| 👉 Intervista ad ISABELLA HORN che presenta ai lettori il libro di poesie “Viandanzando”
Partiamo proprio dal titolo, come mai “Viandanzando”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
• Sono un’appassionata #camminatrice e questo libro nasce dal mio rapporto mentale ed emotivo con le camminate o piuttosto con il #camminare, inteso come esperienza sostanzialmente panteista dove, a un certo punto, il viandante e la ‘via’ si fondono in un senso di ritmo che può essere percepito come danza ovvero un ‘viandanzare’: un camminare che ha in sé stesso il proprio fine, come la danza.
Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
• Senza le mie tante scorribande – sempre da sola: la #solitudine è di rigore! – nel Mugello, in Val d’Orcia, nel Casentino e nella Foresta Nera, il testo, probabilmente, non sarebbe nato o non avrebbe trovato la giusta forma ‘musicale’ che, per me, rappresenta una priorità poetica.
La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
• In tutti i miei #libri - e quindi anche in “#Viandanzando” - è presente la #Natura, con tutte le sue manifestazioni e il ciclo delle stagioni, da vivere come una ‘danza della vita’. Sono ecologista convinta e sarei felice se qualche mio verso servisse per (ri)svegliare la consapevolezza che l’essere umano appartiene alla Natura… e non viceversa (nel senso di disporne da padrone e, spesso, da predone).
A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Viandanzando”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
• Avendo il testo una sua intrinseca coerenza data proprio dall’idea del ‘#viandanzare’, non c’è episodio da isolare. Anche se, ovviamente, il potenziale #lettore può scegliere e interpretare – senza rispettare l’ordine dei testi – una ‘sua’ #poesia: è la libertà che fa del lettore una specie di ‘coautore’.
Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
• Senz’altro l’inarrivabile Baudelaire, Rimbaud, Yeats, Hölderlin e Georg Trakl, per rimanere nel campo della poesia; degli italiani amo Guido Cavalcanti, squisitamente musicale, e l’immaginifico Salvatore Quasimodo. Romanzieri? Dei classici, soprattutto i grandi russi, ma anche Dickens e Victor Hugo.Tra i moderni ho una predilezione per gli scrittori americani quali Steinbeck. Hemingway, Caldwell, Faulkner e Jack London: amo la loro freschezza, lo spirito avventuriero e le novità tematiche (rispetto ai canoni del romanzo europeo): E potrei aggiungere anche parte della letteratura latinoamericana… Autori italiani? Irrinunciabile, per me, il capolavoro “Horcynus Orca” di Stefano D’Arrigo (al quale si deve anche la magnifica raccolta poetica “Codice siciliano”). Senza dimenticare Elio Vittorini e la trilogia degli “Antenati” di Italo Calvino.
Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
• Indubbiamente la musica, soprattutto quella prebarocca (scoperta una quindicina di anni fa), ma anche quella medievale, la grande musica sinfonica e – perché no? – cantautori – ormai classici - come Fabrizio De André, Francesco Guccini o Bob Dylan che hanno saputo creare, in molti brani, una fusione perfetta tra melodia e testo poetico: li considero infatti #poeti.
Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
• Confesso: amo il vituperato genere fantasy se di qualità, tipo il ciclo di Avalon di Marion Zimmer Bradley o le narrazioni mitografiche di Tolkien… mi sembrano la versione contemporanea della fiabe. Un po’ come i romanzi di science fiction: fiabe proiettate nel futuro.
Non sopporto la saga familiare, anche perché sono in troppi a cimentarsi in questo genere, senza avere il talento di Thomas Mann con i suoi “Buddenbrook”. Amo la satira socio-antropologica e la letteratura impegnata (Brecht, Pasolini). Dei giallisti, solo Camilleri e Mario Quattrucci.
Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
• Meglio leggere un libro digitale che non leggere affatto! Anche se il libro digitale non potrà mai essere una presenza amica che trasmette il calore del libro cartaceo. Il libro tradizionale è qualcosa di vivo: ha un odore, un suono (sfogliandone le pagine), subisce, col tempo, un processo di trasformazione ingiallendo… Comunque riconosco che il digitale, ormai alla portata di tutti e a basso costo, può contribuire alla diffusione di un’opera… E l’e-book si può anche stampare … benché, difficilmente, avrà il fascino di un libro ‘vissuto’
Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
• Totale, come con tutti i miei libri… Il che significa anche la rinuncia a buona parte della vita sociale e a molte distrazioni e svaghi: senza la dovuta concentrazione non si ottengono risultati di un certo spessore qualitativo. D’altronde, il lavoro dello scrittore è, da sempre, un lavoro prevalentemente solitario.
Un motivo per cui lei comprerebbe “Viandanzando” se non lo avesse scritto.
• Mi sentirei incuriosita e attratta dal titolo e dall’immagine di copertina con le ampie ansie, per l’appunto ‘danzanti’, dei sentieri della Foresta Nera…
Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
• Ho diversi manoscritti nel cassetto, ma sono ancora incerta su quale pubblicare per primo… per cui preferisco fare a meno d’ogni anticipazione.
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