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✔Intervista a GIANNETTA FIORITO, che presenta ai lettori il libro di poesie "ALTALENA DI LIRICHE" (Aletti Editore)
• Partiamo proprio dal titolo, come mai “Altalena di liriche” Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
La raccolta è divisa in due parti principali, che riproducono l’ondulazione anarchica dell’altalena e il dualismo dialettico tra l’alto e il basso, la gioia e il dolore, la felicità e la tristezza, ecc. Queste due parti in comunicazione costante tra loro, così come le liriche che ne fanno parte, sono unite da un fil rouge che più si dipana, a partire dalla prima sezione, seguendo il progredire delle liriche stesse, più si trasforma in un filo d’Arianna che conduce al disincantato rifiorire di una salvifica consapevolezza e ad un inno alla vita di cui sono testimonianza poetica le liriche della seconda parte. L’Altalena è dunque espressione di una complessa weltanschauung, secondo una visione deweana del mondo, in cui tutto evolve continuamente, e mai si ferma, anche quando si intraprende una riflessione metafisica, anche poetica, su di essa. Coerentemente, la parola “liriche”, pone
l’accento sull’elemento musicale, che da un lato amplifica il movimento dinamico della vita da cui niente e nessuno può prescindere e dall’altro è fonte d’ispirazione costante e caratteristica intrinseca delle stesse liriche.
• Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Parafrasando Flaubert quando descriveva Madame Bovary, seppur con pudore, posso affermare che “Altalena di Liriche c’est moi”(Altalena di Liriche sono io). Tutto è nato quando io stessa non avrei mai immaginato di scrivere, mi sono sempre vista, anche per deformazione professionale, da docente di lingua e letteratura inglese, più come un’osservatrice critica del testo letterario, abituata a destrutturare e ricomporre narrazioni per coglierne aspetti peculiari, tematiche e messaggi.
Nel 2008 è venuta a mancare la mia migliore amica, a causa di un brutto male, che, nonostante il suo innato ottimismo, la sua forza e determinazione nel lottare e sconfiggere la malattia, non le ha lasciato scampo. Dopo qualche anno è venuto a mancare anche suo fratello. È a loro e alla mia famiglia d’origine, che ho dedicato la raccolta.
Allo stesso tempo, sia la mia vita professionale che quella personale sembravano essersi
impantanate su una strada sempre più in salita. Ho iniziato a soffrire di attacchi di panico, sentivo una sensazione di oppressione che mi schiacciava il petto, mi mancava il respiro. Poi lo scoppio della pandemia ha amplificato in maniera corale l’ossessione della morte.
Ma, anche quando noi siamo del tutto inconsapevoli, è durante la tempesta che si spargono i semi dei fiori che nasceranno in seguito. Solo la Bellezza avrebbe potuto salvarmi e ci salva, è così che durante il primo lockdown la porta del cuore si è aperta e i pensieri hanno iniziato a fluire spontaneamente. Così sono germogliate le prime liriche, alcune volte anche in una fase di dormiveglia, dovevo alzarmi e cedere all’imperativo categorico della scrittura. E più scrivevo e più l’anima rinasceva.
• La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Le liriche della prima parte declinano in forme letterarie diverse il tema della perdita e della perdita del mai avuto, secondo una prospettiva shopenaueriana, leopardiana e montaliana che mi caratterizza da sempre. Ma anche i ricordi, alla luce del filtro della memoria, gli odori e sapori di una terra selvaggia e magnificente, indomita e sensuale, ricca di storia e tradizioni come la Sicilia, da cui attingo ispirazione e forza. La natura diviene essa stessa energia poetica pulsante, espressione di un neo-romanticismo contemporaneo di cui sono stata complice.
• A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Altalena di liriche”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Ricordo in particolare i momenti i cui ho composto liriche dedicate alle persone a me care, infine alcune in cui si intravedono storie di vita con le quali sono venuta in contatto e dalle quali sono stata colpita, che credo siano le più autentiche. Come ho spiegato poc’anzi, molte sono state composte di notte a seguito di un lavorio interiore travagliato, spesso doloroso e ricco di commozione, ma dallo straordinario potere catartico. La parte razionale che doveva rimanere lucida per modellare e correggere le sbavature mi ha aiutata a crescere e diventare più consapevole.
• Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Il libro è disseminato da citazioni letterarie di autori che mi hanno influenzato di più. Tra gli italiani, in primis Leopardi, Quasimodo, Montale e Ungaretti ma anche Pirandello e Svevo. Tra gli autori stranieri Shakespeare, Beckett, Gide, Yourcenar, Baudelaire e Mallarmè. E poi gli autori americani come Salinger, Kerouac e la Beat Generation e Fitzgerald.
• Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
La danza, a cui mi sono accostata a livello amatoriale da diversi anni, la pittura e la musica.
• Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Adoro il teatro e il cinema, e pertanto leggere drammi e sceneggiature.
• Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Quando scrivo rimane indubbia la comodità di lavorare al pc. Ma se devo leggere, devo perdermi dentro un libro di carta, devo accarezzare le parole scritte, sentire l’odore dei personaggi attraverso l’inchiostro sui fogli.
• Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Mi piace pensare ad un’opera poetica capace di una riflessione meta-letteraria, consapevole dei suoi meccanismi intrinseci e che, quindi, richieda una ricerca continua sull’uso del significante e dell’accostamento delle figure retoriche, ma allo stesso tempo che rifugga da qualsiasi virtuosismo tecnico e punti dritto al cuore, a scatenare nel lettore una tempesta emotiva.
• Un motivo per cui lei comprerebbe “Altalena di liriche”, se non lo avesse scritto.
Sono sempre stata interessata alla comunicazione delle emozioni, piuttosto che alla narrazione dei meri fatti. Il mio è un libro scaturito da emozioni autentiche e spero che possa dare la stessa serenità a chi lo leggerà, che ha dato a me nello scriverlo. È un libro che invita a liberarsi dai propri minotauri interiori e ad uscire dai labirinti dell’anima.
• Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Sto lavorando ad un progetto poetico non femminista, ma tutto al femminile, che metta in risalto la sensibilità e anche la forza delle donne, di cui sono sempre stata orgogliosa.
CON LA PREFAZIONE DI ALESSANDRO QUASIMODO
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