| Intervista a Daniela Pisanello, che presenta ai lettori il libro “Tele Sfilacciate” (Aletti Editore)
Domanda - Partiamo proprio da titolo, come mai “Tele Sfilacciate”?Quali sono gli argomenti ricorrenti,e per lei fondamentali che tratta in questo volume?
Daniela Pisanello - Mi ricordano il mare, la mia terra “bruciata dal sole”, le case bianche e le donne curve sui telai che intrecciavano fili; trama ed ordito ed in quel telaio c’era la storia di una vita, di racconti, di antica saggezza e, mentre il tempo scorreva, i figli diventavano grandi, i dolori le gioie le attese, i sogni infranti, la rassegnazione era tutto lì in quei tessuti.
Il filo conduttore di tutta la mia raccolta è stato “il Tempo” con il quale ho da sempre un rapporto conflittuale, un tempo agito, negato, a volte perduto, del quale noi siamo solo dei passeggeri.
Ho scritto d’amore, in un momento il cui stavo attraversando il dolore di una separazione e provavo a ricominciare, a volte spiccando il volo altre cadendo giù rovinosamente.
E poi di lei, mia madre, che, al di là di ogni parola, accoglieva i miei silenzi semplicemente guardandomi negli occhi, qui il tempo assumeva una valenza diversa, eterna, come solo l’amore di una madre sa donare, l’amore che vince il tempo, “Perché l’amore il tempo non teme” (come citato da una mia poesia a lei dedicata), come l’amore per i miei figli, il mio tempo nel loro, che mi hanno travolto, punzecchiato, impegnato, mai ferma, io al loro fianco. Loro l’amore vero, il mio “Nord” sempre.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Daniela Pisanello - La scrittura è stata una proiezione della realtà vissuta, ogni riflessione riportata è nata da un’emozione che in quel momento ha attraversato la mia vita, e dico attraversato perché ho sempre vissuto in costante movimento, “anche saltellante sul posto”, era meglio che stare fermi, ho scritto per non fermarmi dentro un dolore, ho scritto per “essere”.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Daniela Pisanello - La scrittura è stato uno strumento per testimoniare un momento difficile, di profondo cambiamento che la mia vita stava attraversando, per avere memoria di un percorso vissuto, un sentiero battuto, la strada percorsa, talvolta lineare, altre sconnessa.
I compagni di viaggio, che mi hanno regalato emozioni profonde, gli affetti.
Come un diario di bordo, nel quale appuntare quello che accadeva intorno a me, quasi terapeutico, una cura.
La scrittura, attraverso la quale osservare, come una finestra sul passato, come sfogliare un album fotografico, con visi e volti. È stato un modo per lasciare andare, liberatorio, per proseguire il viaggio che mi ha arricchito e rimesso in “carreggiata” facendomi riscoprire scenari interessanti.
Domanda - A conclusione di questa sua esperienza formativa, che ha partorito “Tele sfilacciate”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore, come li descriverebbe?
Daniela Pisanello - Non saprei, più che di episodi, questa raccolta di poesia è nata da una serie di vissuti, a tratti deliranti se dovessi vederli ora, in questa raccolta ci sono alcune poesie scritte diversi anni fa, un viaggio introspettivo, mentre il presente “accadeva”.
Domanda - Quali sono le sue fonti d’ispirazione, altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Daniela Pisanello - Ho sempre letto tanto e di tutto. Mi ritrovo nella poesia “dell’attimo” in cui la parola diventa una folgorante illuminazione. Essendo sempre in movimento, mi sono ritrovata nel corso degli anni in vari autori, dai classici agli ermetici, surreali e simbolici, autobiografici.
I Poeti Maledetti, e la ricerca estrema delle cose.
Quelli contemporanei, Alda Merini, intensa e sconvolgente
nei vissuti dell’ospedale psichiatrico.
Nelle mie prime esperienze lavorative, spesso mi sono approcciata a pazienti con queste fragilità.
Wislawa Szymborska, con le sue poesie che toccano spesso argomenti che riflettono la condizione delle persone, sia come individui che come membri della società.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche , o artisti che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Daniela Pisanello - Amo il teatro, Pirandello, il suo concetto di Maschera, dove ognuno di noi ne indossa una per ogni situazione in cui si trova, il suo senso di essere intrappolati da
una società in cui una serie di convenzioni ci impediscono di vivere liberamente, la finzione/realtà, la disgregazione dell’IO, l’umorismo, la follia.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Daniela Pisanello - Tra i generi letterari, i racconti, le fiabe, le novelle, i romanzi di fantascienza, i gialli con i suoi misteri da scoprire sulle scene del crimine, i personaggi, i romanzi d’avventura, la letteratura per ragazzi, avendo due figli ho letto molto con loro e penso di avergli trasmesso questa passione ancora prima che imparassero a leggere. Già “trafficavano“ con i libri, quelli musicali, quelli da toccare, in rilievo.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Daniela Pisanello - Penso ci siano i pro ed i contro per entrambe le modalità di lettura. Istintivamente dico il cartaceo, amo il “profumo” delle pagine, il fruscìo mentre le sfogli, il segnalibro quando decidi di interrompere il racconto perché hai letto per troppo tempo e gli impegni ti chiamano.
Un libro cartaceo può essere un dono, si può aggiungere una dedica speciale, affinché ne resti il ricordo, magari con un fiore dentro essiccato tra le pagine.
Devo ammettere però che l’ebook è più leggero e meno ingombrante di un libro, portare in borsa tutta una libreria non è poco! Poi leggere magari in una giornata ventosa, senza che le pagine si accartocciano, è più funzionale del cartaceo... poi è facilmente divulgabile.
Tendo sempre a trovare una mediazione, secondo il luogo dove mi trovo per leggere, l’equilibrio tra le cose è fondamentale come il proiettarsi in avanti, al passo con i tempi, sempre.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura durante la composizione del libro?
Daniela Pisanello - Partendo dal presupposto che non avrei mai immaginato capitasse una simile opportunità, quando mi è stato comunicato, sono rimasta “basita”, ho sempre scritto negli anni solo per me e per pochissimi amici ai quali facevo leggere qualcosa, per cui all’idea che altri potessero leggermi, mi sono sentita “scoperta”, come andare in giro scalzi, sentivo di non possedere mai le “giuste calzature per i sentieri percorsi”.
Poi i primi concorsi, gli amici di sempre che mi hanno “spinto fuori dalla fila”.
Ho sempre pensato che, ad un certo punto, sovvenga, in ognuno di noi, una specie di “coraggio nella paura” che ti spinge ad andare oltre, al di là della critica, del successo, o del fallimento.
A volte penso il timore sia un sentimento positivo, che ci spinge a superarci e nel momento in cui lo facciamo “si svolta” e scopriamo la misura delle cose, chi siamo e cosa non potremmo mai essere; l’esperienza, per tentativi ed errori, sicuramente gioca un ruolo fondamentale.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Tele sfilacciate” se non lo avesse scritto.
Daniela Pisanello - Penso per il titolo, che potrebbe evocare nel lettore immagini suggestive.
Ognuno di noi possiede dentro di sé delle “tele sfilacciate”, dove, l’intreccio dei fili, rappresenta un percorso di vita, dove quelle frange, mosse magari da una brezza marina, lasciano intravedere il senso del tempo trascorso, ma anche tutta la vita che abbiamo davanti per intrecciare “nuove rotte, altri viaggi”.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? in caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Daniela Pisanello - Al momento non ho altri progetti, ma ho acquistato il libro del Maestro Aletti, che mi ha fornito degli spunti interessanti e chissà, essendo una persona estremamente curiosa, potrei prenderci gusto e riprovarci.
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