| Pubblicare a 18 anni? Intervista ad Irene Mascia!
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Nonostante negli ultimi anni nel nostro Paese molte persone e giovani si siano abituati ad una vita fatta di incertezze e molto spesso ad abbandonare presto i propri sogni alcuni continuano a provare a raggiungere i loro obbiettivi. Oggi parliamo con Irene che a soli 18 anni ha pubblicato un libro di poesie.
Domanda - Ciao Irene, di nuovo complimenti e grazie per aver accettato di fare questa intervista. Bene allora iniziamo, come e quando è nato il tuo amore per la letteratura e la poesia? Di questi tempi non molti sognano di diventare poeti
Irene Mascia - L’amore per la poesia è nato alle elementari, quando scrivevo filastrocche sul mio quadernino ad anelli rosa. Mi divertiva molto trovare rime e provare a creare qualcosa da far leggere ai miei compagni di classe. Non c’è stato un vero e proprio momento, un tic, un qualcosa che mi abbia portato ad iniziare a scrivere; da bambina, appena succedeva qualcosa, prendevo la penna in mano e raccontavo. Era una tendenza naturale.
Domanda - Quali sono i tuoi movimenti e stili letterari preferiti ?
Irene Mascia - Sono amante della cultura classica, e non la tradirei mai. La stessa poesia ha radici in tempi che a stento riusciamo a ricostruire, è intrinseca nella storia dell’uomo; a me piace questo tipo di poesia, quella nascosta, quella che ancora non abbiamo scoperto e che un giorno, forse, ricostruiremo. Mi piace l’inesplorato. Sotto un ambito più moderno, ho particolare affinità con il Decadentismo e anche molto con l’Ermetismo, una corrente che mi affascina da quando ero alle medie. Il verso libero, l’interpretazione, il simbolo, il mistero, sono stili e tematiche che amo trattare anche nelle mie opere.
Domanda - Quando hai iniziato a scrivere in modo serio diciamo?
Irene Mascia - Quando a 14 anni, durante una conferenza sulla poesia nel mio liceo, lessi un mio breve componimento, l’ospite rimase colpito e mi invitò ad un reading Di poesia alla Feltrinelli di Pomigliano. Da allora, non mi sono più fermata: concorsi, pubblicazioni, anche viaggi per partecipare a diverse iniziative, dapprima con la mia scuola, in seguito in autonomia.
Domanda - Come sei riuscita a pubblicare così giovane un tuo libro ?
Irene Mascia - Erano anni che avevo la raccolta nel cassetto, pensando spesso di autopubblicarmi. Mi dicevo che la poesia poteva essere un investimento su cui puntare, per quanto in questo periodo sembri abbastanza azzardato.
Poi ho partecipato, durante il periodo del lockdown, a tantissimi concorsi letterari: partecipai al concorso “Dedicato A… Poesie per Ricordare” di Aletti Editore con tre poesie, e, dopo un po’, la casa editrice si mostrò interessata alla mia penna. Ed è così che sono iniziati i contatti, fino alla proposta di contratto che ho chiaramente accettato.
Domanda - Di cosa trattano i testi di questa raccolta? Hanno un filo conduttore che li unisce?
Irene Mascia - Il filo conduttore è lo stesso titolo, anzi, direi entrambi i titoli. “Il Silenzio” è una fase di transizione, un viaggio poetico di cui le uniche protagoniste sono le parole. Un’escursione disordinata e sospesa tra scritto e taciuto. Perché io credo questo della poesia, e di qualsiasi forma d’arte: resta in equilibrio tra quello che l’artista dice e quello che non dice, tra oggettività e soggettività. È un percorso che può essere letto in diversi sensi, nell’ordine che si preferisce, con l’interpretazione più personale possibile. Ma se “Il Silenzio” è la modalità del viaggio, la strada è il sottotitolo: “Storia d’Amore tra Me e Me Stessa”. Non basta viaggiare per conoscere il proprio universo; bisogna amarlo da cima a fondo, prima di pensare di far cadere qualsiasi altro al suo interno. In parole povere “Sii la tua stessa/ luna/ E qualcuno amerà/ esser tua stella.”
Domanda - Gusti personali dell’autrice, qual è la poesia che preferisci di più di questa raccolta e perché?
Irene Mascia - Tutte le poesie hanno un significato diverso per me. Ho scelto per la pubblicazione solo le più importanti, in un tessuto originario di circa 200 componimenti. I miei significati derivano anche dalla posizione nella raccolta, dal contesto generale, per cui mi risulta davvero difficile sceglierne una sola e portarla fuori dall’opera in sé per sé… Ma credo che, se dovessi scegliere, opterei per “Ansia – La Mia Miglior Nemica”. È stata la prima poesia che ho scritto parlando esclusivamente di me stessa. Nessuna ispirazione, nessun riferimento, solo io, in preda ad un malessere a cui ancora non davo un nome, accerchiata di persone che mi ricordavano quanto fosse importante lottare, andare avanti, contro ogni cosa. E di per sé in quel momento scrivere era il mio atto di ribellione: contro l’ansia o contro qualsiasi cosa ci fosse a cercare di convincermi che nulla valesse la pena.
Domanda - In questo senso credi che la scrittura possa averti aiutata?
Irene Mascia - Sì, sicuramente! Ma alla fine altro non era che un tramite, un modo che ho utilizzato più volte per dialogare con me stessa. È come se aprissi una porta nascosta dell’anima e lasciassi fluire tutto su un foglio, in modo da renderlo leggibile anche e soprattutto per me.
Domanda - Cosa ti senti dire ai tuoi coetanei e a quelli più piccoli di te che sognano una carriera nel mondo letterario?
Irene Mascia - Io sono ancora agli inizi, non credo di poter essere già una grande consigliera! Ma sbilanciandomi, c’è una cosa che dico sempre: non accontentatevi mai. La carriera letteraria e umanistica è difficile, e in tanti proveranno a farvi demordere; ma non fatelo mai. Non accontentatevi dei soldi, del successo, andate oltre. Preferite arrivare al cuore di dieci persone, che alla testa di mille.
Non fatevi bastare nulla. Aggiungete voi l’ultimo verso alla vostra poesia.
Bene di nuovo grazie mille per la tua disponibilità e noi tutti ti auguriamo il meglio per il futuro!
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