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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Poesia
 
Notizie Presenti:
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Intervista a Lodovico Balducci che presenta ai lettori il libro di poesie "Chiaroscuro" ( Aletti Editore )

di Rassegna Stampa

✔Intervista a Lodovico Balducci che presenta ai lettori il libro di poesie "Chiaroscuro" (Aletti Editore)

• Partiamo proprio dal titolo, come mai “Chiaroscuro” Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
L’assimilazione nel chiaroscuro di ombre contrastanti nutre la mia fede religiosa. Chiaroscuro è il linguaggio che comunica la mia fede. La mia vita è stata lacerata da conflitti tra persone che amavo. Mi sono identificato nell’Oreste mitologico a cui veniva concessa solo una scelta tra due sacrilegi: lasciare invendicato l’assassinio del padre o vendicarlo assassinando la madre. La scoperta della redenzione cristiana mi ha permesso di rammendare questa lacerazione. Vedo nella crocifissione di Cristo un parafulmine su cui si è scaricato l’odio che portavo in me. Sgravato dall’odio e dall’angoscia Oreste poteva amare al tempo stesso il padre e la madre. Compartita da Cristo la mia sofferenza diventava pegno di amore senza condizioni per me stesso e per le persone intorno a me.
Il linguaggio ecclesiastico tradizionale pretende di offrire una spiegazione soleggiata delle verità rivelate in cui bene e male sono tagliati col coltello. Una spiegazione inaccettabile alla cultura moderna. Chiaramente la storia del peccato originale è una leggenda contraddetta dalla antropologia. L’idea di colpa è discutibile alla luce della psicologia moderna. E il costrutto di un Dio misericordioso che esige la crocifissione del proprio figlio come riscatto dei peccati è ripugnante alla nostra sensibilità. Saramago ha espresso molto bene questa ripugnanza in “Caino” e “Il Vangelo secondo Gesù Cristo.” Infine, la coesistenza del male con un Dio buono e onnipotente è una contraddizione in termini, messa in evidenza da Camus nel “Mito di Sisifo”: ”se Dio ha creato il male, Dio non è buono, se il male esiste a dispetto di Dio, Dio non è onnipotente.”
Ma i concetti che appaiono ripugnanti alla luce del sole diventano comprensibili nel chiaroscuro. Nel chiaroscuro possiamo intravedere un Dio così innamorato della persona umana da prendersene su di sé la sofferenza, un Dio pronto a esorcizzare con la propria sofferenza il male scaturito dalla sua stessa creazione. È impossibile districare in realtà separate il triduo creazione, male, redenzione. È necessario riconoscere che male e bene coesistono in un equilibrio instabile nel chiaroscuro, dove le contraddizioni si compenetrano e il male può divenire sorgente di bene. Nella prima lettera ai Corinti, Paolo ci ha invitato ad abbracciare il chiaroscuro quando ha detto: “La croce è scandalo per i giudei e follia per i Greci, ma per coloro che credono in Cristo, Giudei e Greci rappresenta il tramite della salvezza.” Io credo che Marguerite Yourcenar abbia riformulato questo concetto venti secoli più tardi quando ha affermato in “Alexis” “Nel buio siamo più chiaroveggenti perché i nostri occhi non ci ingannano.”

• Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Il chiaroscuro è la mia percezione della realtà. Per tirocinio io sono un medico e uno scienziato. La menzogna fondamentale della medicina moderna sostiene che la malattia è una realtà di per sé, mentre l’unica realtà, avvolta nel chiaroscuro, è il malato. La malattia è solo un costrutto teoretico necessario a guidare la terapia e la prevenzione attraverso il chiaroscuro individuale di ogni malato. Il virus del COVID ha infettato più di cento milioni di persone di cui più di due milioni sono morti. Chiaroscuro: abbiamo una idea molto imprecisa di perché alcuni sono stati sul punto di morire e altri non hanno avuto alcun sintomo. Perché le stesse pinete che si sviluppano in riva al mare non si trovano sui monti? Perché non esistono piante isolate se non nei laboratori. Perché la realtà è fatta di interazioni non di oggetti isolati. E il chiaroscuro ci permette di vedere le interazioni, cioè di apprezzare la interezza della realtà.
Approfitto di questa domanda per introdurre il sesto canto di “Chiaroscuro” che alcuni lettori troveranno il più raccapricciante. In questo canto mi descrivo capace dei delitti più tremendi incluse le ecatombi delle scuole e la strage del Circeo. La mia realtà è fatta di queste contraddizioni in cui può essere compresa ogni esperienza umana. Per affermare con Terenzio “homo sum nihil humani a me alienum puto” è necessario usare il linguaggio del chiaroscuro.

• La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Se mi è permesso fare del “wishful thinking” (sogni pensati) vorrei custodire dall’oblio tre elementi di questo libro. Primo le immagini della mia infanzia a cominciare dalla fotografia sulla copertina che rappresenta il mio nucleo famigliare originale durante l’età dell’oro quando non mi ero ancora reso conto delle contraddizioni emotive che mi hanno lacerato. Fa parte della stessa età dell’oro la fiera di Borgonovo Valtidone descritta nel primo canto e il primo viaggio in treno. Trovo importante mettere in luce che ho avuto alla nascita una esperienza del paradiso terrestre, come quella descritta da Virgilio nella quarta ecloga, spero in nome di tutti i bimbi appena nati. Secondo, desidero promuovere il chiaroscuro come linguaggio universale. Non importa quali cambiamenti occorreranno a Rimini o a Borgonovo Valtidone, non importa quali nuove scoperte scientifiche si succederanno, la realtà sarà sempre carica di contraddizioni, sarà espressa compiutamente solo dal chiaroscuro. Terzo, il mio messaggio più ambizioso è che il chiaroscuro ci permette di vivere in due dimensioni, la temporale e l’eterna. E questo vuole essere il motivo ricorrente e la conclusione del poema. In una poesia non ancora pubblicata ho descritto il chiaroscuro come Wifi con l’eterno.

• A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Chiaroscuro”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
Confesso di aver fatto fatica a scrivere gran parte del poema. Mi è costata molta sofferenza rivivere i traumi personali e gli incubi che l’hanno ispirato. Ci sono però alcuni pezzi che ho scritto con entusiasmo. Mi riferisco alla scoperta del fuoco e della morte descritte nel primo canto. Queste esperienze hanno come “rodato” la mia coscienza, mi hanno permesso di riconoscermi vivo e così nel raccontarle ho rivissuto la meraviglia della mia infanzia. Anche i guaiti del vecchio cane portato via dall’accalappiacani sono stati parte di questa meraviglia. La morte mi ispirava curiosità più che sconforto. Dopo il rodaggio la coscienza si è aperta al mondo. Per esempio descrivo con gioia la visita alla rocca d’Olgisio e altre località del piacentino seduto sul cannone della bicicletta di mio padre o il primo viaggio in treno. Confesso di aver messo un certo gusto perverso anche nel descrivere il pronto soccorso di un ospedale come bolgia dell’inferno dantesco. È stata una specie di catarsi dall’angoscia che mi ha tormentato nei molti pronti soccorsi in cui ho lavorato. Per due anni ogni martedì sera sono dovuto andare da Jackson a Natchez (170 chilometri) a lavorare al pronto soccorso. Per i dieci anni successivi al risveglio ho vissuto l’angoscia di quei viaggi e quelle notti, ogni martedì mattina.

• Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
Degli scrittori cristiani George Bernanos, Miguel de Unamuno e Simone Weil. Bernanos descrive nei suoi romanzi e nei suoi saggi la realtà come una battaglia incessante tra bene e male in cui bene e male continuano a sovrapporsi come ombre nel chiaroscuro. Unamuno e Weil insistono che la fede è espressione di una contraddizione: possiamo aver fede in Dio solo se non conosciamo Dio. L’incontro con la divinità avviene nel chiaroscuro. Dei non cristiani Marguerite Yourcenar, Marcel Proust e Ottavio Paz che possono definirsi “maestri del chiaroscuro.” Leggo sempre molto volentieri il Manzoni dei Promessi Sposi perché nonostante la pretesa di sposare l’illuminismo rivela nel chiaroscuro l’incontro con un eterno sconosciuto ma certo. L’incontro dell’Innominato con Lucia più ancora che quello dell’Innominato con Federigo Borromeo è esempio sublime di chiaroscuro. A questo incontro che porta alla redenzione fa contrappeso l’incontro di Gertrude con il principe Padre che porta alla dannazione.
Confesso di non capire molta della poesia moderna. Amo sia Quasimodo che Montale, due compagni di letto molto improbabili, il primo per l’essenzialità delle sue descrizioni, il secondo perché rende essenziale il linguaggio delle filastrocche. Altrimenti bisogna tornare a Dante che cito molte volte nel mio poema. Cito qualche volta anche la scapigliatura e gli scrittori veristi che esprimono l’inquietudine della borghesia post-unitaria, ma non posso dire che li amo. Non posso dire di essermi ispirato a nessun poeta in particolare a parte forse l’Elio Pagliarani de “La ragazza Carla.”

• Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
Certo pittura, architettura e scultura mi affascinano anche se non posso dirmene un esperto. Purtroppo non riesco a capire la musica classica il che è stato un elemento di contrasto con Claudia per cinquant’anni di matrimonio (celebreremo il cinquantesimo l’11 settembre di quest’anno), ma amo l’opera. Se dovessi salvare tre quadri dalla fine del mondo salverei L’agnello pasquale di Van Eyck a Gand, la crocifissione di Grünwald a Colmar e Guernica di Picasso al museo Reina Sofia di Madrid. Sottolineo che nonostante il mio appello al chiaroscuro non salverei la Vergine delle rocce di Leonardo. I quadri che mi affascinano di più sono quelli che rappresentano una istantanea come il cenacolo di Leonardo e o la deposizione di Rembrandt. L’istantanea è un assaggio di eterno. Confesso di odiare passionatamente Mondrian perché ci prende per i fondelli e di non riuscire ad apprezzare Munch. Rappresenta il mondo cupo e senza redenzione del suo conterraneo Ibsen.
Nella mia giovinezza mi sono occupato di cinema. In nome del chiaroscuro amo soprattutto Bresson e Visconti. Confesso che nonostante le mie origini riminesi non amo particolarmente Fellini.

• Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
Per molto tempo mi sono deliziato del realismo magico di Garcia Marquez, Alvarez Gardeazabal e Alvaro Muti però me ne sento un po’ saturo. In generale credo che il romanzo che non abbia un tema sia una forma di letteratura transitoria. Come già detto amo molto la poesia ma pochissimi Poeti. Ho letto la Divina Commedia molte volte e trovo Gozzano riposante.

• Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Un esperimento di psicologia ha dimostrato che mentre le persone affermavano di preferire mobili antichi a quelli moderni, quando si trattava di scegliere una sala d’aspetto sceglievano quella ammobiliata con mobili moderni. Ho una collezione di capolavori nella collana della Pleiade che includono l’opera omnia di Bernanos, Proust, e Yourcenar, ma quando leggo uno di questi maestri a letto uso il mio Kindle.

• Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
Ho già dichiarato che faccio fatica a scrivere però non posso rinunciarvi, sento di avere un messaggio che desidero rendere convincente. La mia difficoltà deriva da molte cause diverse. Primo da cinquant’anni la mia lingua corrente è l’Inglese. Secondo non ho mai ricevuto un tirocinio nello scrivere. Mi sono stati molto utili i commenti di Aletti e Quasimodo a cui ho presentato una mia composizione durante il premio Cumani Quasimodo. Purtroppo la epidemia ha impedito altri incontri. Ho settantasette anni per cui la memoria comincia a tradirmi. E anche la coscienza della morte imminente mi spinge a rilasciare il mio messaggio allo stato grezzo. Ma soprattutto il mio problema principale è che sono carico di emozioni e queste emozioni interferiscono con lo stile. Mi trovo in quello che in Inglese si chiama una situazione “Catch 22.” Da un lato la passione mi spinge a scrivere, dall’altro la passione mi impedisce di ripulire il mio stile. Almeno la mia poesia mi può servire da catarsi. In “Chiaroscuro” esprimo il mio odio per il risorgimento e per il vittoriale che lo rappresenta e il mio disprezzo per l’Italia borghese post unitaria, quella descritta da De Marchi e da Italo Svevo. L’odio mi prende la mano e il mio messaggio resta adulterato.

• Un motivo per cui lei comprerebbe “Chiaroscuro” se non lo avesse scritto.
Per trovare una cura alla mia tossicodipendenza. La tossicodipendenza dalla sopravvivenza mi impedisce di vivere. Mi spiego: ho imparato a superare uno alla volta gli ostacoli sulla mia strada e ho perso di vista la destinazione. Nel mondo postcristiano in cui viviamo ogni dichiarazione di fede è disdegnata anche se ammessa “obtorto collo.” Con la rinuncia all’ipotesi religiosa la vita ha perso la possibilità di trovare un senso. Possiamo dichiarare di aver scelto in piena libertà il nostro destino solo dopo aver fatto “esperienza della vita.” Questa premessa è prima di tutto ingenua perché è impossibile per una singola persona vivere tutte le possibili esperienze. Quando vado a comprare un paio di scarpe non ho bisogno di provare tutte le marche e i modelli per decidermi. In secondo luogo è irrealistica perché non tiene conto dei talenti particolari che possono dirigere una persona a essere un musicista e un’altra a essere un macellaio. Per cui l’esperienza del sesso, della droga, del lavoro, del successo diventa una forma di tossicodipendenza quando non è diretta a soddisfare una aspirazione pre-esistente, a compire una missione in cui possiamo soddisfarci a dare il meglio di noi stessi. Un aspirante musicista sarà un pessimo macellaio e un aspirante macellaio un impossibile musicista. Entrambi dovranno impegnarsi a sopravvivere in un mestiere contrario ai loro talenti e questo impegno li sottrarrà alla vita. Solo nel chiaroscuro vita e sopravvivenza confluiscono nella esperienza umana. Il chiaroscuro ci permette di accedere alla cura della nostra tossicodipendenza.
Basandosi sulle conoscenze moderne di psicologia più che peccatori le persone devono considerarsi malati come ha suggerito Papa Francesco fin dal suo esordio e la chiesa deve considerarsi un ospedale da campo per la tossicodipendenza dalla sopravvivenza...

• Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
Ho molti progetti e tutti riguardano la persistenza dell’eterno nel tempo. Una raccolta di poesie intitolata “Cinquedue” (il titolo si riferisce alla moltiplicazione di cinque pani e due pesci narrata nel Vangelo) che potrebbe anche intitolarsi “assaggi d’eterno” o “visite all’eterno” è uno zibaldone di esperienze in cui ho avuto la sensazione dell’eterno. Ho appeno finito di scrivere un dialogo intitolato “Gesù e sua figlia.” Si racconta la storia di Jesus (un nome molto comune tra gli ispanici) che è un medico messicano trasferito negli Stati uniti e viene condannato all’ergastolo come complice di un omicidio di cui un immigrante illegale è ingiustamente accusato. Dopo vent’anni di prigionia la figlia sull’orlo del suicidio lo viene a trovare e si rende conto che un ergastolano è la sola persona abbastanza libera per accogliere la sua pena e offrirle un amore senza condizioni. Vorrei però menzionare due opere a cui sono particolarmente affezionato. “Giobbe” è un monologo di una giovane donna che sta morendo di cancro mammario e come la figura biblica di Giobbe viene isolata dalla comunità e considerata responsabile della sua stessa disgrazia dalle tre persone che le sono più vicine: lo sposo, la dottoressa lesbica, e il parroco. Giobbe ha vinto il primo premio attore Artemisia a Bari ed è stato rappresentato in diverse città della Puglia dal regista Antonio Minelli. “Il Vangelo Secondo Maria” racconta la reazione della Vergine alla morte e alla resurrezione del figlio e rappresenta una visione della Madonna che molti potrebbero considerare blasfema. Quando riceve la consegna di allevare Dio questa femminista palestinese si rifiuta di allevarlo secondo le prescrizioni del Dio patriarcale e capriccioso dell’antico testamento e cerca di plasmare Dio con la tenerezza e la compassione di una donna. E Dio accetta questa proposta. La persistenza per molti anni tra i protestanti americani che preferiscono il Dio vendicativo del vecchio testamento al Dio amorevole del nuovo mi ha fatto riscoprire il ruolo della Madonna nella formazione di Gesù e diciamolo pure nella maturazione di Dio Padre e ha rinnovato la mia devozione mariana.

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