| Intervista a Sarah Fraccarollo che presenta ai lettori il libro “Sotto i cedri di Ananke”
Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Sotto i cedri di Ananke”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Sarah Fraccarollo - Premetto che, in genere, quando inizio a scrivere, metto un titolo che però non è mai quello finale. È difficile trovare un buon titolo per un libro ma alla fine lo intuisci e lo scegli, anche se è un po' lui che ha scelto te. Il tema principiale, che fa da filo conduttore a tutto il libro, è la poesia: non deve mai mancare nella nostra esistenza! Il cedro rappresenta l’albero della vita. Ho scelto il cedro perché è, da sempre, un albero: sacro, profumato, imponente, strutturato, maestoso. Il Re Salomone progettò, addirittura, il tempio per Dio con il legno di questo meraviglioso albero. Ananke è il destino… Ognuno ha la responsabilità di orientarlo per essere amore nell’esistenza! Solo questo è chiamato a fare l’uomo… questa è la sua più nobile vocazione.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Sarah Fraccarollo - Tanto e in tanti modi diversi. La cosa che mi piace di più fare è compenetrare il reale più tangibile con la creatività più espansa… cogliere il momento, l’intuizione, l’emozione più dolce ma anche più tragica; uno scrittore deve sapere rappresentare tutto.
Ciò che è essenziale è che uno scrittore abbia empatia con i suoi personaggi, i suoi versi e le parole scritte. Una empatia, però, in buon equilibrio tra il sano distacco e l’immedesimazione (posso capire le emozioni di un personaggio ma magari non approvarle, ad esempio).
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Sarah Fraccarollo - Questa è una domanda interessantissima. Penso che una delle cose più importanti per chi si accinge a leggere...sia la possibilità di ascoltare le proprie emozioni e dare un senso al proprio caos… un po' come un viaggio verso casa. O come quando si ammira un quadro e ci si immerge in esso.
Attraverso un libro, l’autore, vuole dare ciò che può agli altri; vuole dare il meglio possibile in quel momento esistenziale. Il lettore, cerca il meglio per quel suo specifico momento esistenziale. Entrambi, in quale modo, si sono richiamati.
Ci sono dati scientifici secondo cui coloro che leggono romanzi sono molto più sensibili alle emozioni altrui rispetto alle persone che non lo fanno. Ed è verosimile perché nel romanzo c’è tutto ciò che significa vivere associato ad altri. Penso anche che tutta l’arte, in generale, abbia la capacità di orientarti all'interno di te stesso, per poi vivere meglio all’esterno. Proprio il contrario di ciò che tende a fare la tecnologia, invece, che pur connettendoti con tutto il mondo resta, comunque, più alienante. Entrambe , arte e tecnologia, se ben utilizzate, però, offrono molteplicità di esplorazioni, esteriori ed interiori, altrimenti non possibili.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Sotto i cedri di Ananke”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Sarah Fraccarollo - In questo libro c’è tutto: l’amore, la sofferenza, la malattia, la morte, la speranza, il sogno, la natura, l’anima in viaggio, la vita!
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Sarah Fraccarollo - Domanda difficilissima perché sono molti gli autori che mi prendono e stravolgono! Scegliere è impossibile. Mi limiterò a citarne alcuni, non perché più importanti, ma perché sono quelli che vengono in mente, ora, mentre rispondo alla domanda. Resterò col senso di colpa nei confronti degli altri che, per ovvie ragioni di tempo e spazio, non citerò.
Pirandello, Italo Calvino, Franz Kafka, Thomas Mann, William Golding. Dickens, Tolstoj, Dostoevskij... tutto ha contribuito alla mia metamorfosi costante, alla mia migliore versione di me da offrire nel mondo. Tutti riescono ad entrare con eleganza nel vasto spazio della mia sete di sapere. Non posso non citare Joyce; adoro l’Ulisse. Ma anche I morti, in cui Joyce ben descrive come ognuno sia destinato a cadere, uno dopo l’altro, come fiocchi di neve, perché moriamo… anche se per me la morte non esiste ma è solo un assaggio ad altro.
Dovrei aprire anche una vasta finestra sulla filosofia, disciplina che adoro, e filosofi come Aristotele, Socrate, Schopenhauer, Pascal, Spinoza, Martin Buber, Bultmann, Barth, Pieper, Ricoeur, Agamben e tantissimi altri.
Infine tutti i grandi maestri spirituali come Gesù, Yogananda, Krisnnamurti e tanti altri.
L’universo offre abbondanza d’ispirazione, conoscenza e trasmutazione.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Sarah Fraccarollo - Amo tutta l’arte perché non succede mai nello stesso modo, ogni volta che si esprime. Gravida di senso, l’arte è talmente luminosa che musica, cinema, e qualsiasi occasione che colpisca la nostra anima (un assolo di violino in un concerto o un assemblaggio di colori in un acquerello, etc.) ti catapultano nello stupore primordiale.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Sarah Fraccarollo - Mi piace leggere di tutto anche se prediligo i romanzi, le autobiografie, il fantasy, il genere umoristico e il genere distopico.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Sarah Fraccarollo - Dipende da come voglio gustarmi la lettura. Se nella tranquillità di casa, nel relax sotto l’ombrellone etc. preferisco, sicuramente, il libro cartaceo... trovo che offra esperienze sensoriali diverse e più complete. Se sono su treno, o in una sala di attesa di qualche esercizio, il digitale lo prediligo perché ha una sia praticità igienica e di spazio.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Sarah Fraccarollo - Ho due fonti inesauribili quando scrivo: la sorpresa e il punto zero.
La sorpresa è quando ti siedi iniziando a scrivere e dopo poche ore ammiri qualcosa che non avevi previsto, ad es. un aggettivo nuovo o una tonalità diversa al racconto… la sorpresa di qualcosa che non conoscevi fino a quel momento.
Il punto zero è quello stato che solo l’arte, come la preghiera, possono donarti. Un punto di assoluta quiete con te stesso, di leale confronto e dialogo, di profonda connessione con tutti e tutto. Un po' come il regno dei cieli o il giardino dell’eden o la sessualità vissuta in modo completo e profondo solo con chi si ama. Un frammento di universo in cui non hai la stessa identità di sempre della tua vita più ordinaria ma sei tu, senza nessun filtro. Spaventosamente tu, nudo e vero, e meravigliosamente tu, nudo e vero.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Sotto i cedri di Ananke”, se non lo avesse scritto.
Sarah Fraccarollo - Per incentivare gli autori esordienti a non mollare mai i propri sogni; per curiosità attirati dal titolo; per fare un bel regalo a chi si vuole bene e per onorare una signoria che, da sempre, riconosco ad una letteratura, sempre più di nicchia, quale è la poesia.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Sarah Fraccarollo - Sono sempre in ricerca e produzione. Senza scrivere non sarei io. Carta e penna sono miei compagni di viaggio. Ho concluso un libro di naturopatia (mia grandissima passione oltre che seconda professione) e ho iniziato un secondo romanzo.
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