| 👉 Intervista a Daniela Di Bonaventura, che presenta ai lettori il libro di poesie “La magnolia fiorisce due volte” (Aletti Editore)
Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “La magnolia fiorisce due volte”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Risposta -La magnolia fiorisce due volte è la mia visione ottimistica della vita, poiché sono una persona solare e combattiva, che vede sempre il buono in tutto ciò che la circonda. Questo lato del mio carattere mi aiuta molto ad affrontare i momenti difficili, anche se a volte può essere fonte di delusione. Ho fiducia nel prossimo, nella mia famiglia, confido nella fede, che mi accompagna ogni giorno, e negli ultimi anni nella fedele compagnia della #poesia.
Posso affermare che il #libro rappresenta la primavera della mia vita, perché ha assunto il ruolo di madre, di guida spirituale. Un salvagente in un momento difficilissimo. Per me è un passaggio importante per andare avanti, perché con la poesia la vita assume una dimensione diversa, una sfumatura più gentile, più clemente. Io sono cambiata con essa.
Proprio nel momento in cui le circostanze ti mettono di fronte all’inevitabile, in cui sembra che niente possa risolversi, è proprio in quel momento che si ricomincia a vivere, che si decide di rinascere con nuovi propositi, di portare a termine le cose incompiute, di credere maggiormente in sé stessi e nelle proprie capacità. È fondamentale alimentare la dignità e il percorso di ogni singola persona. Con il tempo ti rendi conto che la #scrittura non è solo salvezza dell’anima, ma liberazione dal dolore, catarsi e rifugio. La scrittura ripristina l’onore umano, lo salva e lo eleva con la condivisone del pensiero che diventa una personale forma d’arte.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - La realtà ha inciso moltissimo. La scrittura scandaglia le emozioni e i sentimenti e li riporta in superficie con maggiore razionalità. La scrittura mi rende consapevole. In molti credono che la scrittura sia evasione, ma da cosa? La scrittura non è un passatempo, né un sogno ad occhi aperti. È un lavoro, una dedizione. È anche un modo per sintetizzare la vita: stringere i contenuti ed estrapolare il necessario per vivere al meglio tutto ciò che dobbiamo affrontare.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - Si salva l’istante di vita, uno scatto fotografico ben riuscito. D’altronde è l’unica macchina del tempo che abbiamo, insieme a tutte le altre forme d’arte, sculture del nostro tempo e dei nostri sentimenti. La memoria è il bagaglio culturale dell’autore, è lo specchio dell’anima. Cerco di salvare me stessa e la consapevolezza di accettare un momento difficile della mia vita.
Il libro nasce come frutto della speranza, riparte dal passato, analizza il presente, progetta il futuro. Trova un filo conduttore che giustifica la propria esistenza, accetta le scelte, e le trasforma in opportunità per il futuro. È necessario accettare il cambiamento come forma di evoluzione, per migliorare giorno dopo giorno, considerando gli ostacoli come prove, compromessi, opportunità necessarie per crescere. Bisogna considerare ciò che già si possiede, inutile rimpiangere ciò che non ci appartiene o ciò che non si è conquistato. È bello auspicare di poter realizzare tutto ciò che si desidera ma non sempre si riesce a ottenere il cento per cento. A volte bisogna accontentarsi del venti. E quel venti per cento è il segreto per essere felici.
È un libro di speranza, un libro che infonde fiducia nel prossimo e sprona a non arrendersi ma a lottare con il coraggio del #ricordo e della #fede, con la forza del #passato e della #memoria, poiché tutti abbiamo i nostri momenti difficili. Bisogna saperli affrontare e avere gli strumenti per farlo. La famiglia e la fede, nel mio caso, aiutano tanto. Penso che senza fede non potrei scrivere. Occorre una carezza, insieme al conforto di un sorriso, della parola giusta, di una rete sociale e affettiva su cui contare. Non si può fare nulla da soli. Le esperienze vissute nel contesto della #pandemia e del #lockdown mi hanno insegnato molto, soprattutto a chiedere aiuto e a fare affidamento sugli altri. Questo è molto importante. Aiutando gli altri si aiuta se stessi. Si può apparire orgogliosi nel voler fare sempre da soli, ma credo sia una questione caratteriale, non di mancanza di fiducia nel prossimo. Così, pagina dopo pagina, partendo dalla poesia, dalla grande #MariaCumani, ai miei affetti personali, alle mie esperienze, cerco di trovare un filo conduttore che mi conduca verso la lotta per il #domani, verso la #rinascita.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “La magnolia fiorisce due volte”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Risposta - Gli episodi più rilevanti sono vissuti nel contesto della pandemia: il mio recente intervento chirurgico al polmone, l’aiuto ai bambini che vivono in contesti sociali disagiati, la solitudine del lockdown, e il ricordo della Poetessa Maria Cumani, che attraverso i suoi versi mi ha trasmesso grande forza e coraggio. Una forza incredibile, che mi ha incentivato a scrivere il libro, che mi ha trasmesso il suo spirito combattivo. Una donna che ha seguito la sua vocazione artistica rinunciando alla libertà d’espressione individuale, che è stata l’artefice del successo letterario del marito #SalvatoreQuasimodo. Un gesto d’amore assoluto. L’obiettivo delle donne, da sempre, è quello di rinunciare il meno possibile alle proprie ambizioni, coniugando famiglia e lavoro, ma quando ciò non è possibile, è sempre un atto di coraggio, perché ci vuole più coraggio a rinunciare che a soddisfare le proprie aspirazioni. Per questo motivo il momento più bello del libro è il ricordo della #Poetessa Maria #Cumani.
Domanda -Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - Sono cresciuta leggendo Leo Buscaglia, Oriana Fallaci, Hermann Hesse, Pablo Neruda (superlative le poesie dedicate ai genitori contenute nel Memoriale di Isla Negra, la Mamadre lanternina minuta che spartiva l’umile cereale come fosse un fiume di diamanti…, e Il Padre brusco nei modi come i treni nella foresta…ed anche l’Ode al Cane dove uomo e animale si fondono in unico essere a sei zampe come D’Annunzio con la sua amata Ermione), e la grande Emily Dickinson. Frequentavo le biblioteche della mia città, prendevo a prestito tre quattro libri che leggevo durante la notte fino all’alba. Ricordo l’adolescenza come un periodo molto spensierato perché avevo molto tempo da dedicare a me stessa. Andavo a scuola con entusiasmo, e nel pomeriggio lavorando come babysitter ho iniziato ad acquistare i miei primi #libri di poesia. È stato amore a prima vista. Ed anche durante il lavoro, allora c’era la macchina da scrivere Olivetti, non potevo fare a meno di creare una storia avvincente nel tentativo di imitare i romanzi di Barbara Cartland. Sognavo ad occhi aperti e lo faccio tuttora.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - Amo la pittura e la musica, in particolare il bel canto, i concerti e l’opera classica. Ho vissuto per molti anni a Pesaro, la città di Rossini. Ricordo quando andai a vedere La Gazza Ladra con Katia Ricciarelli, era il 1989 e ne rimasi stregata. Mi piace ascoltare Beethoven, Mendelssohn, adoro il Concerto di Capodanno di Vienna con i valzer e le polke della Famiglia Strauss.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - Mi rilassa leggere un romanzo, una biografia, un saggio. A scuola ero affascinata da Alessandro Manzoni e Giovanni Verga per lo stile e il linguaggio usato durante la narrazione. Ho amato I Promessi Sposi, un’epopea che evidenzia la conversione dell’autore attraverso le vicende dei suoi protagonisti, dove immaginazione e realtà si fondono alla perfezione sullo sfondo di un magnifico paesaggio lombardo, creando un intreccio storico e romantico a lieto fine. Ho amato le novelle di Verga, con l’arguta e minuziosa descrizione dei personaggi e la particolare attenzione rivolta alle precarie condizioni sociali di fine Ottocento. Sono i padri del verismo, il genere letterario che preferisco. Ma l’arte ha mille espressioni e sfumature diverse per esprimere il suo pensiero, per questo motivo non bisognerebbe escludere nulla. Non credo si possa ereditare la sensibilità di un autore, ma credo si possa ammirare e condividere.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Il libro cartaceo è insostituibile. Quello digitale è comodo e facilmente fruibile, ma è meraviglioso trovarsi all’interno di una biblioteca e compiere un viaggio nel tempo. Tutto ciò che è digitale mi spaventa, un click e tutto sparisce, tutto il tuo lavoro, tutto il tuo pensiero. Le nostre identità sono all’interno di un computer, se brucia il computer bruciamo anche noi!
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Risposta - Non è stato semplice né scontato. Non c’è niente di semplice quando si vuole creare un libro, un insieme di idee e di parole che devono descrivere il proprio stato d’animo e le proprie esperienze nel rispetto di un possibile #lettore. Non è detto che un libro scritto in pochi mesi sia meno bello di un altro scritto in tanti anni. Ogni libro deve avere il suo tempo, perché deve maturare insieme all’autore, e creare quel legame che non sempre viene compreso. Quando un libro è finito lo senti. Sai che non c’è altro da aggiungere.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “La magnolia fiorisce due volte” se non lo avesse scritto.
Risposta - Forse per il titolo, e perché parla di amore e di sentimenti, di speranze, e di ciò che i nostri cari ci hanno lasciato in eredità. Mi piace ricordare le amicizie, i familiari, i conoscenti. È come se continuassero a parlarci dall’aldilà, perché siamo circondati da opere e oggetti che raccontano del loro vissuto, e io li considero dei totem. Ciò che dobbiamo tramandare è la parte più bella e positiva della loro vita, è l’esempio.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Risposta - Chi ama scrivere ha sempre un sogno nel cassetto. Vorrei che la scrittura seguisse il ritmo della mia vita. Mi piacerebbe raccontare la malattia che sto affrontando, per essere di aiuto a chi si trova con le mie stesse problematiche: spiegarne la solitudine, la confusione, le emozioni e i problemi che nessuno prende in considerazione. Continuare a scrivere, sempre e comunque, per la gioia di farlo.
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