| ✔Intervista a Patrizia Ferrante, che presenta ai lettori il romanzo “Viola (Storia di un’anima)” - Aletti Editore
Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Viola (Storia di un’anima)”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
☑Patrizia Ferrante - VIOLA non è solo il nome di una donna.
È per me il simbolo del sogno, è l'unione di due esseri, l'umano e il divino.
Sta tra Terra e Cielo, tra passione e intelletto. Nasce dal rosso, colore dell'amore, e il blu che trascende la materia e si eleva al cielo.
Viola nasce in un giorno di primavera, in un campo di lavanda, per addentrarsi come fosse invitato ad un ballo, con la sua anima.
In queste pagine sono i grandi sentimenti a prendere coscienza.
I lunghi silenzi che avvolgono Viola rivelano gli abissi in cui è precipitata.
Si ritrova sola, con tutto il terribile rischio che la parola solitudine comporta.
Il dito di Dio, però, giunge ovunque, anche nella stanza più lontana, o in quella che nessuna chiave apre.
Scoprirà che è più forte di quel che crede, riuscendo a rialzarsi con quella Fede che non è credulità, ma intrepidezza, subendo anche la sventura ma sapendola trasformare nel modo di sopportarla.
Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
☑Patrizia Ferrante - Vedo nella scrittura un modo per conoscere l'uomo, il mondo e me stessa.
Nello scrivere mi sento spinta dalla necessità di creare, vedendo innanzitutto, nell'opera che compongo, un mezzo per esprimere la mia personalità, per dire ciò che conosco. Ritengo che l'opera traduca la parte cosciente e tradisca quella incosciente.
In questo modo si apre, a me che scrivo, la via più sicura per giungere alla scoperta di me stessa. Chi legge, prende contatto, permettendogli di incontrarsi con la personalità dell'autore, perché conserva il suo messaggio scritto.
È qui che ritengo che la scrittura trovi finalmente la sua giustificazione, ossia la sua dignità, la sua grandezza e la sua esigenza.
Tre parole fondamentali per chi scrive e per chi legge.
Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
☑Patrizia Ferrante - Per me scrivere è come partorire. Nessuna donna ha mai partorito dormendo, perché il parto esige tutta se stessa; non si può delegare nessuno.
Questo libro è, quindi, figlio del dolore, ma soprattutto figlio dell'amore.
Quando vede la luce non si ricorda più dell'afflizione, per la gioia che è venuto al mondo.
In VIOLA, ci sono tutte le trepidazioni, le nausee, le paure, il senso di soffocamento proprie come in un vero parto, e deve uscire, per nascere. Finché non lo si può toccare con le proprie mani, vederlo con i propri occhi, non si può finire di trepidare.
Senza sacrificio non si fa niente di costruttivo e di valido, in ogni campo.
Il mestiere di scrittore non si improvvisa, si costruisce nella pazienza nella dedizione incondizionata, nella passione autentica, che non sa misurare né il tempo né lo sforzo. "Pregare come se tutto dipendesse da Dio, e lavorare come se tutto dipendesse da noi" è una massima antica e saggia, una massima a cui ci si deve attenere scrupolosamente come se si svolgesse un compito sacro, perché trattare la parola è una cosa sacra.
È un trasmettere alla gente qualcosa di così vitale, che ha il potere di risollevare, infervorare, trasformare, edificare o deprimere.
Il silenzio e la solitudine sono i veri compagni di chi vuole scrivere, perché si lavora da soli e si è in balia dell'imprevedibile. Quando si inizia a scrivere non si sa come finirà, né tantomeno cosa si dirà.
Vengo trascinata, mio malgrado, da un vortice che mi porta dove non so e forse anche dove non vorrei andare.
Mi devo solo affidare, facendo un atto di Fede totale, nella santa ed augusta maestà dell'ispirazione, che nient'altro è, per me, la luce proveniente da Dio. Tutti i miei scritti sono come se mi fosse dettato e io traducessi.
Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Viola (Storia di un’anima)”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
☑Patrizia Ferrante - Difficile isolare degli episodi perché tutta la storia è un susseguirsi di emozioni che non si possono separare.
A viverle è solo un'anima, la mia.
Questa esperienza è stata un continuo contatto con me stessa, un arricchimento culturale e spirituale che è venuto provvidenzialmente ad integrare tutto quel mondo di sensazioni, che già avevano messo solide radici nel mio intimo, in quegli anni, dolorosi ma stupendi, nei quali ero vissuta, immersa nel silenzio della natura dove è racchiusa tutta la mia meravigliosa vita familiare
Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
☑Patrizia Ferrante - Riguardo alle fonti di ispirazione posso solo dire che amo leggere da sempre come da sempre mi è a fianco la mia amica penna.
Nella mia mente quindi si sono affollate una marea di parole che ho spogliato e rivestito con la dovuta eleganza che meritano.
Vivendo immersa nel silenzio posso udire benissimo quelle che un tempo venivano chiamate "le ispirazioni", che altro non sono che voci tenuissime, che vengono dal "di sopra o dal di dentro".
Voci amiche, invisibili e quasi inaudibili, beninteso, ma che mi aiutano, anche se non è facile dire come.
Potrebbe essere il vento che raccontando le sue avventure, fa tremare le foglie, o una nuvola passando mi vede e arrossisce.
Forse sono voci di morti, di santi o di poeti, e perché no? Anche di angeli che mi illuminano, mi incoraggiano e mi spronano.
Sono queste le presenze misteriose, ma realissime, che mi corroborano, mi fortificano, e mi ricaricano di tutti i traumi, gli attriti e le tensioni che si possono accumulare in questo viaggio che è la vita.
Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
☑Patrizia Ferrante - Ci sono due scrittori che amo in modo particolare: Giovanni Papini studiato ai tempi delle superiori e Romano Battaglia con il quale è nata un'amicizia epistolare perché amavo il suo modo di scrivere.
Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
☑Patrizia Ferrante - Ho letto tutti i gialli di Agatha Christie
Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
☑Patrizia Ferrante - Preferisco il cartaceo.
Il motivo è semplice. Quando entro nella mia piccola biblioteca loro sono lì pronti a donarsi, se io lo voglio. Il loro profumo d'antico, le pagine a volte ingiallite mi riportano indietro col pensiero e osservandoli mi ricordano che con loro ho vissuto altre vite.
Loro sono la linea ideale in cui unisco ciò che è stato (il mio passato) a ciò che sarà.
Un futuro dove anch'io, (Non era il mio sogno però) avrò delle pagine che portano il mio nome.
Voglio spiegare che il mio sogno era invecchiare con accanto mio marito. Il grande e immenso amore della mia vita. Però altre pagine erano già scritte per me che ora sto trascrivendo in fogli che si possono toccare e, se si annusano, profumano di vita.
Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
☑Patrizia Ferrante - Le rispondo in poche parole. Ho intinto il mio pennino in un inchiostro dal colore rosso sangue.
Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Viola (Storia di un’anima)", se non lo avesse scritto.
☑Patrizia Ferrante - Solitamente quando acquisto un libro sono attratta dalla copertina, dalla prefazione che leggo sempre e dal titolo.
In VIOLA mi attrae la figura femminile la treccia che sa di poesia e la prefazione.
Lo comprerei subito.
Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
☑Patrizia Ferrante - Scrivere ormai per me è una vocazione, un'ispirazione accolta.
Ho altri libri in cantiere Uno già finito . Il titolo potrebbe essere "Pensieri al sole" o "L'eleganza del cuore".
Ho iniziato un giallo... una storia del doppio... che si manifesta tra giovani collegiali di una eccellente scuola Svizzera.
Sì, diciamo che sono sulla buona scrittura, volevo dire sulla buona strada.
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