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Info sull'Opera
Autore:
Rassegna Stampa
Tipo:
Racconto
 
Notizie Presenti:
 -

Intervista a Gianna Botti, che presenta ai lettori il romanzo "Scirocco" - Aletti Editore

di Rassegna Stampa

✔Intervista a Gianna Botti, che presenta ai lettori il romanzo "Scirocco" - Aletti Editore

Domanda - Partiamo proprio dal titolo, come mai “Scirocco”? Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
☑ Gianna Botti - Ho riscontrato come molte leggende popolari appartenenti a svariate etnie identifichino lo Scirocco come portatore di cambiamenti, o di stravolgimenti nel comportamento umano. Infatti, è proprio della nostra cultura definire sciroccato un tipo strano; ma nelle regioni sahariane da cui prende origine, lo Scirocco è molto più di un vento pazzerello, è il Soffio del Destino.
Una leggenda tuareg dice che quando soffia lo Shurhùq, gli uomini possono solo nascondersi, e sperare che l’imponderabile occhio guardi altrove.
Il titolo risponde dunque all’esigenza di “nominare” il canale attraverso cui la fatalità incide nella vita delle persone, le cui azioni mutano lo scenario geopolitico in cui si muovono.
Insomma, succede sempre qualcosa d’importante quando soffia lo scirocco.

Domanda - Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
☑Gianna Botti - Luoghi, fatti e personaggi sono reali: alcune personalità appartengono alla storia recente, e mi è piaciuto farle interagire col protagonista, anch’egli essere di carne e di sangue che ho avuto l’onore di conoscere. Ma poiché si tratta di un romanzo che narra le vicende di un agente segreto, nella trama, il “probabile” ha colmato le fessure della Storia.

Domanda - La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
☑Gianna Botti - Ho voluto consegnare alla scrittura un periodo particolarmente complesso in cui sono state gettate le basi economiche, politiche e sociali del nostro tempo. Ho voluto alzare il velo su episodi rimasti in ombra: fatti accucciati nelle pieghe della storia, che però hanno influenzato l’economia mondiale dal 1954 al 2008.

Domanda - A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito “Scirocco”, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe?
☑Gianna Botti - A questa domanda risponderò con le parole del protagonista: “Ho cavalcato con gli Uomini Blu. Ho sfidato i Jinn e lo Scirocco. Ho guardato accendersi le stelle e il tremulo contrappunto dei bivacchi. Ho fatto l’amore con Amira in pieno deserto, e con Ruth, Tenente del Mossad, in un palco dell’Opèra. Ho stretto la mano a de Gaulle, e comandato una squadra di agenti segreti. Ho combattuto a fianco dei Tuareg nella Fossa di El-Kir, e letto favole della buonanotte ai miei figli. Ho ucciso uomini e salvato altri. Ho patito la sete e bevuto champagne in un castello fuori Parigi. Ho avuto cento amanti e un solo amore. Ho vestito la menzogna come una seconda pelle: ho mentito a tutti, soprattutto alla mia famiglia, ma non ho mai mentito a me stesso. Ok, sono un bugiardo, ma non sono un infame.”

Domanda - Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale?
☑Gianna Botti - La fonte d’ispirazione primaria è la storia. Probabilmente si tratta di una deformazione professionale, ma trovo affascinante accendere un cerino negli angoli bui, tanto più se gli eventi sono toccati dal mito e dalla leggenda. A parte il gossip, leggo di tutto, e, se l’argomento mi interessa, spazio in ogni campo. Insomma, leggo tutto ciò che stimola la mia voglia di conoscenza. Mi piace imparare; so che una vita intera non basterà, ma faccio del mio meglio. Ci sono comunque due libri ai quali sono legata da sempre. Avevo dieci anni, quando, mio padre, mi regalò Il giro del mondo in 80 giorni. «Con questo,» disse, «imparerai a volare di fantasia.» L’anno dopo, sempre in occasione del mio
compleanno, fu la volta de I promessi sposi. «E con questo, imparerai a scrivere.» Non so se ho imparato a scrivere, ma sta di fatto che “scrivere” mi piace. Non mi sono mai separata da quei due libri; ovunque sono andata, sono venuti con me, e sono tornati con me nella casa da cui erano partiti. Fra qualche anno li regalerò a mio nipote perché impari a volare di fantasia, e forse, a scrivere.

Domanda - Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura?
☑Gianna Botti - Come ho già detto, leggo molto. Ci sono autori che prediligo e altri che mi entusiasmano meno. In genere amo gli scrittori di temperamento, quelli che muovono azione e personaggi. Non amo i romanzi “Rosa”: non li ho mai amati nemmeno da adolescente. Non mi piace l’horror: non ho bisogno di spaventarmi per vivere un’emozione. Tuttavia non posso dire d’ispirarmi a qualcuno in particolare. Ogni scrittore ha un uso proprio della parola. Questo “uso” nasce da dentro, è un’impronta dell’anima. Ogni scrittore è un unicum.

Domanda - Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige?
☑Gianna Botti - Amo i libri d’azione, d’avventura. Mi piacciono i thriller, soprattutto quelli storici, e i romanzi inchiesta. Mi appassiona la Bibbia. Cercarne i riscontri o le discrepanze storiche, è una fonte infinita di scoperte e di riflessioni. Mi piace investigare nei meandri della storia, capire perché solo certi fatti siano stati illuminati, e quindi tramandati, a discapito di altri, sicuramente minori, ma altrettanto importanti per la comprensione degli eventi e delle loro implicazioni. E così ho fatto anche in Scirocco, prendendo in considerazione proprio gli eventi “minori”, quelli che le cronache del tempo hanno appena accennato come, ad esempio, il programma di test nucleari “Gerboise” portato avanti dalla Francia. 4 bombe nucleari fatte detonare nella base di Reggane nel Sahara algerino tra il 1960 e il 1961 proprio durante la guerra d’Algeria. Quella regione sahariana apparentemente lontana da tutto, in realtà è attraversata dalla Via del Sale, l’Azalaï in lingua tuareg: la carovaniera che da millenni collega le miniere saline di Taoudeni nel nord del Mali, al porto di Saidia sulla costa marocchina del Mediterraneo. Non occorre essere degli esperti per cogliere l’impatto ambientale e i danni provocati a uomini e animali, senza dimenticare che il vento, spirando da sud a nord, ne ha esteso l’influenza fino al 40°parallelo. Per intenderci, è arrivata fino a Baleari, Sardegna, Campania, Calabria, Puglia e isole egee. Ma quelle “nubi”, per i giornali dell’epoca erano “fatti minori.”

Domanda - Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
☑Gianna Botti - Preferisco il cartaceo. I libri, li devo toccare, annusare. Devo sentire il fruscio delle pagine e il peso nelle mani. Per me, il libro è anche un’esperienza sensoriale. Tuttavia, capisco la necessità di cavalcare la tecnologia, per cui, ben venga il digitale, ma quanta differenza tra l’asettica funzionalità dello schermo e la fisicità di un tomo!

Domanda - Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro.
☑Gianna Botti - Acquisire la documentazione necessaria a scrivere Scirocco, è stata di per sé un’avventura. Nessun cappello all’Indiana Jones, né frusta alla cintura, bensì computer e block notes. Quando ho iniziato, avevo in mente la prima e l’ultima frase del romanzo; mi rimaneva solo da scrivere tutto ciò che stava in mezzo, e come paletti a delimitarne il percorso, ho usato date e articoli di giornale: principalmente Le figaro e l’Echo d’Alger. C’erano giorni in cui non vedevo l’ora di tornare a scrivere: ero ansiosa di consegnarmi alla trama. Quando scrivo, e credo che la cosa sia comune a tutti gli scrittori, mi consegno al romanzo. Divento ogni personaggio. Sento i dialoghi, il fruscio del vento; al posto del pavimento ho la sabbia del deserto e la sedia diventa la groppa di dromedario. Quando scrivo, sono dentro la scrittura, sono la scrittura, e spegnere il computer non spegne la mente che continua a macinare immagini e situazioni. Lo sa bene mio marito che stoicamente sopporta i miei “voli” fuori dal tempo e pazientemente attende il mio ritorno al presente.

Domanda - Un motivo per cui lei comprerebbe “Scirocco”, se non lo avesse scritto.
☑Gianna Botti - Comprerei Scirocco perché è avvincente. Perché racconta uno spaccato della società, della politica di un periodo storico che ha modellato il nostro presente.
Comprerei Scirocco, perché dentro ci sono le mille sfaccettature della vita; perché tutti abbiamo incrociato l’occhio del Destino.

Domanda - Ha in progetto altre opere da scrivere nel prossimo futuro? In caso affermativo, può darcene una anticipazione?
☑Gianna Botti - Attualmente sto scrivendo M.I.A, un romanzo ambientato nel 2047.
M.I.A è l’identificativo di una intelligenza artificiale, un “personal assistant” di cui sono dotati i bravi cittadini che vivono e lavorano nei quartieri protetti dalla marmaglia affamata e violenta che imperversa oltre il muro di sbarramento.
28 anni prima c’è stata una pandemia, e il mondo è cambiato. I lockdown protratti per mesi hanno cancellato la piccola e la media industria. L’economia è in mano alle transnazionali che la gestiscono a livello globale. La geopolitica è divisa in tre blocchi: la Federazione Americana, la Federazione Cinese, e la Federazione Europea. Gli Stati non esistono più: ridotti a province, gravitano nell’orbita delle federazioni d’appartenenza.
Protagonista del romanzo è Gabriel Manni, brillante ingegnere impiegato alla Wordplan, il colosso informatico su cui non tramonta mai il sole. Incaricato di analizzare un programma della massima importanza, Gabriel si trattiene in sede ben oltre l’orario di lavoro, quando, un rumore proveniente dal corridoio deserto, lo mette in allerta. Inquieto, lascia la postazione. Nella penombra, inciampa sull’agente di sicurezza privo di sensi. Chinandosi per soccorrerlo, percepisce un fruscio alle spalle, e, a sua volta, piomba nell’incoscienza. Una volta ripresosi, torna precipitosamente alla postazione. Sul suo computer campeggia la parola ελευθερία. Dall’angolo basso dello schermo, sbuca l’immagine di un antico guerriero, il PC manda una serie di bip, i programmi si polverizzano davanti ai suoi occhi. Impossibile salvarli, il malware ha divorato il sistema. Dopo aver risposto a valanghe di domande e firmato deposizioni, gli è concesso di tornare al suo appartamento. Non ha molta strada da fare: basta attraversare la via per raggiungere il complesso residenziale in cui la Wordplan alloggia i dipendenti.
Nell’appartamentino, lo accoglie la voce di M.I.A che accende le luci e mette in sottofondo la musica preferita. Desideroso di fumare una sigaretta, Gabriel si reca sul terrazzino, l’unico luogo in cui la video sorveglianza lo permette. Ma nella tasca, oltre al pacchetto, c’è qualcos’altro: un dispositivo di archiviazione dati risalente al primo decennio del secolo. Se oggetti del genere non si producono più da almeno quarant’anni, da dove proviene, come è finito nella sua tasca, e M.IA sarà in grado di leggerlo? Così inizia l’avventura di Gabriel, bisnipote di Lino Manni, protagonista di Scirocco.

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