 | 👉 Intervista a Irene Rainini, che presenta ai lettori il libro di poesie "Rigurgiti".
Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Rigurgiti”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - Il nome “RIGURGITI” nasce come introduzione al libro stesso. I rigurgiti sono quelli che fanno i miei gatti quando devono sputare il pelo, quindi le poesie di questa mia raccolta sono i miei rigurgiti, quello che non ho mai detto o avuto il coraggio di dire ma che mi portavo dentro come un peso, una “palla di pelo”, che alla fine sono i miei mostri e i miei demoni.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta -La scrittura di “RIGURGITI” è realtà, sono le mie cicatrici, i miei lividi, ma anche le mie speranze per un futuro migliore.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - Che si può sempre combattere i propri demoni. E si può sempre rialzarsi. La guarigione è un processo lento e incostante ma possibile. Come disse una cara persona al mio sesto ricovero “niente è impossibile se ci si mette cuore, mente e corpo".
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Rigurgiti”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta -Mi ricordo le nottate a trascrivere tutte le mie poesie da carta a Word con l’entusiasmo di sapere che sarebbero state pubblicate e la vita mi sembrava un po’ meno cattiva.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - Prima studiavo poesia solo a scuola e già lì qualcosa risuonava in me, così proseguii il mio percorso da scrittrice con la slam poetry, anche inglese, ed è lì che poi sono passata a leggere i grandi scrittori italiani, come Alda Merini che sento a me molto vicina poiché abbiamo entrambe avuto esperienze in psichiatria.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - D’impatto direi Kurt Vonnegut, uno scrittore di fantascienza che mi ha spinto con i suoi libri a far pubblicare il mio libro grazie al suo “mattatoio n 5”. Vi invito a leggerlo. Dopo di che sono sempre stata un’amante delle arti, e a volte traducevo i miei disegni in parole oppure parole in disegni. Amo molto l’arte e mi rivedo molto nelle opere di Kandinsky per la sua originalità e Frida Kahlo per la sua profondità e intensità.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - Io amo tutta la letteratura e tutti i generi ma preferisco i romanzi di fantascienza perché, in fondo, un significato intrinseco ce l’hanno anche loro.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Leggo volentieri sia uno che l’altro.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - Il libro è stato scritto tra i 17 e i 22 anni. I 17 anni erano gli anni del liceo e il mondo mi sembrava un po’ meno brutto di quello che è realmente. Ora che la malattia è peggiorata scrivo poesie molto più cupe e molto più tristi.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Rigurgiti”, se non lo avesse scritto.
Risposta - Per la copertina fatta da #BiancamariaGotti che penso rappresenti a pieno il senso del libro, ma anche per vedere come i giovani si approcciano alla poesia ora come ora.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Risposta- Ho già pronte due raccolte di poesie e ne sto scrivendo una terza. Il secondo è in uscita ma non faccio anticipazioni.
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