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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
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Intervista ad Alessandra Politi, che presenta ai lettori il romanzo "Nei silenzi del mondo" ( Aletti Editore )

di Rassegna Stampa

✔Intervista ad Alessandra Politi, che presenta ai lettori il #romanzo "Nei silenzi del mondo" (Aletti Editore)

Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Nei silenzi del mondo”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Alessandra Politi - Ecco, partire dal titolo mi sembra il modo perfetto per dare un incipit alla nostra conversazione sul mio nuovo lavoro.
Il titolo, si sa, è molto importante per consentire al lettore di creare una primissima empatia col prodotto: cosa vorrà dire l’autore? Cosa ci sarà in queste pagine? Cosa dovrò aspettarmi da questi quattro indizi? Eh sì, perché le parole sono sempre un indizio!
NEI SILENZI DEL MONDO!
Il libro si apre con una citazione di Mahatma Ghandi: “Il rumore non può imporsi sul rumore, il silenzio sì”.Quindi una citazione che ci dice quanto sia potente il silenzio, al punto da imporsi su qualsiasi rumore. Così si dipana il filo conduttore del romanzo, che ci accompagna e ci guida nella lettura, sbrogliando via via la matassa: cosa sarebbe stato senza tutto questo tacere? Se il silenzio non avesse prevalso su tanto rumore? Come sarebbe andata questa storia se qualcuno avesse trovato il coraggio di parlare? Anche una sola persona. Anche una sola voce. Si dice che la verità salva tutti, che i segreti tenuti nascosti per tanto, troppo tempo, poi sfociano in catastrofi, in traumi irrisolti. Chi coltiva i propri sentimenti in assoluto silenzio, poi lascia tutte le sue ferite sempre aperte e questo genera rabbia, che si accumula e gonfia dentro, fino all’esplosione finale. Ed è lì, esattamente in quel momento, che tutto il mondo può sentire le loro urla. Le urla di tutti i silenzi.

Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Alessandra Politi - La realtà incide sempre nella scrittura. Anzi, credo che la fantasia non riguardi l’invenzione di una realtà inesistente, ma sia piuttosto una accresciuta capacità di guardare la realtà.
Per questo uno scrittore per scrivere ha bisogno innanzitutto di vivere, per dare la giusta importanza alle cose, per edificare la propria anima, per trovare il linguaggio giusto per esprimersi in modo adeguato, per cogliere la ricchezza di ogni percezione.
La narrativa fatta bene ci immerge nelle cose, riesce a farcele immaginare in un attimo. Uno scrittore lavora intorno a questo, per rendere reale anche il “solo immaginato”, senza dimenticare che il “solo immaginato” non nasce mai dal nulla.
Lo si può chiamare “Effetto di realtà”: ci travolge quando, leggendo un testo letterario, ci dimentichiamo di trovarci di fronte a una finzione e ci sembra di essere lì. In quel luogo, in quel paesaggio, in quello spazio, tra quelle persone.

Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Alessandra Politi - La scrittura ha un forte valore testimoniale. In questo caso specifico, la scrittura di questo romanzo vuole lasciare traccia non solo sull’importanza della parola, “capace di guarire le persone”; non solo sull’importanza del proprio nome “Nomen omen” e non solo sull’importanza dell’essere accettati, compresi, accolti nel mondo degli altri; soprattutto vuole salvare dall’oblio del tempo l’importanza della luce sul buio, la certezza che tutto ciò che si fa rimane e ha le sue conseguenze, il valore della dignità e dell’originalità di ognuno: “ Io non ero un homoousìa, omologato, reso simile a chi mi aveva creato…io non ero chi voleva che fossi quel vecchio pazzo, che mi aveva fatto scampare alla morte per farmi morire due volte…mi serviva un coraggioso colpo d’ala, come una leva che scardina la vuota logica della razionalità, per mostrare tutta la forza dirompente dell’essere veramente chi ero”.

Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Nei silenzi del mondo”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Alessandra Politi - Sono tanti gli episodi che mi hanno catturata, entusiasmata e travolta. Tanti colpi di scena. Tanti risvolti inattesi. Com’è giusto che sia soprattutto per un #giallo psicologico, che punta a scandagliare la mente ma anche l’inconscio di un #assassino.
La #psicopatologia di un serial killer è un mondo vasto e complesso: bisogna risalire ai traumi non gestiti, agli abusi subiti, agli atti di bullismo, a ogni cosa irrisolta e incassata, sofferta e sopportata fino allo sfinimento, perché tutto questo può sfociare in un comportamento criminale, cioè in un comportamento di natura compulsiva, dove gli impulsi primordiali sovrastano e prendono il posto della ragione.
Gli episodi che più ricordo col piacere di una descrizione nuova, a cui mi approccio per la prima volta, sfidando un po' anche me stessa, sono proprio quelli che riguardano il rinvenimento dei cadaveri, il modus operandi dell’assassino, la sua chiara firma, la scena del crimine, le #indagini dell’#ispettore Nolan e del #commissario O’Brien. Essendo argomenti del tutto nuovi per me, lo studio è stato approfondito e curato, con manuali di criminologia sempre attorno, per esser certi di non dimenticare nulla di importante e per evitare d’incappare in errori grossolani. Ovviamente non ho potuto tralasciare episodi a me cari e noti, in cui so di aver acquisito col tempo e con l’esercizio una tecnica di scrittura abbastanza precisa e leggiadra. Mi riferisco agli episodi che narrano la storia d’amore che si intreccia sullo sfondo noir del romanzo, una storia che il lettore seguirà di pari passo agli eventi che si succedono intorno ai protagonisti, avvolti sempre in questa rarefatta, magica atmosfera dell’impervia ma bellissima #Irlanda del Nord, osservata con doverosa minuzia in uno dei suoi periodi più suggestivi dell’anno: dicembre, è quasi Natale.


Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Alessandra Politi - Fonti d’ispirazione tantissime, molteplici, svariate, tutte meravigliosi motori di ricerca e di crescita. Ogni cosa e persona che mi circonda, la mia vita quotidiana, le vite che mi raccontano gli altri, gli accadimenti giornalieri e quelli straordinari, le piccole cose, a cui spesso non si fa nemmeno caso e le grandi cose inattese, ecco, tutto fa parte di questo ingranaggio che gira incessantemente a produrre tanta energia.
Autori del mio cuore, li definisco io, perché il loro insegnamento mi è sempre davanti, presente, fulgido sono il grande Luigi Pirandello, Oscar Wilde, Emily Dickinson, Agata Christie, Franz Kafka, Gabriel Garcia Marquez, Stephen King, Donato Carrisi, Charles Baudelaire, ma è solo per citarne qualcuno, potrei continuare in una lista interminabile. Ognuno mi ha formato e mi ha lasciato qualcosa di indelebile e non posso non nominare con fierezza e stima profonda una grande donna, scrittrice, giornalista e attivista italiana che per me ha significato tanto: Oriana Fallaci, un esempio da tenere sempre fisso e ammirare, come si fa con Sirio, la stella più luminosa che, per prima, vediamo tutte le sere.

Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Alessandra Politi - Mi sono laureata in Lettere Moderne e quindi la Letteratura rientra fra le discipline più importanti, che hanno influenzato la mia scrittura, la mia cultura e la mia crescita personale.
Amante della Musica, ma negata ad approfondirne gli studi o la pratica nel suono degli strumenti, neppure il Teatro, che mi affascina e mi appassiona, mi ha mai vista praticante: il motivo è semplice e chi mi segue lo sa già, mi esprimo molto meglio con la scrittura che con la recitazione o la comunicazione verbale. Causa una certa emozione e agitazione che mi prendono davanti al pubblico. Preferisco stare dietro le quinte o in platea a godermi lo spettacolo. Ahimè, non sono un animale da palcoscenico!
Tuttavia posso dire che sicuramente un’altra disciplina che ha influenzato la mia scrittura, anche se in minima parte, è l’Architettura. Avendo conseguito un diploma post laurea in Architettura d’Interni e Interior Designer e praticando da 25 anni oramai questa professione, ritengo che, inevitabilmente ciò abbia, in qualche modo, anche condizionato la mia passione.
Mi occupo quotidianamente sia del lato strutturale che di quello decorativo di un progetto, quindi dall’idealizzazione al completamento di un’opera. Prendo uno spazio anonimo e gli do un nome e un’anima e credo che questo sia artistico quanto mettersi davanti a un foglio bianco e riempirlo di sé.

Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Alessandra Politi - Non amo particolarmente la classificazione di un romanzo in un preciso e prestabilito genere letterario, perché non credo alle catalogazioni, ma piuttosto che ogni narrazione includa tantissimi generi insieme.
I miei precedenti romanzi “IL CORAGGIO NASCE COL SOLE” e “IL VOLO DEI GIORNI RUBATI” io li definisco romanzi della vita, in cui il nucleo narrativo spazia nei vari ambiti grazie a un estro creativo che non conosce limiti.
Neanche questo ultimo lavoro “NEI SILENZI DEL MONDO” mi piace definirlo romanzo #noir, o giallo, o #thriller, perché non si occupa esclusivamente di un caso da risolvere, ma la trama è stata creata proprio per tenere il lettore un po' col fiato sospeso e un po' col cuore in gola, col languorino allo stomaco e con la suspense che cresce. Quindi c’è l’avventura, l’azione, la distopia, la tensione, la formazione, l’amore e tanto altro.
Per questo motivo vi rispondo che amo ogni genere letterario che abbia la capacità di suscitare nel lettore la curiosità, l’intrigo, l’emozione, il brivido, la sorpresa di aver trascorso ore a leggere senza neppure accorgersene.

Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Alessandra Politi - Preferisco il cartaceo a quello digitale di gran lunga e senza indugi.
Sono tradizionalista su quest’aspetto.
Volete mettere la felicità davanti a un libro che si prende nelle mani, si annusa, si apre, si può sfogliare, tenere nella propria libreria, sul comodino, sulla scrivania. Vederlo ingiallire, impolverarsi, ma resistere al tempo. No, non c’è paragone!
E poi donare un libro: dalle tue mani ad altre mani, che lo toccheranno e riceveranno un pezzetto di te. Non si può spiegare!
Fra i regali più preziosi, senza alcun dubbio.

Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Alessandra Politi - Il mio rapporto con la scrittura è sempre stato e sempre sarà bellissimo.
Scrivere per me è esprimere silenzi e rumori che ho dentro, che così prendono corpo, prendono il peso delle parole, mi curano e curano chi legge.
Scrivere è spesso la mia via d’uscita, un’attività terapeutica, una medicina da prendere anche a dosi elevatissime: non ha effetti collaterali, non fa mai male.
Mi ricostruisce.
Mi rimette in piedi.
Mi fa scoprire l’inferno e il paradiso.
Mi fa vivere quello che non posso vivere.
Viaggiare dove non sono mai stata.
Conoscere. Esplorare. Capire.
Mi fa sentire un po' Dio nel momento in cui creo e dò vita ai miei personaggi. Essi diventano parte integrante dei miei giorni e delle mie notti. Spesso piangono con me, dormono con me e con me fanno la spesa. E quando un libro sta per finire, la storia è giunta al culmine, sento la profonda amarezza del distacco, del fatto che dovrò lasciarli andare e loro dovranno fare senza di me.
E mi mancano, mi mancano terribilmente. E ci metto mesi, anche anni per accettare che non possono ritornare.
Scrivere è come respirare e così è stato per questo romanzo e per ogni più piccola cosa che metto nero su bianco e diventa non più solo mia, ma di tutti coloro che la leggeranno.

Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Nei silenzi del mondo”, se non lo avesse scritto.
Alessandra Politi - Comprerei “NEI SILENZI DEL MONDO” perché leggendo la quarta di copertina, sarei molto interessata e incuriosita dalla vicenda che si svolge in una terra così selvaggia e così bella, qual è l’Irlanda del Nord. Sarei attratta da Fanad Head Lighthouse, questo faro a picco sull’oceano, vedetta benigna e solitaria, che veglia col suo occhio di luce, sui naviganti di mare e di terra, in un mondo che pullula di segreti, tenuti abilmente nascosti per ben vent’anni.
Chi, come, quando e perché?
Cosa nasconde il passato che ritorna come un incubo?
Un passato da cui si può scegliere di continuare a scappare oppure ci si può fermare e affrontarlo.
Veritas filia temporis: ecco, mi piacerebbe scoprire tutto questo.

Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Alessandra Politi - Può uno scrittore fermarsi?
Può decidere di non scrivere più?
Personalmente non saprei farne a meno.
Stephen King diceva che “scrivere un romanzo è come attraversare l’Atlantico in una vasca da bagno”.
Ma accidenti, dico io! Che avventura! Non è bellissimo?
Sei costantemente messo a dura prova. La fiducia in te stesso e nelle tue capacità è sempre messa a dura prova.
Adrenalina a mille.
Costante analisi su di te, prima che sui tuoi personaggi.
Pazienza nel ricercare il modo di migliorarti.
Costanza nell’affrontare ore, giornate, weekend, estati e Natali a scrivere, a far maturare una nuova storia e con lei il tuo stile e la tua voglia di continuare.
Al momento potrei anticiparvi veramente poco, ma è certo che sono all’opera! Mi trovo appena all’inizio ed è la parte più difficile, più faticosa, come appena parti per un’arrampicata e cerchi i primi appigli, non puoi sbagliarli, la tua salita dipende tutta da lì. Allora lanci i cliffhanger nella roccia, tra le fessure, provi a incastrarli, lo sforzo mentale e anche fisico non è indifferente.
Ma ce la fai ogni volta. E sali. Sali sempre più in alto, verso una vetta che è ancora lontana, ma sai che arriverai e ci piazzerai la tua bandiera. Intanto mi godo il viaggio, la scalata, il percorso, che, come dico sempre io, resta la parte più bella.

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