riconoscere la strada giusta né che fare. Diversi disguidi e cattivi consigli e mi sono ritrovata fuori da una graduatoria. Ci sono rimasta molto male. Forse me la sono cercata: non dovevo fidarmi. Forse ero stressata e stanca. Ormai è andata così. La prossima volta non darò fiducia a nessuno e non seguirò consigli. Troppa invidia e cattiveria. Tante persone sono intrattabili per diverse traversie personali ma non giustificabili. Se tutti ci comportassimo in merito ai problemi che abbiamo a casa nostra, alle difficoltà lavorative, sarebbe il caos totale, eppure, c’è chi applica questo diritto. C’è in giro una certa linea di condotta abominevole, chi non sa e pretende di sapere. Molto triste, questo comportamento. Si inventano persino assurde dicerie sulla mia vita su fatti che non si conoscono per niente. Ho compassione di gente vile, senza coraggio, parlare alle spalle senza criterio né fondamenta è da miseri. Prendo semplicemente le distanze.
Ho sentito e assaporato bene l’impostura e la falsità di chi detiene il potere. Ho imparato che sbagliare è normale e che doversi giustificare non è un dovere ma una scocciatura. Per una volta che si sbaglia non contano i miliardi di volte che si è fatto bene. Sono metodi inumani neppure tribali: almeno nelle tribù si poteva contare nel sostegno del vicino. In tale modo di vivere e lavorare conta esclusivamente il proprio tornaconto, il profitto. Intristisce. Non porto rancore, mi allontano.
In certi casi faccio meno danni io a scrivere, almeno in ambito diciamo poetico o narrativo non mi pare di danneggiare nessuno.
Gli argomenti del volume? Ah! Rabbia, dolore, delusione, amarezza.
Si va avanti ugualmente, cambiano i punti fermi e le direttive, si cambia atteggiamento, inevitabile.
Siccome non posso picchiare, né uccidere, né infamare, allora trovo altri modi per incanalare la rabbia che consegue all’ingiustizia e alla cattiveria. Le soluzioni non sono tante.
Ognuno cerca Il proprio profitto. Ho passato un periodo orribile. Sono abituata a non essere capita, ma, essere presa in giro, derisa, sminuita e poi pure sentirmi dare la colpa di tutto l’insieme degli avvenimenti; ero furiosa!, veramente arrabbiata, e ho tirato fuori piuttosto che le unghie la penna. Non ho sporto nessuna denuncia legale, avrei potuto denunciare per mobbing, non mi interessa.
Adesso vorrei solo dimenticare. La mia querela è questo volumetto dal titolo -Anarchia- per l’assurda concatenazione dei fatti -Emotiva- per la mia tendenza al sentimentalismo esagerato che sono riuscita ad accantonare, in parte, dopo questo brutto periodo. Una sorta di leitmotiv involontario a ripetere che parte dalla mia parte interiore e pare in certi frangenti abbia capacità illimitate di prostrarmi. Ho cercato di reagire con intelligenza a quanto accaduto, così è nato il libro. Gli argomenti ne derivano. Tanti mi vedono calma e tranquilla e pensano che sia il mio carattere. Io ho lavorato sul mio comportamento, sulla mia persona. Non è che se non urlo sguaiata come qualcuno fa e invece parlo normalmente, adducendo le mie ragioni, sono una che si fa mettere i piedi in testa. Non è così. Le persone non ascoltano, capiscono solo quando gli conviene, si urla o si arriva al litigio. La prepotenza e l’arroganza la fa da padrona. Forse io vivo in un altro mondo, mi svilisce quello reale mi ha delusa in molti ambiti. Non ho più da spendere per chi non merita.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso sulla scrittura?• Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta -Totalmente. Vita vissuta, sulla pelle.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo
con questo suo libro?
Risposta - Viviamo dentro un sistema, siamo oggetti, pedine, di un gioco più grande di noi. Lo aborrisco. La mentalità della raccomandazione dell’aiutino, del razzismo, del voler ridurre il prossimo a un sottoposto della società perché considerato inferiore mi fa venire i brividi stiamo diventando peggio dei nazisti e nessuno dice e fa nulla contro questo modo ignorante e alienante di trattare l’altro: non mi sta bene. Non so se possiamo migliorare. Questo libro vuol essere un avvertimento forse vuol far riflettere su quanto può far male l’egoismo e la grettezza, la maleducazione. La mia è una risposta a quanto avviene.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Anarchia emotiva”, se dovesse
isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta -Ho capito chiaramente quello che voglio e ciò che non voglio. Nella mia indole doppia come qualcuno si diverte a dire, anzi multipla come dico io, per il fatto che sono una cuspide nata il 20 marzo, ecco proprio da lì si è fatta strada la consapevolezza di sapere con certezza che mi sono comportata bene. Se qualcun altro non l’ha fatto disponendo di maggior potere è un problema suo, della sua integrità morale. Ritengo vi siano due tipi di ignoranza: quella culturale e quella caratteriale che supera di gran lunga la prima. Ecco ho avuto a che fare con persone della seconda categoria.
Ho capito che una soluzione c’è sempre. Forse, migliore di quella prevista. Forse la fortuna mi ha semplicemente voluta allontanare da certi ambienti. Solo non mi piace essere usata. Incredibile ma vero, dopo ho incontrato persone di gran lunga migliori. Ero semplicemente nel posto sbagliato. Un episodio bello è accaduto; è stato come tornare indietro nel tempo. Ho lavorato in un paesino che amo molto dove ho vissuto anni prima. Mi sono ritrovata, ho capito tante cose del passato che non avrei rivisto senza quella esperienza.
Ricordo la dolcezza dei bambini, delle maestre, della mia collega. Indimenticabili. Sarei potuta rimanere, ma ho avuto un’infanzia difficile e stare con i piccoli per me è sempre una ferita aperta. In un certo qual modo sono riuscita a guarire da questa difficoltà; diciamo che la vita è maestra. Sono riuscita a perdonare fatti che pensavo di non poter mai vincere alla clemenza. Strana la successione degli eventi: ero andata come al solito a fare un giro a piedi, al parco, mi sono fermata nella chiesina dinnanzi l’immagine della Madonnina. Mi sono detta - o forse me l’ha suggerito l’immagine Sacra, chissà! - che dovevo imparare a perdonare. Ci ho ragionato e pensato tanto e sono riuscita a condonare; però solo al passato remoto, una cosa alla volta, per il perdono ci vuole tempo.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta -Non ho molto tempo per fare quello che vorrei. Mi piacerebbe stare in campagna la amo molto, oppure stare al mare o vicino ai boschi. La natura è perenne ispiratrice dei poeti. Sono più esistenziale che naturalista come poeta. Non so. Per me qualsiasi cosa può essere fonte d’ispirazione persino fare il bucato o lavare i piatti. Diciamo è la procedura della visione che determina l’elaborato. Non saprei esattamente ma quando scrivo è come se ci mi lasciassi andare, l’ispirazione arriva da un’entità profonda del mio essere che porta a cogliere particolari altrimenti estranei alla scrittura.
Ho letto molto da giovane, diciamo vivo un po' di rendita. Mi piaceva Tolstoj, Victor Hugo, Carolina Invernizio, Liala, altri libroni che non ricordo, tutte le estati leggevo per passare il tempo. Allora non c’era internet e telefonini come adesso, né facevamo vacanze; ero onnivora di quello che trovavo nella libreria di mia madre, possedeva pure un paio di enciclopedie, libri harmony che mi piacciono ancora, li trovo molto eccitanti seppur da poco.
Gli autori che mi piacciono? Pirandello senza dubbio, Isabel Allende, Banana Yoshimoto. Poeti: Ungaretti, Emily Dickinson, non sono appassionata di qualcuno in particolare, cerco di leggere quello che pesco alla men meglio pure sui siti internet. Spesso perdo qualche libro o dimentico di finirlo. Non mi faccio da un capo all’altro, ho la brutta abitudine di averne diversi in giro che ho cominciato a leggere. Sono fatta così, anche perché costretta a ricorrere il tempo. Certo mi piacerebbe avere come diceva Virginia Woolf (mi pare), una camera per chiudermi dentro e magari farne un ufficio per la lettura e scrittura; invece mi alzo tutte le mattine per andare a lavorare. Per scrivere rubo tempo alla casa e alla famiglia, al riposo, cerco di fare del mio meglio ma non è facile.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua
scrittura?
Risposta -Amo l’arte in tutte le sue forme e manifestazioni. Certo seleziono e valuto secondo il gusto personale e le possibilità le mostre da visitare. Mi piacciono le informalità e la bellezza mescolate nei musei e le città d’arte e nelle opere. Sono attratta dalla pittura di Kandinskij, Matisse, Paul Gauguin, Klimt… Picasso, insomma li ho studiati a scuola e li amo ancora. Klee è il mio preferito per la capacità di suddividere gli spazi di colore in perfetta armonia. Li amerò per sempre, l’arte non tradisce mai, anzi ricambia con la stessa intensità l’ardore, con la passione profusa nell’esecuzione. La realizzazione è frutto di amore assoluto non potrebbe essere diversamente.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta -Il mistero che affronti pure temi parapsicologici, senza horror, non mi attrae; il romantico sentimentale ma non melenso; i saggi, in questo periodo sto leggendo – L’ordine nascosto- di Merlin Sheldrake, uno scienziato che indaga sui funghi le loro ife e miceli, molto interessante, tratta un tema scientifico con un metodo ad ampio spettro. Impegnativo come lettura, apre a mondi nuovi. Avrò letto un centinaio di pagine e sottolineato quasi tutto; è entusiasmante.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta -Cartaceo, anche se il digitale è più pratico, sul Kindle si portano agilmente fino a duemila libri dove si vuole, soprattutto per me che ho l’abitudine di cominciarne diversi.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta -Fra me e Damiana sto bene. Mi piacerebbe avere una scrittura più elastica, più malleabile e colta. Sarebbe bello dare profondità ai testi con diversi significati da attribuire alle frasi dei versi, vorrei poter dare più spazio alle interpretazioni. Ci sto lavorando, non so dove andrà a parare la mia ricerca, non demordo; ormai, ne sono stupita, scrivere è diventata una necessità. Veder pubblicare un libro mi rende felice, anche se dopo la pubblicazione mi pare incredibile aver potuto realizzare. Costa fatica, paga però, non in senso economico come pensano tanti: se dovessi scrivere per i soldi non avrei neppure cominciato. Scrivo per passione e perché credo di poter estrapolare qualcosa di buono dalla parola scritta. Che sia poesia o narrativa ho un buon rapporto con quel che scrivo, dopo diventa estraneo da me. Vive una vita propria. Quasi un parto: se non che dopo la pubblicazione i libri vanno per conto loro: sono autonomi e indipendenti da subito.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Anarchia emotiva”, se non lo avesse scritto.
Risposta -L’esistenza, le sue evoluzioni con tutto ciò che la riguarda è interessante, si può imparare riflettendo sulle esperienze altrui, oltre che sulle proprie. Ricordo anni fa, in un giornale in voga, vi era una piccola rubrica - i casi della vita- dove venivano raccontati fatti, apparentemente incredibili e assurdi, realmente avvenuti. Non bisogna assolutamente pensare che a noi non succederà mai nulla di quel che capita di insensato ad altre persone. La vita non dà l’immunità a nessuno. Prima o poi paga pure lei e non in denaro, vi assicuro. Chi vivrà vedrà.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Risposta -Quasi pronto "Strade storte" è da sistemare e copiare al computer. Dovevo realizzarlo in vacanza ma al mare non c’era internet in albergo per poter usare il vocabolario, era un’impresa titanica poter scrivere, bambini e gente dappertutto. Di solito scrivo direttamente al computer ma stavolta ho dovuto scrivere a mano. Penna e agenda, ho scritto in spiaggia, la mattina presto, o in camera dove, guarda caso, non c’era neppure una scrivania. Appunto, bisogna superare tante strade storte prima di arrivare alla meta.
In progetto altri due libri nuovi, "Alter ego Scompaginato" e "Fior di luna" bilingui dall’italiano in lingua inglese e georgiana, vedranno la luce appena possibile. Una meraviglia e un grande entusiasmo sapere di poter pubblicare anche all’estero. Un grande onore essere intervistata. Ringrazio chiunque legga le mie traviate disavventure e per essere arrivato fino alla fine, spero di non aver annoiato.
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