 | 👉 Intervista a FRANCESCO POTENZA che presenta ai lettori la raccolta poetica “Baci nel deserto”
Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Baci nel deserto”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta - Considero "Baci nel deserto" la raccolta di poesie più importante della mia vita, perché è quella che meglio mi rappresenta e più mi appartiene. Il titolo nasce, quasi per caso, dal verso di una lirica inserita nella raccolta. Col tempo ho compreso, però, che quel titolo non era propriamente casuale. Il libro nasce infatti da un'esigenza, tanto personale quanto, credo, universale, di provare a custodire un'oasi di sentimenti veri ed autentici in un mondo che rischia di "desertificarsi" sempre di più per la carenza di umanità, per la violenza gratuita, per le guerre feroci che attraversano la terra, per l'opportunismo e la banalità dilaganti, per la spietatezza con cui si connotano, sempre più spesso, i rapporti umani. I baci sono gesti di affetto, forse i più belli e naturali che possediamo, per provare a ricostruire un mondo in decadimento, per provare a coltivare un fiore nel cemento che ci attornia e ci deprime. Si deve partire, io credo, dagli affetti veri, dai ricordi migliori, dalla grazia della natura, da quello che il mondo stesso sa donarci a larghe mani e che spesso stentiamo a riconoscere, a vedere. Io credo davvero che la vita sia un miracolo quotidiano e che sia sufficiente rendersi conto di questo dono assoluto per amarlo ed onorarlo. In questa prospettiva di bellezza, ho inteso condividere con i lettori questa mia ultima raccolta.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - Il legame tra scrittura e realtà è indissolubile e necessario. Non credo possa esserci uno scritto autentico che prescinda interamente dalle esperienze di vita. Anche il poeta non sfugge a questa regola non scritta. Magari nel poeta può avvenire un processo di decodificazione ed interiorizzazione del reale, che può permettergli di proiettare il suo vissuto in forme oniriche od anche visionarie. Ma la vita vissuta è sempre la chiave di volta dello scritto letterario. Con la poesia i contorni sfumano, magari si dilatano, oppure sono più vividi ed accesi, o ancora possono sbiadirsi, ma la poesia è tale proprio perché riesce a rivelare le infinite verità che sono scritte nei nostri giorni e che, diversamente, verrebbero difficilmente alla luce. La realtà incide nella scrittura poetica in un processo di tipo osmotico in cui è la poesia stessa lo strumento più efficace per rivelarne gli aspetti più intimi ed essenziali.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - Ho voluto salvare i miei affetti più cari, le persone che restano, quelle che sono partite senza tornare, le persone che hanno la forza di viaggiare ogni giorno senza riuscire a muovere neanche un passo dall'uscio di casa. Ho voluto salvare mio padre, Mimmo, uomo di grande umanità, mio autentico faro nella notte, anche se so che mio padre si è salvato da solo. Ho provato a salvare mia madre dal peso degli anni e della solitudine, i miei amici dagli abbracci che non ci siamo scambiati, mia sorella da una lontananza che è soltanto geografica ma non di cuore. Ho provato a salvare mia moglie dalle ore del giorno che non condividiamo, dal tempo che non ci appartiene, da tutto il tempo che è stato prima e da quello che verrà dopo di noi. Ho provato a tendere una mano nel tentativo di salvare chi soffre dall'indifferenza e dalla mancanza di umanità. Ed ho provato a salvare anche me. Non so se ci sono riuscito.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Baci nel deserto”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta - Ho condiviso con amici e persone care questo mio progetto editoriale ed ho trovato, dall'altra parte, vero entusiasmo, gioia, supporto, carezze fraterne, che mi hanno incoraggiato a continuare e a credere in questa pubblicazione. Ho ricevuto molto più di quanto ho dato, prima ancora che la raccolta di poesie venisse alla luce. Il viaggio è stato ancora più bello della meta, fino a che ho capito che la vera meta era il viaggio.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - Amo leggere poesie da quando ero bambino. Ho cominciato, quasi per caso, con alcune liriche di Evtusenko, poi sono arrivati Leopardi, Hikmet, Neruda, Montale, Saba, Ungaretti, Quasimodo, Caproni e tantissimi altri. Ho amato ed amo molto gli autori della mia terra lucana, da Scotellaro a Sinisgalli, a Pierro e così fino ai contemporanei. A Vito Riviello, poeta lucano talentuoso e geniale, ho dedicato una poesia che è racchiusa in questa raccolta e che spero possa accendere una piccola lanterna sulla sua grandissima levatura di artista.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - Sono un grande appassionato di musica leggera, amo anche la musica classica ed il blues. Ho ascoltato molto i cantautori italiani. Sono, ad esempio, particolarmente legato alle canzoni di Ivano Fossati, Francesco De Gregori e Lucio Dalla. Alcuni dei loro brani sono stati la colonna sonora della mia adolescenza e degli anni più maturi, li ascoltavo anche di notte ed io stesso li ho cantati ad occhi semichiusi, nel mentre incombeva il sonno. Diversi tra quei testi musicali, che mi capita ancora di canticchiare nei momenti più impensati della giornata, hanno ispirato e continueranno ad ispirare i miei versi. Non potrebbe essere diversamente. Prima o poi si finisce per donare, magari in forme diverse, tutto l'amore ricevuto.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - Mi piacciono i racconti di Edgar Allan Poe, i romanzi di Hemingway, di Hesse e di Calvino, la cruda descrizione della realtà che, con maestria e delicatezza poetica, compie Charles Bukowski. Ho letto le opere di Oriana Fallaci e trovo il suo romanzo "Un uomo" di una bellezza assoluta.
Tra gli autori contemporanei apprezzo molto Gianrico Carofiglio e Diego De Silva.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Il contatto con la carta stampata mi rassicura, mi è familiare. Non sono ancora pronto, e non so se mai lo sarò, a salire sul carro del digitale. Vi prego di perdonarmi, comincio ad invecchiare anch'io.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - È stato un rapporto d'amore. Ogni volta che un'ispirazione poetica trova sbocco in una penna e in un pezzo di carta, è una piccola scoperta, una magia. La penna serve a cucire, a rammendare, la penna è una cura, una terapia. La carta è sempre un mare da attraversare. Che sia bianco, o azzurro, poco importa. L'importante è bagnarci dentro l'anima.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Baci nel deserto”, se non lo avesse scritto.
Risposta - Lo comprerei, forse, perché dentro potrei ritrovare una parte di me, del mio vissuto, dei miei ricordi, delle mie sensazioni, del mio cuore, della mia intimità. E poi perché c'è la prefazione del Maestro Hafez Haidar, un candidato Nobel, un grandissimo Uomo e Poeta, vuoi mettere? E poi perché il disegno di copertina è di Giuliana Fasano (mia moglie) e nella quarta di copertina ci sono le note critiche, bellissime, di Andrea Galgano. Infine lo comprerei perché questo Francesco Potenza, a conti fatti, non mi pare una cattiva persona.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Risposta - Ho in progetto di scrivere un altro libro di poesie, poi un altro ancora, ma sono già certo che non riuscirò a scriverne uno migliore di questo.
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