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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Poesia
 
Notizie Presenti:
 -

Intervista a MIRIAM GAGINO, che presenta ai lettori il libro “La solitudine di chi resta” ( Aletti Editore )

di Rassegna Stampa

📌 Intervista a MIRIAM GAGINO, che presenta ai lettori il libro “La solitudine di chi resta” (Aletti Editore)

D. Partiamo proprio dal titolo, come mai “La solitudine di chi resta”? Quali sono gli argomenti ricorrenti o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
R. L’abbandono è certamente il topos ricorrente di quest’opera, al centro de “La solitudine di chi resta” c’è, infatti, una donna abbandonata e i suoi tentativi disperati di gestire la solitudine.
Uno di questi è il sesso, il secondo importante carattere del libro: la sessualità come tentativo di conforto.
Trovo che la sessualità femminile venga poco e mal discussa, una donna che nella disperazione incontra molti uomini non è mai vista di buon occhio, Bukowski, invece, è subito poeta maledetto.
L’ambiguità di noi donne la trovo affascinante, come si può censurare?

D. Quanto la realtà ha inciso nella #scrittura?
R. Non mi reputo una persona di grande immaginazione, scrivo quello che conosco. Spesso gioco con i miei amici dicendo che è fin troppo chiaro, per chi mi conosce, a chi o a cosa sto facendo riferimento. Non ho paura di mettermi a nudo, ecco quello non mi spaventa affatto.

D. La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
R. La consapevolezza di aver avuto la possibilità di ibernare tra le pagine un momento di pura onestà rende tutto ancora più bello. Tramite la scrittura ho avuto la rara occasione di mostrare quello che non sono.

D. A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “La solitudine di chi resta”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore, come li descriverebbe?
R. Birre ghiacciate e notti insonni. È la descrizione perfetta!
A parte gli scherzi, gli episodi che ricordo con più fervore sono quelli legati a mio fratello Cristian Romano. A partire dal momento in cui si è offerto di aiutarmi con l’ordine dei componimenti (che al tempo erano solo fogli di carta sparsi sul pavimento) a quando una sera di pochi mesi fa ho deciso di commissionargli la copertina del libro.
Sono orgogliosa di condividere la mia prima pubblicazione con lui.

D. Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri #autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
R. #VirginiaWoolf mi accompagna dall’adolescenza.
#Goethe, #Petrarca e #Leopardi li considero con affetto i miei fratelli.
Charles #Bukowski ed io saremmo stati ottimi amanti.
#AldaMerini intoccabile.
#CarmenMariaMachado forte, fortissima. Avessi scoperto prima “In the Dream House” mi sarei sentita meno sola quell’estate del 2017.

D. Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
R. 1. Assolutamente sì. Sono diplomata come attrice all’Accademia Bordeaux di Roma e per questo sono volutamente e inconsapevolmente ispirata dal mondo del teatro e del cinema. La stessa recitazione in sé come #arte mi porta a una continua ricerca introspettiva antropologica.

La mia scrittura è senz’altro influenzata da “The Last Five Years” di Jason Robert Brown, “Wicked” di Winnie Holzman e “Closer” di Patrick Marber.
Andando più sullo specifico, restringendo il campo al periodo di scrittura della “Solitudine di chi resta”, lessi una frase la Primavera scorsa che citava più o meno così: “Quando avrò la certezza che non c’è più speranza per noi due, allora guarderò questo film ancora una volta.”
Quella sera guardai “Her”, di Spike Jonze.

D. Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
R. Amo la saggistica, per lo più di natura sociale e femminista. Aggiungi poi un bel flusso di coscienza e ottieni “A room of one’s own” di Virginia Woolf, uno dei miei preferiti.
Ultimamente sto apprezzando molto anche i racconti brevi, il “New Yorker” e il “New York Times” nascondono delle piccole gemme, “Modern Love” fu una bellissima scoperta.
www.artparasites.com è un piccolo scrigno di scrittura che trovai su internet ormai parecchi anni fa, vi considero di farci un salto.

D. Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
R. Non amo il libro digitale e neanche l’audio. Sono vecchio stampo, amo il profumo della carta e i tagli sulle dita. Conservo l’edizione dell’89 de “I dolori del giovane Werther” passato di generazione in generazione; cade letteralmente a pezzi. È il bene più prezioso che possiedo.

D. Per terminare, quale è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro?
R. Quello che posso dire è che in un periodo di transizione così pieno d’incertezze e metamorfosi l’urgenza della scrittura è stata la risposta ovvia al mio continuo disequilibrio.
Non è stata un’opera di maieutica forzata, le parole sono sgorgate come una fontana in piena, come se avessero necessità dell’inchiostro per essere prese sul serio.
È stata semplice, o meglio naturale... come dovrebbe essere una buona storia d’amore e questo libro in qualche forma lo è stata, lo considero un atto d’amore sincero nei miei confronti.

D. Un motivo per cui Lei comprerebbe “La solitudine di chi resta”, se non lo avesse scritto.
R. Lo comprerei per la violenza e la tenerezza dei miei scritti. Gli uomini amano parlano delle loro esperienze viziose, questo è il libro di una #donna che cerca di amare nonostante la solitudine e lo fa senza la ricerca efferata e disperata di legittimazione. È un libro avvolto da tanto #amore e da una grande bolla nera, non c’è paura di mostrarsi, di usare termini crudi e scarni. Lo comprerei per questo, perché è sincero, non è bigotto, è vittima e carnefice allo stesso tempo. Lo comprerei per sentirmi capita.

D. Ha in progetto altre #opere da #scrivere nel prossimo futuro?
R. Ho in cantiere due progetti cinematografici in forma di sceneggiatura. Uno di questi mi segue da più di un anno, spero presto di renderlo concreto.

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pp.72 €12.00
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