| ✔Intervista a Niko Mucci, che presenta ai lettori il libro "Lettere mai spedite" (Aletti Editore)
Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Lettere mai spedite”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Niko Mucci - I miei precedenti lavori prendevano tutti il titolo dalla poesia che ritenevo significativa del periodo di vita cui la raccolta faceva riferimento, qui, invece, per la prima volta ho optato per un titolo che coinvolgesse un po’ tutte le poesie, immaginate appunto come lettere non spedite, per pudore, timidezza, ritrosia a scoprirsi, che trovano l’occasione di liberarsi di nascosto dallo scrittore, lasciare i cassetti nei quali erano riposte e raggiungere ipoteticamente i destinatari originali.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Niko Mucci -La realtà intesa come mondo attorno è alla base della mia scrittura così come la altrettanto, reale, interiorità dei sentimenti personali, o letti nei comportamenti, nelle frasi, nei racconti, negli occhi di amici e persone incontrate …Non ho personalmente vissuto tutte le emozioni di cui narro, non mi basterebbe una vita, e comunque ad uno scrittore di prosa non chiediamo se ha nel suo vissuto quello che narra… di un poeta invece immaginiamo di poter capire, dai suoi versi, parti della sua vita, specie se lo conosciamo.
In definitiva la mia realtà è senza dubbio presente nella mia scrittura poetica, ma io chiedo anche esplicitamente al lettore di cercare nelle poesie parti di se stesso, e non del poeta scrittore…
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Niko Mucci - Cosa ho voluto salvare? Senza dubbio le mie emozioni, per poterle rivivere, ho avuto la fortuna di una vita emozionale densa e ricca, scrivere aiuta il ricordo e la memoria emotiva… L’oblio mi spaventa, so che ciascuno di noi è al massimo una scia nella corrente della vita, che presto scompare, ma lasciare tracce di emozioni in chi legge dilata i tempi di persistenza di quella scia e mi dà l’illusione di vivere più a lungo, almeno nella memoria del lettore.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Lettere mai spedite”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Niko Mucci - Durante il lockdown, depresso e senza lavoro, scrissi sui social che non potevo permettermi di far uscire questo nuovo libro, e ne parlavo in modo accorato… presto è nata e cresciuta una reazione, fra gli amici, i lettori, i semplici conoscenti , che li ha spinti prima a prenotare e poi a pagare in anticipo, per avere un libro ancora in fieri, sulla fiducia nella mia persona e nella mia scrittura: è stato bellissimo essere sospinto su questa nuvola di adesioni, sino a decidere che si poteva fare. Il libro aveva coperto le spese di edizione ancora prima di uscire… Ne sono tutt’ora commosso.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Niko Mucci -Devo molto alle letture giovanili di poesia iberica, divoravo Jimenez, Machado, Lorca; quest’ultimo con Leopardi maestro di poesia nella prosa. Successivamente la lettura fra gli italiani di Montale, Quasimodo, l’essenzialità di Ungaretti, la visione di Saba, la quotidiana sofferenza di Caproni, Pavese, mi hanno molto formato così come il tedesco Erich Fried i cui versi raccontano di me a me stesso, il cileno Neruda e altri sudamericani… l’età e l’approfondimento della ricerca mi hanno fatto fare fortunati incontri con poetesse orientali e cubane e, fra gli italiani, con il percorso poetico del mio editore Giuseppe Aletti, che sa essere una guida poetica senza far pesare il suo ruolo… ed ho avuto la fortuna di incontrare persone splendide come il compianto poeta Emilio Piccolo (pseudonimo Luther Blisset) e amiche poetesse da cui ho tanto da imparare Valeria Francese di Salerno, Grazia Fresu e ancora Wanda Marasco e Ketty Martino di Napoli .
Fra le ultime scoperte vorrei citare una poetessa anglo etiope Warsan Shire, dalla magica forza e delicatezza nei versi.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Niko Mucci - Nasco all’arte come, pessimo, musicista e i miei primi approcci con la scrittura sono legati ai testi delle canzoni che scrivevo dai 15 ai 25 anni, epoca cantautorato, successivamente mi sono occupato di musica popolare ed ho iniziato a scrivere versi in vari dialetti che frequentavo, poi l’amore per il teatro di prosa mi ha portato a lavorare sulla prosa, e nei miei testi c’era spesso spazio per frammenti poetici; tutta la vita da teatrante mi ha formato e portato a riprender la scrittura poetica, profittando delle lunghe tournée teatrali, così negli ultimi 24 anni , ho dedicato molto tempo ed energie alla scrittura poetica arrivando a decidere di pubblicare 4 raccolte prima della presente, alcune delle quali premiate da pubblico e giurie di vari concorsi ai quali ho iniziato a partecipare, più che per fame di premi, per allargare i miei confini e il numero e la qualità dei lettori…
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Niko Mucci - Sono stato sin da piccolo un accanito lettore di classici letterari, romanzi, teatro, racconti poi ho sviluppato una passione per la fantascienza e per i grandi scrittori (F.Dick, I.Asimov J.Vance erano fra i miei favoriti). Parallelamente e sino ad oggi ho sviluppato un interesse per la Storia, specie quella medievale, per il Teatro che è diventato il mio mestiere e la mia vita, ma sono molto interessato alla antropologia culturale, in tutte le sue forme.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Niko Mucci - Capisco la evoluzione del mezzo e la comodità ed economicità del libro digitale, ma sono di vecchia scuola e nulla mi può togliere il piacere della carta fra le dita, colleziono anche libri antichi e ne possiedo alcuni che sembrano parlarmi, oltre che dello scritto, di coloro che lo hanno posseduto; amo la carta, il suo fruscio, la sua delicata bellezza, ma capisco e rispetto gli alberi, che ci danno la carta …
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Niko Mucci - Sono un istintivo che spesso scrive di getto, correggo poco e spesso mi pento delle correzioni, anche se dovrei lavorare meglio sull'istintività…. Una volta scelto il titolo è stato facile: scegliere le poesie è venuto di conseguenza. Sono andato a rileggermi anche poesie non recenti, e che alla luce del titolo potevano assumere altri significati: le ho quindi scelte a partire dal titolo, ma erano già quasi tutte già scritte in tempi recenti, molte rilette alla luce della videopoesia alla quale mi sono dedicato con l’intento di creare uno spettacolo reading poetico che unisse, al verso, la musica, la danza, i video, costruiti con varie collaborazioni.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Lettere mai spedite”, se non lo avesse scritto.
Niko Mucci - Se lo trovassi su un espositore, mi innamorerei prima della immagine di copertina, molto suggestiva, di una amica artista con cui condivido altri progetti, poi come faccio spesso leggerei qualcosa a caso e rispecchiandomi nei versi, come davanti al mare, cercherei parti di me stesso e ricordi ed emozioni che credevo di avere perso.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Niko Mucci -Una nuova raccolta di cui al momento so solo il probabile titolo, anche se molte poesie già sono scritte, dovuto a letture shakespeariane durante il lockdown in cui ho potuto ammirare la capacità del Bardo di scrivere e dire d’amore e mi è venuta in mente una frase di Lacan: l’amore si vive, si fa l’amore, si culla come un neonato, ma soprattutto “Dell’amore si parla" e la parola amore, in poesia, prende mille vie e significati, ancora non del tutto esplorati.
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ISBN 978-88-591-7359-5
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