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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
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Intervista a Barbara De Dominicis, che presenta ai lettori il libro “Pensieri misti e sconclusionati ma neanche tanto”(Aletti Editore )

di Rassegna Stampa

Intervista a Barbara De Dominicis, che presenta ai lettori il libro “Pensieri misti e sconclusionati ma neanche tanto”(Aletti Editore)

Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Pensieri misti e sconclusionati ma neanche tanto”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Il titolo rappresenta in pieno la modalità con cui sono stati scritti questi pensieri, ossia in maniera mista, perché non seguono un filo conduttore, e sconclusionata perché li appuntavo su tovaglioli di carta, sul retro degli scontrini o ai margini di documenti di lavoro durante le riunioni. Così, come mi venivano in mente. Sono dei pensieri ironici e profondi che, ad una prima lettura, mi sono sembrati un po’ sconclusionati ma che, rileggendoli, mi hanno mostrato come non lo fossero affatto. Ci sono pensieri ironici, buffi, tristi, profondi. Si parla di politica, di uomini, di amicizie. Si parla di vita, in fondo. E la vita stessa sembra un po’ sconclusionata ma, in realtà, non lo è per nulla. Due sono i temi della raccolta che mi stanno più a cuore: il rapporto con gli altri e il rispetto dell’ambiente. Nella mia visione il primo deve essere il più possibile basato sulla sincerità ed ecco perché esorto tutti ad essere se stessi senza finzioni, perché solo in questo modo si possono creare relazioni vere in cui non ci si debba vergognare di quello che siamo. Semplicemente perché sappiamo che l’altro già ci ha accettato per come siamo fatti. Il secondo non credo possa non essere nel cuore di qualcuno perché le condizioni del nostro pianeta interessano tutti noi. Mi piacerebbe che ci si soffermasse di più a riflettere su questo tema e su ciò che ognuno di noi potrebbe fare per salvaguardare il pianeta, anche attraverso semplici gesti. Ricordare quali emozioni si provano a contatto con la Natura mi è sembrato il modo più convincente per esortare tutti a farlo.

Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Moltissimo. Tutto quello che potete leggere nel libro è frutto di esperienze, presenti e passate, vissute nella mia realtà. Una realtà nei confronti della quale provavo molto timore perché avevo paura del confronto con gli altri e del cambiamento. Poi, quando ho accettato il cambiamento come forma di crescita e base della vita stessa, tutto è cominciato ad apparirmi diverso ed è cresciuta in me la voglia di sperimentare, senza rinnegare il passato, gli errori, in particolare. È accaduto tutto quando ho letto la frase di una poesia di Montale, Gli uomini che si voltano, che mi ha colpito molto e che riporto all’inizio e alla fine del libro proprio per trasmettere l’importanza che ha avuto per me. In poche righe riassume l’essenza di un’esistenza intera. Recita “non sei più quello che sei stata ed è giusto che così sia”. Siamo il frutto delle nostre esperienze passate. Non dobbiamo rinnegare nulla se ne abbiamo fatto tesoro per migliorare e nella raccolta di pensieri ho provato a riportare molte delle cose che ho imparato vivendo. Quindi, sì, la realtà ha influito molto.

Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Il libro, all’inizio, nasceva come una lettera ad una figlia che ancora non avevo. Si sarebbe dovuto proprio intitolare “Lettera alla figlia che non ho” e aveva lo scopo di fornire tutta una serie di consigli espressi come se stessi parlando a questa figlia. All’epoca mi piaceva l’idea di lasciar scritto le mie esperienze, il mio punto di vista su di esse e, soprattutto, il mio approccio. Credo che questo spirito sia rimasto anche una volta cambiati scopo e struttura del libro. Ironicamente mi piace immaginare che, se tra cento anni qualcuno dovesse leggerlo, possa pensare “però, mica male come la pensavano cento anni fa”. Su qualcosa che andasse oltre questo semplice scopo non mi sono mai fatta domande per la natura stessa del libro. L’essenza è l’ironia e, sebbene anche questa serva ad insegnare qualcosa, lascio a scrittori più bravi ed esperti di me pensare all’eredità da lasciare all’Umanità.

Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Pensieri misti e sconclusionati ma neanche tanto”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Sicuramente ricordo con piacere il momento in cui ho condiviso la mia decisione di scrivere il libro con una mia cara amica perché lei è stata custode di questo segreto per molto tempo e ci siamo divertite ad immaginare scenari al limite della realtà, come me che vincevo un Oscar, il premio Campiello…si sa, sognare fa bene. Il fatto di poter contare sulla sua discrezione e sul suo supporto mi ha aiutato molto perché era un rifugio sicuro quando io non lo ero affatto. L’altro momento fondamentale di tutto il percorso è certamente un lavoro di crescita personale che ho intrapreso diverso tempo fa, già prima della pandemia, che mi ha portato a scrollarmi di dosso dei pesi e delle insicurezze enormi. Senza questo lavoro non sarei stata in grado di affrontare l’esperienza con la lucidità e la leggerezza necessarie ad iniziare un nuovo viaggio in cui, vuoi o non vuoi, ci si espone al giudizio degli altri. Se si pensa, come ho detto, che del giudizio degli altri in passato avevo paura, vuol dire che sono riuscita a togliermi dalle spalle un bel macigno che mi impediva di volare.

Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Beh, la mia fonte di ispirazione primaria è sicuramente Alda Merini perché con la sua schiettezza, trasparenza e con la sensibilità di chi ha conosciuto la vera sofferenza, mi ha conquistato da subito. Con lei ho imparato ad amare anche la poesia, che non sentivo un genere a me affine. C’è un suo aforisma che mi è particolarmente caro che recita “ non sono una donna addomesticabile”. Direi che sono io.

Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Senza dubbio il teatro. Se ci fate caso, e così lo recito durante le mie presentazioni dal vivo, il libro è caratterizzato da tempi teatrali. Ci sono pause, passaggi da leggere d’un fiato, parti da leggere con quel velo d’ironia amara tipico dei monologhi alla Strehler. Ogni pensiero è stato recitato così anche nella mia testa.

Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Mi piacciono molto i romanzi d’amore storici. Jane Austen è una delle mie autrici preferite perché immerge la storia d’amore in un’attenta analisi e fervente critica della società dell’epoca, principalmente riguardo il ruolo della donna. Adoro Orgoglio e pregiudizio ma mi piace molto anche Persuasione. Con delle amiche ci divertiamo a leggere uno dei libri dell’autrice e a commentarlo sognando l’uomo perfetto e galante, che, ovviamente, non c’è. Ma questi sono dettagli. Mi piacciono molto anche i romanzi gialli, quelli di Agatha Christie in primis, ma devo ammettere di avere un amore viscerale per Il nome della rosa, di Eco. Mi immergo volentieri nella lettura di romanzi fantasy in cui si parla di fate, folletti, dell’eterna lotta tra bene e male e di incantesimi perché mi fanno sognare e mi fanno credere che l’essere umano sia immerso in un sistema di energie, che non è in grado di vedere ma che esistono, pur rimanendo occulte. Ultimamente mi sono appassionata anche ai libri di psicologia. Sto leggendo Freud e Schopenhauer il quale, sebbene notoriamente filosofo, ha scritto molti scritti sul rapporto con gli altri e questo mi intriga. L’arte di ignorare il giudizio degli altri è certamente un volume rivelatore.

Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Sicuramente il cartaceo, ma stampato su carta riciclata. Mi piace andare in libreria e comprare un libro nuovo, sentirne l’odore, toccarne le pagine. Un libro non è solo lettura, è un’esperienza. Stando tutto il giorno davanti a pc e cellulare, inoltre, leggere il formato cartaceo mi aiuta a rilassare animo e occhi e mi dà la possibilità di scrivere delle note a latere o di sottolineare i passaggi del testo che più mi colpiscono. E di mettere l’orecchia su una pagina che voglio rileggere. Sì, io lo faccio. So che non si dovrebbe per non rovinare il libro ma io lo faccio. Anche perché il libro è mio e dopo la lettura diventa qualcosa di ancor più personale.

Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Molto florido, devo dire, perché, mentre scrivevo il libro trovato ispirazione per scriverne altri. Uno è già all’attivo e due sono in cantiere nella mia mente. Inoltre, scrivere mi ha rilassato tantissimo perché è stato un modo di sfogare frustrazioni, dolori o di ripercorrere con la mente ricordi piacevoli d’infanzia. Senza dubbio ha rappresentato anche un impegno perché ero determinata a portare a termine la raccolta, quindi scrivevo almeno un paio di pagine al giorno “mettendo in bella” gli appunti presi qua e là, come dicevo pocanzi. Per me questo libro ha rappresentato riscoprire una passione che, per varie ragioni, giuste o sbagliate che siano, avevo messo da parte. In questo modo non mi rendevo conto di stare rinunciando ad una parte di me molto importante che è legata alla creatività e alla fantasia. Ritengo che la fantasia sia un salvagente: ci viene in soccorso molto spesso quando la realtà non ci piace. Più scrivevo, più esprimevo la mia creatività, non solo per questo libro ma anche per l’altro in scrittura, più il mio cervello stava bene e la mia mente si sentiva nutrita e, soprattutto, leggera. I pensieri venivano naturalmente, le idee fluivano senza ostacoli. In parole molto semplici stavo bene.

Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Pensieri misti e sconclusionati ma neanche tanto”, se non lo avesse scritto.
Prima di tutto perché mi piace la copertina. È molto colorata, fresca e credo incuriosisca molto di primo acchito. Così anche per il titolo, sicuramente fuori dagli schemi. Inoltre credo che, in un periodo così frenetico come quello in cui viviamo, la struttura del libro organizzato come una raccolta di pensieri, senza uno schema fisso, aiuti anche la lettura: non vincola con una trama di cui si potrebbe perdere il filo nel caso in cui non si potesse leggere in maniera continuativa. Non è troppo impegnativo e non richiede sforzi particolari, diciamo. In aggiunta il tipo di pensieri così misto permette di ridere, piangere, riflettere, arrabbiarsi, ricordare. Di provare emozioni. Pillole di emozioni.

Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Sì, come dicevo un’opera è già in scrittura e parla della violenza sulle donne, un tema che mi sta particolarmente a cuore. Sarà una storia narrata in un modo molto originale. Oltre questo, però, non voglio svelare.

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