| "Ho lasciato tracce", raccolta poetica di Tina Mozzati Giannini.
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Leggi la prefazione del Maestro Giuseppe Aletti:
"Ho lasciato tracce", la raccolta poetica di Tina Mozzati Giannini, è un bell'esempio di come la poesia sia capace di agire nella vita di chi la pratica, apportandone grande giovamento. L'arte poetica veicola emozioni, riflessioni, ricordi, diventando una promessa di eternità. Uno scrigno integro a cui affidare le impronte dell'esistenza.
Così l'autrice presenta il suo mondo in quest'opera, e lo preserva proprio grazie alla poesia. A questa meravigliosa arte, già nel componimento in apertura, intitolato "Mia poesia", la poetessa rivolge versi carichi di gratitudine: "e nella poesia / sono rinata", fino a definirla "risveglio inaspettato / dopo anni / di letargo". La poesia ci scuote con vigore e ci dà offre il suo riparo sicuro. È forza che resiste e ci sostiene. Come ebbe a dire Erri De Luca, in una tra le sue poesie più suggestive: la poesia è "urgenza di afferrarsi a un bordo nella tempesta" e, poi ancora, è "pronto soccorso", è "botta di salvezza".
È una raccolta che nasce come esigenza di raccontarsi e che finisce col determinarsi come un potente elogio alla poesia, donando a chi si affida ad essa, oltre alla serenità, anche una inaspettata e rinnovata vitalità. A questo proposito, prendiamo a prestito un'altra definizione di poesia di un altro poeta illustre, ovvero Mario Luzi, che ben rende l'idea dell'intensificazione della realtà resa possibile grazie alla poesia, ed è la seguente: "La poesia aggiunge vita alla vita, una vita al quadrato".
Quale miglior modo per custodire il proprio vissuto, se non la scrittura in versi? "La penna / freme tra le dita / smaniosa / di lasciare tracce", ci confida la poetessa in "Come un fiume in piena". Attraverso la lettura entriamo, pagina dopo pagina, nel mondo luminoso di Tina Mozzati Giannini, rivestito dalla luce dei ricordi e degli affetti. Al ricordo di un dettaglio prende vividezza un'intera esistenza, come nel caso delle splendide poesie dedicate alla madre ("A mia madre") e al padre ("A mio padre").
Sono versi traboccanti d'amore per la vita, ma anche di nostalgia. Prezioso sentimento che enfatizza la complessità dell'esistenza, la nostalgia è paragonata ad una "torre di Babele / che confonde / voci e suoni" e si manifesta anche attraverso la triste consapevolezza di un mondo che non esiste più, come, ad esempio, nella poesia "Il carillon". Con un linguaggio chiaro, che l'autrice stessa definisce "la mia poesia semplice", le parole arrivano immediate, senza bisogno di artificiosi abbellimenti, e come un'eco s'aggirano nella mente di chi legge.
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