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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Poesia
 
Notizie Presenti:
 -

Intervista a MAURIZIO MANINI, che presenta ai lettori il poliziesco SOTTO IL CIELO DI TRENTO

di Rassegna Stampa

D: Partiamo proprio dal titolo, come mai “Sotto il cielo di Trento”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
R: Il titolo “sotto il cielo di Trento” è innanzitutto dovuto al luogo ove si svolge l’intera vicenda: #Trento appunto. Fondamentali luoghi, aziende, vie e storie legate al capoluogo trentino. Si è voluto anche rimarcare un “filo di razzismo e pregiudizio” da parte di un Napoletano verso i settentrionali. Basti pensare al Primario “uomo valido e serio con il solo difetto di essere settentrionale”. Un razzismo alla buona, dovuto più da abitudine e preconcetto che reale sentimento. Carmelo infatti ha molti amici (specie alle Androne) trentini e disprezza senza remore anche gente del Sud (un caso: Enzo che è Pugliese...). Rimarca poi anche un maschilismo marcato, unitamente a una certa omofobia nei confronti di Luciano. Ma rispecchia la mentalità del tempo

D. Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
R. Ha inciso molto. Voglio specificare come la descrizione e il giudizio degli indigeni trentini sia “vista con gli occhi del Commissario partenopeo” e non con quelli dell’autore. Da rimarcare che in Trentino, fino agli anni ’70, ogni individuo che veniva da oltre Verona era spregiativamente chiamato “napoli” e la storia è ambientata nella Trento degli anni a cavallo tra il 1950 e 1960. La realtà storica (dei luoghi e NON delle persone) è precisa e coerente rappresentando uno spaccato del tessuto urbano e sociale della cittadina montana in quegli anni (molto differente da oggi). Si sono estrapolate esperienze reali accadute in quei tempi (SLOI ad esempio e cementificio) narratemi da chi era stato davvero coinvolto (ambienti di lavoro SLOI, come lavoravano i “cavatori” etc) che hanno caratterizzato in certi punti il #romanzo stesso. Ovviamente alcuni nomi di aziende e negozi sono stati volutamente cambiati e le storie sono un mix di storia (luogo) e fantasia (storie e personaggi)

D. La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo #libro?
R. Innanzitutto il ritrarre uno spaccato della vita di quegli anni. Cercare di far vivere al #lettore, specie se giovane, quel periodo di inizio boom con i relativi cambiamenti culturali e sociali allora in atto, le tensioni tra le mentalità settentrionale e meridionale. Il lusso di possedere una TV, l’esaltazione per la lavatrice e il frigo, le auto caratteristiche di allora e soprattutto la spaccatura sociale e marcata tra aristocrazia, clero e nuova borghesia che sta cominciando a sgretolarsi. Si è voluto porre accento sulle conseguenze del dopoguerra e tenere conto dei rimasugli di parte di quel regime fascista che, nel bene e nel male, ha caratterizzato l’italica storia.

D. A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Sotto il cielo di Trento” se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
R. Credo siano interessanti quelli relativi alla #SLOI che si basano su fatti reali e esperienze accadute (anche intimidazioni) e vissute realmente (del resto esiste vasta letteratura sulle vicende di quella Azienda), pure le condizioni di lavoro del cementificio (dei cavatori in particolare) sono tratte dalla realtà, così come un certo “razzismo di chiusura” presente nel capoluogo verso meridionali e istriani. Ritengo che il romanzo racchiuda un insieme di notizie storiche esatte con collocazione autentica adeguata e che illustra bene come era il tessuto cittadino in quegli anni (ovvio che il malaffare della storia NON c’entra) e mette a nudo un modo di pensare non ancora “globalizzato”. Poi le auto che ritengo siano un ottimo contesto storico di arredo urbano.

D. Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale.
R. Fonte di ispirazione ritengo sia stato l’amore per la storia, la letteratura e i temi #polizieschi. Per lo stile ho cercato di ispirarmi a quello di G. #Simenon con quella dovizia di particolari che hanno lo scopo di condurre il lettore “dentro” la storia, creando un “film” mentale e facendolo ricordare come si fosse visto un lungometraggio e non letta una storia. Ho appositamente inserito personaggi bizzarri, un pizzico di satanismo, deviazioni sessuali e di contorno al fine di rendere un poco scandaloso e un poco frizzante il romanzo; in certi casi divertire il lettore stemperando lo squallore della trama di fondo.

D. Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua #scrittura?
R. Un passato giovanile di attore (teatro), la frequentazione di una accademia teatrale unitamente a una infarinatura come sceneggiatore è stata utile per ottenere movimento nella narrazione... qualche gag, ilarità e bizzarria, unitamente a qualche colpo di scena dovrebbero, almeno secondo l’intenzione, attrarre il lettore, incuriosirlo, renderlo desideroso di vedere come va a finire. Il finale tra l’altro non è per nulla scontato ed è un po’ a sorpresa.

D. Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
R. Apprezzo la letteratura in tutte le sue declinazioni. Se desidero
#scrivere preferisco partire da una idea di fondo e colà sviluppare tutta la storia. In questo caso ho pensato di partire da un luogo fisico: la città di Trento degli anni 50. E pure che fosse un #Commissario partenopeo ad aprire il vaso di pandora della piccola e, all’apparenza, sonnacchiosa cittadina. Ho desiderato fantasticare su una città che si ammanta ed è magari depositaria di elevati valori morali (anche perché così si fa più “scandalo”) i cui stracci sono fatti volare da un napoletano “mangiasapone e mangiapizze”. Il fatto di aver inserito una Chiesa corrotta fino al midollo ritengo sia un qualcosa che pungola la fantasia di molti. Ma ribadisco che si tratta di una storia totalmente inventata e che nel caso del #malaffare non ha alcun fondamento reale. Che dei personaggi coinvolti (dott Resta, Merini, Luciano, Gisela, Alessandro, Fusciacca etc) nessuno sia mai esistito se non nella mia fantasia. Altre sono reali: tipo le Androne (oggi luogo chic cittadino ma una volta covo di malaffare, meretrici e miseria) la SLOI (cui i Resta, proprietari nel romanzo, non sono MAI esistiti) che avvelenava realmente l’ambiente (e nel 1978 rischiò di cancellare la città per via di un incidente), i cui luoghi di lavoro causavano ai dipendenti e agli abitanti del Rione Cristo Re davvero i sintomi descritti (vi è vasta letteratura a riguardo) poi il cementificio con i cavatori…etc.

D. Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
R. Assolutamente quello cartaceo. Ritengo che il rumore della carta sotto le dita, lo spessore del volume e il profumo stesso della stampa sia ineguagliabile. Inoltre funziona ovunque, senza pericolo di scaricarsi ed è privo di problemi file o di conflitto. La tecnologia, ritengo, va usata con giudizio: il PC ha reso la macchina per scrivere obsoleta e inadeguata, questo non va negato, ma allo stesso tempo internet ha un poco “appannato” la visione del mondo. Un poco come un purgante: alla bisogna va bene ma abusarne… potrebbe creare qualche problema…

D. Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
R. Ho sempre avuto un ottimo rapporto con la scrittura. Quando ero alle superiori scrivevo romanzi d’amore che vendevo alle mie compagne di scuola. Poi mi sono cimentato su testi tecnici-manualistici-ingegneristica, divulgativi. Su tali temi ho ricavato esperienze positive. È questa, con “Sotto il cielo di Trento”, la prima volta che mi cimento in un romanzo articolato. #RomanzoPoliziesco per giunta. Per me è stata una sfida dato che nemmeno io avevo idea di come sarebbe andata a finire la storia appena iniziai a scriverlo… poi l’ispirazione ha fatto tutto da sé.

D. Un motivo per cui lei comprerebbe #SottoilcielodiTrento”, se non lo avesse scritto.
R. Innanzitutto perché coniuga un tema #poliziesco con delle parti caratteriali e comiche. Personaggi improbabili (ma magari nemmeno tanto), storie di toccante umanità (come quella accaduta alla “Gisela”), qualche episodio di razzismo, manie religiose, superstizione e piccoli vizi, come la robusta sete di vino di certi personaggi. Il tutto condito con episodi piccanti, coinvolgenti Clero, potentati, alti papaveri locali, maniaci sessuali e l’inserimento di rapporti fisici e psicologici improponibili. In poche parole un “entrare nei favolosi anni 50” non con la consueta sdolcinata nostalgia ove tutto pareva ammantato di zucchero rosa, ma con una vicenda attuale, perversa, cattiva e cruda, direi quasi di assoluta attualità. Ho desiderato, per dirla metaforicamente, tirare giù a sassate la nostalgica vetrata rosa tutta fiori e gladioli di quel periodo per mostrare che dietro c’era tutt’altro che un giardino dell’Eden.

D. Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
R. Al momento no, anche perché tutto dipende dall’ispirazione. Potrebbe, il prossimo scritto, essere una storia per bambini… o una narrazione scabrosa fino, o oltre, il limite…. un poliziesco e romanzo d’amore… una storia di un furto storico organizzato eccellentemente dove i malviventi la fanno franca, un omicidio perfetto… chi lo sa? Staremo a vedere.

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