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"Ritagli di giornale", la silloge di Mattia Carminati, è un riconoscimento all'esemplarità del mondo naturale, una cartolina in cui ogni paesaggio dell'anima è una rappresentazione pittorica dipinta sulla carta, un'istantanea immanente della forza generatrice e della realtà sensibile. I versi, mescolati ai colori e alla luce raffigurati, lusingano la bellezza assoluta della natura, le immagini la raccontano come una passeggiata letteraria intorno ai luoghi amati e vissuti dal poeta che frequenta il misticismo poetico con la prosa simbolica del verso libero, allungato, assorbe le sensazioni esterne e coinvolge l'intimità dell'ispirazione, includendo lo spazio esteso di ogni inclinazione per la partecipazione profonda e solidale alla vita.
Leggere Carminati è immergersi nel romanticismo dell'universo, ad equilibrio e valutazione di tutti gli eventi e delle reazioni emotive dell'uomo e del suo peregrinare. Il poeta riceve accoglienza dagli scenari circostanti, respira la gentilezza di ogni alito di vento, ristabilisce i cambiamenti delle stagioni, nutre il mantenimento dei ricordi e della tradizione sia popolare (vedi "La regina e il suo lago") sia poetica. Il vincolo vitale, l'affinità simbiotica con lo spirito comunitario sono i legami enfatizzati nella sua poesia, nell'atmosfera comune e popolare di ogni libera condivisione. Un'efficace interpretazione dello spirito e della materia in relazione ai principi perenni che abitiamo e rispettiamo.
Carminati osserva i dettagli del mondo, nell'identità delle sue esperienze di vita, alla ricerca di risposte sensibili. L'estatica armonia con l'essenza fenomenica accorda un'autobiografia interiore, diffonde una visione sconfinata di infinite prospettive, una poetica panteistica dell'energia vitale. La capacità estetica dell'autore è la premurosa intuizione dello stupore, la fiducia nell'evocare l'incanto di territori suggestivi, attraverso la mediazione illuminata della comprensione. Ci troviamo di fronte ad un autore contemplativo, assorto nella "danzante" volontà di vivere e nella disponibilità nobile della percezione emotiva. Il poeta esplora, ascolta e analizza per ospitare e comunicare ogni riflessione sostenendo il personale sollievo rigenerante, destinandolo all'esuberanza dell'umanità. La conservazione dell'elegia, sussurrata ed indulgente, rivela però orizzonti linguistici già esplorati da quei poeti che tanto ama e da cui attinge molto, esprime la commozione necessaria nella descrizione delicata di ogni piccola cosa, di un pensiero, di un gesto, di un'istante che meritano di comporre il miracolo della poesia. Ma "La poesia - scriveva il Croce - e con lei tutta la vita, è sentire dello spirito..., è come un coro che si prosegue nei secoli, e la nuova voce non può risonarvi come nuova, se non ascoltando e accogliendo in sé le precedenti, e rispondendo ad esse, e ripigliando da esse il canto e continuando a suo e insieme a loro modo". Così il giovane Carminati si affaccia al panorama poetico, inserendo anche qualcosa dei suoi studi scientifici e quella musicalità derivata da quel petrarchismo che ha trovato tanto riscontro nella modernità fino a giungere alla canzone d'eccellenza (vedi la menzione speciale al merito del componimento "T'affido" al concorso Scuola Autori di Mogol).
Confesso, e l'ho già espresso altre volte, che non è facile parlare di un esordiente perché è ovvio che si aspetti complimenti e incoraggiamenti, non certo critiche, e il rischio è quello di alimentare in un caso vanagloria oppure, nell'altro, tormento.
Non spetta a me incoronare poeti, questo è certo, ma ritengo doveroso essere onesta, prima di tutto, verso me stessa come lettrice (non sono un critico) e poi verso coloro che sono lettori attenti alla poesia, per questo consiglierei un paio di cose al giovane Mattia: innanzitutto di stornare un po' di termini aulici, talvolta roboanti e in secondo luogo di rivedere la presentazione un po' troppo autoreferenziale, non me ne voglia, è il figlio che tutti vorrebbero, ma sottolineare i successi, le lodi, una malcelata modestia rende un po' difficoltoso l'entrare in empatia col suo apparente compiaciuto entusiasmo.
In conclusione, ritengo la silloge un buon lavoro, premessa di un futuro in campo letterario, per questo porgo i miei auguri a Mattia con i versi di Walt Whitman che scriveva: "...la domanda, ahimè, la domanda così triste che ricorre - Che cosa c'è di buono in tutto questo, ahimè, ah vita? Risposta: Che tu sei qui - che esiste la vita e l'individuo, che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuirvi con un tuo verso."
(Luisa Debenedetti)
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