| Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Graziella, dolci ricordi”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Laura Capodicasa - Il titolo esce proprio da ciò che Graziella voleva realizzare, un memoir di una vita ricca di affetti e momenti particolari che valeva la pena non scordare… infatti il suo timore più grande era dimenticare qualcosa o un aneddoto significativo o peggio ancora non arrivare fino alla fine del suo intento. L’argomento ricorrente, ma che poi rappresenta la colonna portante del lavoro, è il ricordo di una vita vissuta fra tradizioni e affetti che oggi fanno tanto riflettere ed hanno tanto da insegnare.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Laura Capodicasa - Ciò che è scritto è la realtà, come diceva lei “la sua realtà”, come l’ha vissuta, come la ricorda e l’ha raccontata. Sicuramente i suoi coetanei, amici e parenti, che affettuosamente vengono citati, avranno ricordi poco diversi da lei, ma tutto dipende dal tipo di emozione e aspettative che ognuno di loro aveva in quella fase di vita ormai andata. La realtà dell’epoca (anni dal 1940) è stata fotografata dalle parole.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Laura Capodicasa - Questo lavoro di “Graziella“ è un memoriale scritto con l’intento di fermare nel tempo un’emozione e condividerla con gli altri. Se fatti ed emozioni non vengono scritti, molti dettagli possono perdersi nel tempo! Un memoriale rende concreta una tua esperienza e dà un senso alla tua vita; dopo tutto, i ricordi sono un viaggio importante da cui gli altri possono imparare qualcosa e anche goderselo. Può essere un regalo per i tuoi figli, i tuoi genitori, la tua terra o il mondo.
Solo noi possiamo raccontare la nostra storia (bella o triste che sia) e le vite degli altri si arricchiranno leggendola. Scardinare la verità oggettiva e usare la memoria emotiva permette di muoversi avanti e indietro nel proprio tempo interiore, per creare legami e associazioni spontanee che ricostruiscono gli eventi non nella loro esattezza storica, ma per ciò che hanno significato.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Graziella, dolci ricordi”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Laura Capodicasa - Il “memoir di Graziella” è nato quasi per gioco, una richiesta della figlia alla madre... quasi un presentimento triste di un saluto che a breve avrebbe interrotto ogni gioia. La divisione del racconto in capitoli in realtà sono tappe di vita da leggere con particolare attenzione per riflettere e confrontare.
Mi piace sottolineare il desiderio di Graziella di voler tramandare ai figli e nipoti ricordi di tradizioni e momenti indelebili di vita che hanno segnato un nucleo familiare ma che hanno rappresentato storie lontane di una società semplice in trasformazione.
Il cambiamento sicuramente ha portato negli anni agiatezza e miglioramenti in ogni campo ma ha trasformato i rapporti umani, volti solo alla ricerca di frivolezze…
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Laura Capodicasa - Sono laureata in Pedagogia e il mio percorso di studi universitario è stato segnato dall’incontro con un grande storico della Sicilia, l’illustre Prof. Santi Correnti, relatore anche della mia Tesi di Laurea.
I miei genitori (quando io ero ancora piccola) ebbero modo di conoscerlo e seguirlo in sue personali presentazioni culturali legate alla moltitudine di pubblicazioni librarie, visto che anche mio padre era attratto da questo sua carisma e competenza storica.
Santi Correnti era un uomo di rare virtù umane, culturali e sociali, grande comunicatore, una delle colonne della storia della cultura siciliana che, a beneficio delle nuove generazioni, ci stimolò a riscoprire le nostre radici. Era amato dai noi studenti perché non si ergeva dall’alto della cattedra a docente autoritario, ma veicolava i suoi contenuti in modo chiaro ed efficace, con un linguaggio semplice e garbato. I suoi non erano solo documenti storiografici asettici, ma vere e proprie memorie, con riferimenti alla quotidianità, volte a presentare un volto unico, ma allo stesso tempo mutevole e sfaccettato, della Sicilia contemporanea. Santi Correnti ha istituito l’unica cattedra di Storia della Sicilia nell’insegnamento universitario italiano all’Università degli Studi di Catania.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Laura Capodicasa - Sono molto legata all’ambito letterario per cui mi viene di mensionare un autore del lontano verismo G.Verga, ma per me è sempre molto attuale perché se mi soffermo ad osservare il mondo, grazie alla globalizzazione che ci ha reso più vicini, ritengo che di “Vinti”, di cui lui ha ampiamente parlato, ce ne sono ancora tanti…
E per citare un altro illustre siciliano, che ho seguito con amore, vorrei concludere con il nome di Andrea Camilleri.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Laura Capodicasa - Romanzi storici, come testimonianza di una vita passata ma che ci appartiene; Romanzi d’amore, perché sognare fa bene alla vita e alla nascita dei buoni sentimenti.
Romanzi tratti da storie vere.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Laura Capodicasa - Entrambi hanno un loro fascino e praticità, di certo mi sento più legata al cartaceo… è come quando ci si trova a leggere una lettera, è più bella la forma cartacea (anziché e-mail) credi di avere davanti a te la persona, l’autore... e immagini un dialogo quasi diretto.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Laura Capodicasa - Inizialmente ero stretta da un vero e grande timore di dire troppo o nulla ma alla fine mi sono divertita. Ho dovuto riassemblare gli appunti scritti della mamma e rielaborarli.. è stato come entrare dentro di LEI! Quindi alla fine devo ammettere che ho vissuto un turbine di pensieri ed emozioni.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Graziella, dolci ricordi”, se non lo avesse scritto.
Laura Capodicasa - È vero e sincero, racconta di alcune tradizioni siciliane e per certi aspetti nazionali... Ogni regione italiana, ad esempio, ha i suoi dialetti, tutti questi hanno avuto una stessa origine (latino) ma nel tempo hanno subito dei cambiamenti per meglio adattarsi alle nuove circostanze storiche del territorio. Pertanto conoscere usi e tradizioni locali o regionali arricchisce chi le legge e stimola a ricercare altro, magari a beneficio del proprio territorio per non dimenticare la nostra bella storia.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Laura Capodicasa - Questo è stato il mio primo libro, non avevo mai pensato a questo tipo di esperienza che alla fine è stata bella ed interessante. Il motivo che mi ha spinta e “obbligata“ a scrivere è stato il grande amore per mia mamma, il voler esaudire a tutti i costi il desiderio di raccontare e pubblicare le sue memorie. Purtroppo il finale non è stato come avremmo voluto... COVID-19 ce l’ha rubata!
LEI materialmente non vivrà la gioia di avere in mano questo libro ma spero che lassù ci sarà un “corriere dell’Aletti editore “che gli farà avere la sua copia Omaggio.
Sicuramente, vista l’esperienza positiva, mi piacerebbe proprio raccontare ancora aneddoti e storie della nostra vita passata e presente...
Sono stata allieva di Santi Correnti e il suo insegnamento è sempre il mio faro.
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Collana "Gli Emersi - #Narrativa"
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ISBN978-88-591-7555-1
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