| ✔ Intervista a Marzia Biondi, che presenta ai lettori il libro “Fratellanza d’anima” (Aletti Editore)
Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Fratellanza d’anima”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
Marzia Biondi - Il titolo di questo saggio vuole essere esplicativo della mia ricerca del comune denominatore fra le
diverse anime impegnate nella divulgazione di alcuni valori fondamentali. Una sorta di catalizzazione fra gli elementi in comune nelle diverse voci.
Normalmente si tende a cercare le differenze fra voci poetiche e letterarie, sottolineando le distanze con i relativi modi e livelli di profondità nell’espressività delle stesse. Al contrario, ritengo che le persone, pur con esperienze di vita e letterarie diverse, con un background esperienziale e culturale
distante fra di loro, su alcuni valori basilari abbiano “un sentire” simile. Ciò ci rende “fratelli” a testimonianza della fratellanza in Cristo.
Gli argomenti trattati sono una riflessione sul valore della vita, della morte, della bellezza nelle piccole-grandi cose, sulla fede, sulla speranza, sull’amicizia, la famiglia, sull’amore in senso lato.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Marzia Biondi - Conosco personalmente gli autori dei quali ho parlato della loro poetica ed esperienza letteraria; certamente tale fatto mi ha portata a cogliere sfumature e sottofondi della loro scrittura.
Tuttavia, come anche per le sillogi poetiche da me scritte, quando mi accingo a scrivere svuoto la mia anima per lasciare entrare quanto la parola mi trasmette, creando poi una sinergia con la realtà raccontata e le risonanze percepite.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Marzia Biondi - Il libro tratta di poesie altre, di storie di vita, dei valori di essa fondanti. Ho tentato di salvare questi
scorci di vita, la forza interiore degli autori di cui ho parlato, anime grandi e testimonianza per i posteri.
Inoltre ho tentato di evidenziare a quale riferimento mirare per non perdere la speranza, per non perdere di vista gli scorci di luce, in qualsiasi situazione una persona debba attraversare per continuare il cammino fino alla vita vera.
Ho tentato di custodire la bellezza dell’anima che ama con la semplicità di un bambino, si stupisce nonostante tutto. Non per ultimo ho tentato di custodire l’essenza che ci accomuna, ci rende fratelli, in quanto figli di un unico Padre, anche se ciò non sempre viene compreso.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Fratellanza d’anima”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Marzia Biondi - Non voglio citare alcuni stralci delle poesie da me trattate; ciascuna di esse è un capolavoro del quale, parlandone, si rischia di sbiadirne il profondo valore.
“Partorire” è il termine adeguato per esprimere la fatica nella gioia e bellezza di rivivere le esperienze altrui, al contempo percepire la risonanza delle stesse nelle mie corde di vita, insieme alla bellezza assoluta della poesia, mezzo e fine.
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Marzia Biondi - Miei maestri in ambito letterario sono stati poeti quali: Davide Rondoni, Paola Lucarini, Gianfranco
Lauretano, Cinzia Demi, Bruno Bartoletti.
La lettura di altri testi di autori “storici” da R.M. Rilke, Caproni, Mario Luzi, oltre a Daniel Goleman, Silvia Vegetti Finzi, F. Dolto, M. Recalcati, Papa Francesco, solo per citarne alcuni, ha
aiutato la ricerca della mia voce poetica, così come per la crescita personale.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Marzia Biondi - Leggere le voci di altri autori quali Franco Loi, Paolo Crepet, Gianfranco Ravasi, oltre a guardare alle opere di mostre di pitture o sculture quali, ad esempio, quelle organizzate dal’artista cesenate Marisa Zattini, o presso la Fondazione “Zucchelli” di Bologna organizzate dall’artista Davide Rondoni, ed in altre occasioni, ha sicuramente approfondito il mio desiderio della ricerca della bellezza e dell’uguaglianza nella diversità dell’animo umano di fronte ad essa.
Il mio stupore di fronte alla bellezza, in senso lato, si è vivificato anche quando essa è celata dentro o dietro ad opere a prima vista non d’immediata comunicazione.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Marzia Biondi - L’ambito umanistico e spirituale sono i generi nei quali desidero d’indagare, confrontarmi, conoscere e volermi mettere in discussione. La mia creatività mi porta a voler entrare nel mondo in senso lato, quindi anche letture scientifiche, artistiche, culturali in genere sono alternative alla mia principale passione.
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Marzia Biondi - Ho la fortuna di essere nata in un periodo storico nel quale non esisteva il digitale nella quotidianità.
Questo fatto mi ha dato la possibilità di un confronto critico con quanto oggi, invece, accade di poter scegliere.
Rimango dell’idea che la forma cartacea sia quella che contribuisca più profondamente all’esperienza della lettura, alla memorizzazione ed interiorizzazione del suo contenuto.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Marzia Biondi - Si è trattato di un rapporto piuttosto intenso, fluente nell’entrare in modalità espressive diverse dalla
propria, pur mantenendo la coerenza con la mia voce espressiva. Il mio ruolo è stato una sorta d’interprete-spettatore ed a tratti autore. Non sono mancati momenti di dissonanza fra il mio percepito e la voce che ho cercato di far udire. Forse proprio per tali momenti la scrittura di questo
saggio ha contribuito ad una mia maggiore critica personale ed apertura alle altre voci.
Comunque anche per la prosa, come per la poesia, durante la stesura del testo, esso ha avuto vita propria.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Fratellanza d’anima”, se non lo avesse scritto.
Marzia Biondi - Non sta a me dare risposte. Credo che il titolo crei già lo stupore e curiosità necessarie affinché le mani si apprestino ad aprire la copertina del libro. L’anima farà il resto.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene
una anticipazione?
Marzia Biondi - Nel mio cassetto ci sono altri scritti in prosa, da tempo lasciati, ripresi, riposti di nuovo.
Non escludo di far “nascere” un'altra raccolta di pensieri, vissuti e ciò che la vita riserva.
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