| ✔Intervista ad Anna Maria Castelli, che presenta ai lettori il libro "Dov'è l'ombra" (Aletti Editore).
📎Partiamo proprio dal titolo, come mai “Dov'è l'ombra”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
La poesia per me è emozione pura, come un quadro impressionista, una sintesi estrema di sentimenti, “dov’è l’ombra” fa parte della mia ricerca di senso, attraverso l’ascolto e l’espressione delle mie #emozioni, nei diversi momenti della vita, un percorso autobiografico, attraverso i sentimenti, esteriorizzando le emozioni che ne sono l’espressione.
Così contengono il mio amore per la comunicazione, l’incontro con la parola e l’altro, il tu, processo che per me si esprime al meglio nel colloquio, l’amicizia, i legami affettivi, la ricerca difficile di un’identità femminile, la passione politica. Il tutto, ricercato, nella parte più profonda di me, che solo a maturità inoltrata ho avuto il coraggio di guardare.
📎Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
È la realtà, la realtà dei sentimenti che entra prepotentemente e che guida dall’ingorgo delle emozioni, l’espressione piana di ciò che provo, con una funzione molto rassicurante, perché addolcente di ciò che spesso è all’interno di me più oscuro o tormentoso.
Ne esce un qualcosa di più oggettivo, che dalla complessità dell’esperienza individuale e dei sentimenti, assume per me un valore più universale, sul senso primo e ultimo della nostra essenza. Questo lavoro interiore assume, per me, un significato meno solitario, più solidale con il mondo, con il resto degli esseri umani
📎La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Questo di salvare dal tempo è sempre un po’ un delirio di onnipotenza di cui soffriamo, ma in termini più semplici o più modesti risponde un po’ a quello che in una poesia, dal titolo autobiografia, di questa raccolta ho scritto, vorrei salvare il passaggio di mano fra donne, di diverse generazioni.
Perché la mia inquietudine che cerco di frenare scrivendo, la sento come l’inquietudine di una donna che ha vissuto nel passaggio di un’epoca dal primo dopoguerra, fino alle conquiste più recenti, insomma dal diritto di voto in avanti, attraverso passaggi culturali fino alla diversa consapevolezza e realtà della donna di oggi.
📎A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Dov'è l'ombra”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Questa per me è la prima raccolta di poesie, che ho avuto il coraggio di pubblicare, avevo già scritto altro, ma prevalentemente saggi di lavoro e manuali. Queste pubblicazioni collegate alle mie attività non avevano coinvolto più di tanto il mondo dei miei sentimenti.
Quindi questa prima raccolta di poesie, alcune di diverse epoche, altre più attuali, avviene dopo una mia scrittura autobiografica intima, e ognuna di queste poesie è una mia piccola storia.
È il percorso che per me ha un significato, aver abbracciato il senso della mia storia.
📎Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Ho sempre amato il linguaggio poetico, come sintesi perfetta di efficacia/efficienza nella comunicazione. Non potrei dire quanti mi hanno affascinato, per un lungo tempo Nazim Hikmet, poi Erich Fried, la Merini. Ma preferisco un ricordo per tutti: da ragazzina ebbi l’opportunità di seguire in una pomeridiana al Piccolo Teatro di Milano per la Compagnia dei Giovani con la regia di Strehler, i “Sei personaggi in cerca d’autore” di Pirandello. Il linguaggio teatrale in quella forma di comunicazione mi colpì per sempre, la sintesi del discorso diretto e il colore delle parole dato dal tono e dal non verbale degli attori li trovai travolgenti.
📎Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Come ho detto il teatro, credo per i suoi ritmi di comunicazione, e la pittura, prevalentemente moderna. So di essere molto carente nella musicalità, ma nei quadri, soprattutto nei colori sento il ritmo. Poiché la poesia è ritmo, penso che queste siano le influenze o i sintomi di un interesse verso le forme poetiche.
📎Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Amo l’autobiografia, il saggio e un certo tipo di romanzo, soprattutto filosofico o psicologico, di formazione. Faccio degli esempi: Cambiare l’acqua ai fiori della Perrin o il Senso della vita di Yalom o Ho visto partire il tuo treno di Elsa De Giorgi.
📎Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Amo la grafologia, come scienza della comunicazione, sono consulente grafologa ed ora lavoro anche sulla rieducazione del gesto grafico, per cui il rapporto fisico e non virtuale con il foglio, o la carta, sono per me ineguagliabili anche nella lettura di un libro. Il libro lo tengo sul comodino, sul tavolo di cucina, nella borsa, sulla scrivania ovviamente, oltre che nella libreria. È un rapporto fisico d’amore imprescindibile. Le poesie a volte le scrivo a mano, a volte anche dentro una mail, un cellulare e qualsiasi altro strumento. Ma il libro è il primo amore e non si dimentica mai.
📎Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Scrivo di getto, sotto l’effetto di uno stato d’animo, in qualunque posto e posizione. Correggo dopo, rileggo per sentire il ritmo, cambio e limo con molta difficoltà.
📎Un motivo per cui lei comprerebbe “Dov'è l'ombra”, se non lo avesse scritto.
Mi attirerebbe il senso autobiografico di un percorso, della parte nascosta di chi scrive, di quali sono i suoi fantasmi e le sue passioni.
📎Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Ho già quasi pronta una nuova raccolta, sempre di poesie, che ho provvisoriamente titolato: Sguardi.
Si tratta sempre di ritratti psicologici e il titolo mi viene da una riflessione che ho fatto sui ritratti di artisti nella pittura. Una bella mostra visitata a Palazzo Zabarella di Padova anni fa di ritratti di pittori di diverse epoche, mi ha aperto gli occhi al valore del ritratto che spesso avevo sottovalutato. Occhi rivelatori di mondi interiori, al di là delle maschere. Credo che in Sguardi io abbia riflettuto di più sulla tenerezza e sull’amore degli sguardi sul mondo, sulla loro importanza alla ricerca dell’armonia dell’umano e delle relazioni, lasciando alle spalle un po’ di conflitti e di dolore.
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