| 👉 Intervista a Mattia Ambrogiani, che presenta ai lettori il libro "Tutto corre" (Aletti Editore)
Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “TUTTO CORRE”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, in questo volume?
Risposta - Tutto corre… quando tutto scorre.
È curioso come il noto aforisma greco del Panta rei (tutto scorre), l’eterno divenire, sia oggi diventato un eterno divenire… accelerato.
È un’epoca nella quale l’uomo fa fatica a fermarsi, a dedicarsi ai propri pensieri, a non “intrupparsi” anche se inconsapevolmente, a non conformarsi a schemi preconfezionati che ti garantiscono una vita “plausibile”, ma continua a camminare “con la bocca piena di ragioni che si infilano sotto la pelle”… mi sto citando.
Allora mi chiedo come fanno, come facciamo a non sentire le costanti contraddizioni del nostro tempo, a non dare ascolto alle pulsioni di ribellione che albergano in noi… ecco questo è il mood del testo tutto corre.
È un grido di rabbia se vogliamo, di esortazione dell’uomo all’uomo a non sbiadire un poco alla volta a non respirare un’aria, appunto stanca.
In alcuni #componimenti c’è un dolore più sordo, più ovattato, quando la ferita è causata da un amore deluso, tradito, che vorresti addirittura ti offendesse (in Cara) perché significherebbe squarciare quella coltre di insopportabile indifferenza, vorrebbe dire che non è tutto finito… quello stesso amore del quale conservavi “negli occhi, il suo ritorno”… nell’Odore del caffè.
Il volume tutto corre, raccoglie principalmente testi musicali, di circa un ventennio di attività e pertanto rispecchia vari momenti della mia esistenza, del mio divenire.
Io stesso rileggendoli in questa “partitura“ mi rendo conto di quanto, l’impasto letterario e musicale, sia mutato nel tempo.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Risposta - La realtà o le realtà, sono tante quanti sono coloro che le vivono da diverse angolazioni.
È il bacino dal quale credo che un autore attinga, ma tutta la messe di eventi, suggestioni, emozioni subiscono, in chi fa un mestiere creativo, qualunque esso sia, una rielaborazione, un assemblaggio.
È una specie di officina a ciclo continuo, la testa di un autore.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Risposta - Quando scrivo, seguo un flusso interiore, rincorro un’idea e, nell’’immediato, non penso al risvolto testimoniale, perché è una specie di urgenza fisiologica, una sorta di sete che cerca il suo soddisfacimento.
Giro sempre con un taccuino, dove annoto le mie suggestioni, mi appunto una storia, un’esperienza vissuta... una specie di diario clinico, di Zibaldone (senza velleità comparative, ovviamente).
Poi, rendendo pubblico ciò che scrivo o canto, trasmetto dei contenuti, sublimati, filtrati da quello che è il mio modo di sentire il mondo e dato che l’umanità è una galleria di personaggi sicuramente diversi tra loro, ma sempre accomunati da dei “fondamentali”... succede che la scrittura, o la musica, crei una risonanza in chi legge, un‘osmosi, renda universale un “sentire” che pensi riguardi solo te.
Domanda - A conclusione di queste esperienza formativa che ha partorito ”Tutto corre”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore, come li descriverebbe?
Risposta - Mah, di alcuni mi ha colpito la rapidità della composizione.
L’isola, l’ho scritta e musicata in 30 minuti… ragazzi come corro!!!
Altre composizioni mi hanno sfacciatamente tolto il sonno e rimandato a letto quando la sveglia era prossima al trillìo. Altre, molto più intime, sono state il prodotto finale di una elaborazione della sofferenza, un modo per prender consapevolezza della tempesta che stavo attraversando, cercando l’antidoto.
Raccontarla, per ritrovare di nuovo l’equilibrio ed operare una sorta di svolta identitaria.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Risposta - Diciamo che posso passare dall’atmosfera vaga, indeterminata che trovo nella poesia Leopardiana, alla cruda verità, dei racconti tormentati, di Bukowski.
Direi, del tutto trasversali.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche o artisti che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Risposta - L’aver frequentato la Scuola d’arte ad Urbino, mi è ha permesso di appassionarmi all’arte, soprattutto alle avanguardie artistiche, con il loro spirito antiaccademico, dissacratorio.
La sezione disegno animato, quando non era ancora entrato il computer nel mondo dell’animazione e l’animatore creava lo story board, mi ha formato ad un tipo di linguaggio narrativo.
Lo stesso luogo nel quale sono cresciuto, #Urbino, considerata la capitale del Rinascimento, è un museo che ha per soffitto il cielo, una città in cui respiri bellezza in ogni angolo.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Risposta - Non riesco a riconoscere un genere letterario preciso perché credo che la lettura, per me, sia sempre stata qualcosa di assolutamente trasversale.
Dalla passione per i fumetti (Tex Willer, Dylan Dog, i super eroi della DC) son passato ai primi racconti nella collana Piccoli brividi, poi alla conoscenza degli autori del Novecento (con particolare predilezione per gli autori della Beat Generation) per approdare ai contemporanei (Roth, Salinger)
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Risposta - Se guardo la questione dal punto di vista della green economy, va da sé che il #libro digitale sarebbe da prediligere, ma come si fa a perdere il contatto con l’oggetto libro?
Non è solo una esperienza narrativa, ma sensoriale, visiva.
Ci sono delle grafiche di copertina che mi piacerebbe incorniciare.
Domanda - Per terminare qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro?
Risposta - Scrittura e musica, viaggiano spesso sullo stesso binario, molti componimenti di questo libro, hanno una “traduzione” musicale.
A questo proposito per chi volesse ascoltarmi, fornisco i link:
https://www.youtube.com/@macchia_
È un rapporto di compromesso quello tra le parole e le note, a volte, quando hai il motivo musicale che pulsa in testa, senti il suo ritmo incalzante e cerchi di condensarci le parole in una struttura metrica, altre volte sono le parole che si mettono in fila e vogliono una veste musicale.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “TUTTO CORRE”, se non lo avesse scritto?
Risposta - Il genere poetico, è forse un linguaggio più difficile da comprendere, rispetto alla prosa, ma molti concetti, espressi nella brevità del verso poetico, vuoi per la capacità sonora delle parole, la loro polisemia, la loro capacità evocativa e l’unità ritmica che il #verso poetico possiede, permettono di arrivare a toccare corde interiori difficili da raggiungere con altri modi.
Domanda - Ha in progetto altre #opere da #scrivere per il prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene un’anticipazione?
Risposta - La scrittura, per me, rimane la più grande forma d’espressione utilizzabile, senza sarei muto.
Ci sono tanti progetti in cantiere, tra cui due dischi che usciranno a breve e un’altra raccolta di quattordici poesie. L’officina… non chiude mai.
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