| ✔Autunno, raccolta poetica di Stefania Angela Bianchi
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Prefazione di Giuseppe Aletti:
Se c'è una stagione carica di malinconia, che meglio rappresenta la nostalgia del tempo che fu, questa è certamente l'autunno. La stagione in cui la natura si appresta al riposo («Sento nel mio cuore il finire della bella stagione: / Un po' di rammarico.../ tra un po' la natura riposa...»), ma in cui ancora sono rintracciabili esigue tacce del rigoglio che si appresta alla fine. La trasformazione in atto nella natura viene trasferita, dalla poetessa Stefania Angela Bianchi, alla vita, per simboleggiare il passaggio dall'età colma di sogni, slanci, tante belle speranze, forza vitale che spinge all'azione, all'età della meditazione profonda, della nostalgia; all'«autunno della vita», una fase che, più delle altre, si accompagna al ricordo.
Autunno che si presenta, nell'omonima raccolta poetica di Bianchi, sotto forma di molteplici sembianze. Come il maniero della poesia «Il castello» che, durante i passaggi di epoche, è stato privato della vitalità che pure in precedenza vi ha abitato. Vi regnava la vita, in un intreccio di storie e ora è solo lì a testimoniare il passato, mentre dorme in attesa di un nuovo risveglio. Non è forse, anche questa, una eloquente immagine dell'autunno? Così come il tramonto, quell'ora particolare in cui non è più giorno e non è ancora notte, non assomiglia anch'esso all'autunno che rappresenta la fase in cui il cambiamento si è avviato in una direzione ma non si è ancora completato? Molto suggestiva l'immagine carica di tenerezza «della bambina che, un tempo, teneva la mano del suo papà», a cui l'autrice può ritornare ogni volta che vorrà rievocarla.
Certo, ricordare non è indolore, a volte porta afflizione, nostalgia anche amara, ma è anche una consolazione. Tutto ciò che non è più vivibile nel presente, è impigliato nei ricordi. Il tempo che passa, con le stagioni che avanzano, non potrà mai annullare ciò che è stato. E questa microeternità accomuna ogni singola esistenza.
Con un linguaggio chiaro, descrittivo, che restituisce immagini nitide, scorci di vita passata, il sentimento di nostalgia dei luoghi, ma anche le manifestazioni della natura nelle sue sfaccettature, Stefania Angela Bianchi ci rende partecipi delle peculiarità che caratterizzano la sua esistenza e delle cose del mondo che catturano il suo occhio. Grazie alla forza evocativa delle sue parole, ognuno di noi può adattarle alla propria esistenza. Perché, quando il bisogno di comunicare è autentico, al di là delle differenze individuali, riesce a far emergere la «radice comune» che riguarda tutti.
Ognuno di noi penserà al proprio «autunno», al passato lasciato alle spalle, che sempre ritorna sotto forma di ricordo. È tutto ciò che resta. E non c'è solo la storia individuale, ma un respiro più ampio, generato dalla sensibilità e dalla consapevolezza di ricordare che altri, prima di noi, hanno abitato questo mondo, e tutto ciò rende i versi pieni di fascino. Essi ci accarezzano con la dolce sensazione che, attraverso il ricordo, un po' di passato viaggi anche nel presente.
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