| ✔"Allucinazioni" di Maria Antonietta Oppo,
ovvero la realtà abbagliante del vivere moderno raccontata in versi
Ritorno in libreria di Maria Antonietta Oppo nel 2021, con la nuova raccolta poetica dal titolo "Allucinazioni" (Aletti), che va ad aggiungersi alla sua vasta produzione letteraria. Le poesie, scelte tra numerosi componimenti scritti in vari tempi, a partire dagli esordi del 2002 fino ai giorni recenti, sono state raggruppate «seguendo una ricerca di "argomento comune, ma indefinito" che si è andato materializzando dentro di me», ha confidato in un'intervista la poetessa, di origine cagliaritana, ma aretina di adozione.
Maria Antonietta ha studiato a Modena, Lodi e Firenze, si è poi laureata in Scienze Biologiche e quindi stabilita ad Arezzo, dove attualmente risiede e può dedicarsi alla scrittura a tempo pieno, da quando è andata in pensione nel 2015, concludendo la carriera come direttore di un Ufficio Provinciale di Arezzo.
Il titolo del libro, scelto prima dell'emergenza sanitaria, è nato dopo un'attenta analisi del sentimento dominante durante la lettura delle poesie, ha spiegato Oppo. «La cosa che oggi mi stupisce è che "Allucinazioni" ben si attaglia al momento storico che stiamo vivendo: l'epoca della pandemia, che ci vede ogni giorno più "allucinati"». Sulla correlazione tra il sentimento della poesia e la realtà della pandemia, si è soffermato anche il maestro Alessandro Quasimodo, figlio del poeta Premio Nobel Salvatore, che ha curato la prefazione del volume. Scrive il maestro: «L’angoscia che stiamo sperimentando, a causa della pandemia, ma anche di una condizione ontologica, ci induce a spaziare, a sognare situazioni diverse, a spiccare il volo dalla notte che pervade il mondo. Si cerca un antidoto alla paura, ed ecco ci viene in aiuto l’allucinazione, non più falsa percezione, ma rimedio ad uno stato d’animo turbato e avvilito».
Lo sguardo della poetessa è indagatore, teso ad «Intuire il legame segreto tra le cose, - continua Quasimodo - accostare immagini lontane, per capire il mistero dell’esistenza». Un segreto da donare ai suoi cari e non solo, attraverso la propria confessione affidata ai versi.
La poesia promette una sorta di microeternità, come affermava lo stesso Orazio nelle sue parole «Non omnis moriar» (Non morirò del tutto). Allo stesso modo, Oppo afferma: «Il testimone dell'esistenza, che passa ai propri figli e nipoti, nel mio caso passa anche attraverso le parti di me che lascio scritte e che sopravvivranno oltre il mio limite temporale».
Spesso pennellate di colore cupo della realtà, in attesa della luce, le poesie di Oppo sono costituite da versi brevi ma incisivi e hanno ricevuto premi e menzioni d'onore in vari concorsi nazionali e internazionali, oltre che il plauso di Alessandro Quasimodo.
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