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il libro di poesie "Sogno sublime" di Francesca Caponio
(Aletti Editore)
Con prefazione di Giuseppe Aletti 👇
Nelle liriche di Francesca Caponio, che compongono la silloge "Sogno sublime", di cui ho il gradito compito di introdurre alla lettura con questo mio scritto, emerge chiaro l'intento spontaneo ed entusiastico di un abbraccio includente alla vita, che ne accoglie con energia ogni aspetto.
La poetessa si affida al vivere con trasporto completo, sebbene, oltre alle bellezze, alle meraviglie, alle "rose", ci siano inevitabilmente anche le prove, i dolori, ovvero le "spine".
È indicativo, a questo proposito, il ricorrere di un'espressione in particolare: "mi perdo", che designa un lasciarsi attraversare dall'intensità di ogni aspetto, nel bene e nel male. Come nella poesia in apertura "Mi perdo", che è un manifesto generale di ciò che incontreremo in dettaglio nella lettura delle poesie, tra evocazioni degli splendori della natura e molteplici sentimenti provati nell'esperienza esistenziale, di cui la poesia testimonia il vivere in pienezza.
L'insieme tematico si affida ad un linguaggio cristallino, evidente, finalizzato alla conservazione del messaggio originario dal mittente al destinatario. Di tanto in tanto, troviamo l'uso di rime, perlopiù baciate e alternate, per donare musicalità al verso.
Di un sentire così intenso fanno parte anche la nostalgia del tempo che fugge e l'anelito, comune a tanti poeti, di navigare "nell'immensità/ nei miei pensieri infiniti, / nell'illusione di afferrare l'eternità"; un concetto dove ritornano echi di leopardiana memoria ("Così tra questa / immensità s'annega il pensier mio: / e il naufragar m'è dolce in questo mare"). Sempre in tema di suggestioni classiche, citiamo la delicata poesia "Dolce sera", dove il richiamo è alla poesia "Alla sera" di Ugo Foscolo, con la pacatezza che la sera porta con sé nell'animo della poetessa: "Tutto tace / tutto è silenzio / tutto è pace / nutri o dolce sera / i miei sogni nella notte". I temi dei grandi classici del passato sono riproposti efficacemente in chiave moderna, con un linguaggio che attinge dalla contemporaneità.
È espressa inoltre l'attitudine del poeta a lasciarsi guidare dalla fantasia, che permette di distaccarsi per un po' dal quotidiano claustrofobico, rispondendo ad un'esigenza imprescindibile dell'animo umano per chi non si limita a sopravvivere ma intende penetrare nel cuore segreto delle cose. Ci si può far trasportare "in altri mondi", "in sogni lontani / di illusione di eternità", anche dalle semplici note di una canzone.
È un animo estasiato che riesce a trasmettere la bellezza riflessa nei propri occhi - quel "Sogno sublime" - che, oltre ad essere il titolo del libro, è anche il titolo di una poesia molto suggestiva della raccolta, i cui versi finali ci restituiscono tutta la magia di uno scenario di appagamento interiore, nella contemplazione della natura: "Sferza la brezza marina le palme / sferza il mio viso di pura salsedine / con una trasparenza che avvolge l’aria / negli spazi infiniti / mentre il mio cuore/ intriso di amore / trabocca di beatitudine"
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