| 👉 Per gli amanti dell'antica Roma, della letteratura latina e storia romana, ecco il romanzo che fa per voi:
“I CANTORI DELL’AMORE I ‘poetae novi’ Roma e Gallia Cisalpina - I sec. a.C.” di Luigi Umberto Giacomuzzi, che in questa intervista presenta il libro ai lettori.
• Partiamo proprio dal titolo, come mai “I CANTORI DELL’AMORE I ‘poetae novi’ Roma e Gallia Cisalpina - I sec. a.C.”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
- Sono appassionato di storia romana ed in particolare dell’ultimo, travagliato, periodo della Repubblica, nel quale ho ambientato questo ed altri romanzi storici. #Catullo e i ‘Poetae novi’ rappresentano un movimento letterario che rinnova l’arte poetica e la stessa lingua latina. Si ispirano a Callimaco e ai poeti alessandrini. Il tema privilegiato è l’amore. La scelta formale è per i carmi brevi, liricamente raffinati e lontani dai pomposi poemi dell’epopea omerica, ispirati alle gesta degli Dèi e degli eroi, non ai sentimenti e alle emozioni più intime e personali.
• Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
- La realtà incide sempre nella #scrittura. In questo caso è ancora più evidente, perché le opere di questi #poeti sono andate per la più parte perdute (tranne Catullo) quindi un poemetto, alcuni epigrammi e alcune liriche sono stati ricostruiti/ricreati con la forma e le emozioni dell’autore del romanzo storico, quindi duemila anni dopo.
• La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
- L’esperienza innovativa dei ‘#poetaenovi’ (si pensi all’amore in tutti i suoi aspetti, anche drammatici, della ‘Lesbia di Catullo) che ha avuto proficui contatti con ‘musici’ e concorsi musicali che hanno segnato la collaborazione fra poeti e musicisti.
• A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “I CANTORI DELL’AMORE I ‘poetae novi’ Roma e Gallia Cisalpina - I sec. a.C.”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
- Gli episodi da ricordare de “I Cantori dell’Amore” (tralascio volutamente il sottotitolo che serve solo ad inquadrare il periodo storico e che dovrebbe quindi essere scritto con caratteri molto meno evidenti) sono tanti, in un crescendo di attentati, di morti, di prigionieri e di un processo finale di condanna dei membri di due famiglie criminali, compromesse con la dittatura di Silla, con le proscrizioni e con la vendita dei beni dei condannati a morte, con aste truccate, a prezzi irrisori, agli amici e agli amici degli amici. Certamente la parte più importante la recita però il delicato amore fra il ‘magister’ Valerio #Catone e la sua allieva preferita, la giovane poetessa #Cornificia.
• Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale.
- È una domanda che mi viene spesso rivolta e che cerco sempre di far finta di non capire.
Questa volta rispondo, a costo di inimicarmi i (pochi) lettori e letterati che ne verranno a conoscenza. No, non mi ispiro ad alcun autore in particolare. Mi affido al mio bagaglio culturale e umano e quindi in generale alla letteratura francese, a quella spagnola, a quella latina, un po’ meno a quella inglese e naturalmente a quella italiana, semplicemente perché sono laureato (con voti affatto eccelsi) in lingue e letterature straniere. Purtroppo, per mia precisa scelta personale, evito di ispirarmi ad altri autori. Il mio metodo è molto semplice. Leggo un po’ la vita e le opere di Catullo per iniziare un romanzo da ambientare in quel periodo storico. Scopro il movimento dei ‘poetae novi’ e leggo la biografia e quel poco rimasto (talvolta solo i titoli) delle loro opere, di Valerio Catone, il loro precursore, di Marco Furio Bibaculo, di Elvio Cinna, di Publio Terenzio Varrone, di Ticida, di Gaio Licinio Calvo, di Quinto Cornificio e della sorella Cornificia. Inserisco quindi il tutto nel periodo storico successivo alla devastante dittatura di Silla e, dal mio bagaglio umano, faccio nascere la tenera storia d’amore fra la giovane poetessa ed il suo maestro di poesia. La storia si concluderà con un femminicidio, ma non il loro amore che sarà eterno.
• Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
- Per tanti anni ho privilegiato la poesia da quando, a 12 anni, ho studiato metrica da solo sul testo scolastico di un fratello più grande (sono il decimo di dodici fratelli). Un dramma storico in versi, già pubblicato, è dedicato alla storia d’amore (vera e da loro stessi raccontata nelle loro corrispondenze epistolari) fra Abelardo ed Eloisa (ancora maestro e coltissima allieva) nella Parigi del XII secolo. Anche qui ho letto la loro storia e l’ho scritta in versi endecasillabi e settenari, in forma teatrale.
• Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
- Drammi, sonetti, liriche ed opere in versi, come appena detto.
• Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
- Quello tradizionale cartaceo. Si assapora meglio.
• Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
- Partecipo molto alle vicende dei personaggi e spesso mi commuovo quando rileggo il testo, subito dopo averlo scritto o soprattutto qualche tempo dopo.
• Un motivo per cui lei comprerebbe “I CANTORI DELL’AMORE I ‘poetae novi’ Roma e Gallia Cisalpina - I sec. a.C.”, se non lo avesse scritto.
- Per la continua tensione emotiva degli eventi narrati, che ti fanno partecipare a quel periodo storico, e per la delicata, dolcissima storia d’amore.
• Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
- Ho da poco terminato un libro di poesie (sonetti) dedicate ad una carissima amica, da poco mancata, in giovane età, per ‘morte improvvisa’. Ho da tempo finito un romanzo storico ambientato nell’antica Roma del I secolo a.C. (ancora nella Gallia Cisalpina, nell’attuale mio Veneto) e ne sto scrivendo un altro dedicato ad una principessa, figlia di Mitridate VI, re del Ponto e schiava a Roma. Ho da poco terminato anche un romanzo storico dedicato ad una poetessa vicentina del XVI secolo. Si parla dell’amore verginale femminile delle sue caste ninfe. Posso dire di avere avuto, nello scrivere, la stessa partecipazione interiore e, nel rileggere, la stessa commozione di fronte all’intensità di alcuni episodi e dei sentimenti espressi.
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